Il Lecce di Corvino ha 60 milioni di buone ragioni per dire che ha già vinto

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Il danese allo United per 35 milioni, sul montenegrino s’è fiondata l’Atalanta per farne l’erede di Retegui. Altri 25 milioni in cassa. Plusvalenza enorme per i salentini: mezzo miracolo gestionale

Sessanta milioni sul tavolo in due mosse, per un club che ogni anno parte con l’imperativo della salvezza: se non è un miracolo sportivo, poco ci manca. Prima la cessione di Patrick Dorgu per circa 35 milioni, poi quella di Nikola Krstovic – nell’ordine dei 25 milioni – consolidano il paradosso virtuoso del Lecce: fare calcio d’élite con conti in ordine, scovando prima e vendendo meglio. La prima è già agli atti, la seconda è in chiusura: insieme fanno circa 60 milioni. Un’enormità.

Pantaleo Corvino, metodo e manifesto

“Pianifichiamo tenendo conto che lo facciamo in autofinanziamento, in sostenibilità e senza debiti. Tutto ciò facendo risultati”. Parla Pantaleo Corvino, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. È un manifesto identitario che spiega perché Lecce riesca a reggersi da solo mentre intorno molti arrancano.

“A differenza dei miei colleghi ho una vocazione per il settore giovanile. La differenza è sapere: per la prima squadra servono qualità conclamate, nel settore giovanile si lavora sulle potenzialità. Intravedere è più difficile di vedere. Lo feci con Miccoli, Bojinov, Vucinic. La qualità non ha età e lo dimostro coi fatti: Camarda è un ragazzo che gli puoi dare 22-23 anni”.

Corvino non parla solo di principi: li applica. Il suo curriculum è una teoria di colpi a basso costo trasformati in grandi capital gains, dal primo Vucinic all’ultimo Dorgu, passando per Bojinov, Felipe Melo, Jovetic e Vlahovic. “Queste plusvalenze vanno alla società e non ai direttori”. È la logica di chi sa intravedere prima degli altri e portare a casa il treno giusto.

Le plusvalenze più importanti di Corvino

La carriera di Corvino è costellata di importanti affari in uscita che, a fronte di spese minime, si sono trasformati in grandi, talvolta enormi, plusvalenza:

  • Mirko Vucinic. Arriva sedicenne dal Sutjeska nel 1999 per 800 milioni di lire; diventa simbolo del Lecce e viene ceduto alla Roma nel 2006 per circa 19 milioni. Plusvalenza enorme per l’epoca.
  • Valeri Bojinov. Portato a Lecce a 14 anni per meno di 15 mila euro; debutta in A il 27 gennaio 2002 (15 anni e 11 mesi); passa alla Fiorentina a gennaio 2005 per 15 milioni. Case history da manuale su “scovare–valorizzare–rivendere”.
  • Stevan Jovetic. Alla Fiorentina per 8 milioni (altre ricostruzioni parlano di “cifra vicina ai 6”), rivenduto al Manchester City per 29 milioni. La forbice d’acquisto varia a seconda delle fonti, la plusvalenza è comunque sostanziosa.
  • Felipe Melo. Pagato 7 milioni dall’Almería, ceduto un anno dopo alla Juventus per 26 milioni. Un ribaltone che racconta quanto velocemente Corvino sappia rivalutare un asset.
  • Dusan Vlahovic. 2,5 milioni all’acquisto e cessione a circa 83. Una plusvalenza monstre “Il mio orgoglio? Vlahovic pagato a 17 anni 1 milione di euro e venduto per 80 milioni. Una bella plusvalenze, che vanno alla società e non ai direttori. Queste entrate fanno tirare il fiato”, ha commentato Corvino alla Gazzetta
  • Patrick Dorgu. Prelevato dal Nordsjaelland per circa 200 mila euro, valorizzato fino alla cessione intorno ai 35 milioni. È l’archetipo della “corvinata” moderna applicata al Lecce di oggi.
  • Nikola Krstovic. In ingresso 3,9 milioni, in uscita intorno ai 25 (con stime che arrivano alla trentina nelle proiezioni di mercato): altra operazione da laboratorio, con sostituzione già pianificata.

E l’elenco potrebbe continuare con Nastasic, Savic, Milenkovic, Hjulmand, Pongracic, Gendrey, ma il pattern resta identico: costo contenuto, contesto ideale, rivendita al picco. E, per citare ancora le parole di Corvino “Una persona che spesso mi accompagnava in Serbia. Mi disse: ‘Il sindaco di Belgrado vuole farsi promotore per darti la cittadinanza’. Jovetic, Vlahovic, Nastasic, Milenkovic, Savic… sconosciuti che hanno arricchito il loro paese”.

Fonte: Getty

Sempre lui, Pantaleo Corvino: s’è confermato mago della plusvalenza anche a Lecce

Perché 60 milioni “pesano” così tanto a Lecce

Il combinato disposto Dorgu (~35) + Krstovic (~25) significa ossigeno per una società che rivendica con fierezza l’autofinanziamento. Non è solo un tema di plusvalenza: è capacità di rigenerazione. In termini sportivi, però, equivale a togliere due “pezzi” importanti a una rosa che lotta per salvarsi: servono sostituzione mirata e tempo. Qui entrano in gioco la programmazione e la scelta dell’allenatore.

Il Lecce che nasce: 4-3-3, principi chiari e alternative pratiche

Il 4-3-3 è la base: identità propositiva, catene esterne vive, mezzali di corsa e un centravanti che “tiene” le uscite della squadra. Le ricognizioni estive indicano Di Francesco come tecnico ideale per ri-accendere gli esterni e valorizzare profili giovani.

Undici tipo (oggi): Falcone; Veiga, Gaspar, Tiago Gabriel, Gallo; Coulibaly, Pierret, Berisha; Pierotti, Camarda, Sottil.

Con Banda rilanciato come primo cambio di fascia e l’innesto Tete Morente a giocarsi minuti da jolly.

Alternative e rotazioni: sulla destra si monitora la crescita di Kouassi; al centro la coppia Gaspar–Gabriel è la nuova spina dorsale dopo l’addio di Baschirotto; in mezzo Helgason e Ramadani restano opzioni utili per cambiare ritmo; davanti Camarda è la pista ponte che consente al club di non forzare subito l’acquisto del “nuovo Krstovic”.

Target e idee: a sinistra è stato valutato Tuur Rommens; tra i centrali era circolato il nome di Martin Erlic; in avanti profili come Willem Geubbels e Kevin Carlos sono stati scandagliati. Sono piste coerenti con il budget e con l’idea di puntare su potenzialità da completare in Serie A.

Con Krstovic in partenza, Camarda diventa il cuscinetto tecnico: ti consente di non comprare “per forza” il 9, ma di scegliere il profilo giusto (fisico e profondità, oppure più associativo) nel momento giusto. Di Francesco chiede ali verticali — Banda da riaccendere — e un terzo che possa alternarsi fra Tete Morente e Sottil a seconda degli avversari. Il filo rosso è sempre lo stesso: transizioni corte, velocità nelle prime due conduzioni, riaggressione immediata.

Il punto di gravità resta Coulibaly: schermo davanti alla linea, recupero e prima verticalizzazione; Pierret e Berisha alternano corsa e rifinitura, con Helgason pronto a cambiare la geometria (più interno–trequarti). Dietro, Falcone è garanzia; la nuova coppia Gaspar–Tiago Gabriel va oliata rapidamente; Veiga (a destra) e Gallo (a sinistra) danno spinta con back–up di prospettiva (Kouassi) e titolarità confermata sulla corsia mancina “a meno di offerte congrue”.

Quali sono le ambizioni del Lecce

Il Lecce non vende sogni, compra tempo. Con 60 milioni generati da Dorgu e Krstovic, la società può rinforzare due/tre slot chiave senza snaturarsi: un 9 pronto, un esterno con numeri a doppia cifra “potenziale”, un centrale esperto per fare da tutor alla nuova coppia. La tenuta del progetto poggia sul metodo Corvino, e questo Lecce ha dimostrato di saperlo fare meglio di molti.

La rotta, del resto, è stata fissata a una manciata di giorni dal via: cambiare timoniere (fuori Giampaolo, dentro Di Francesco) non è stato un atto conservativo, ma la prosecuzione del principio fondante — un’idea prima dei nomi. “Gennaio è meno pianificabile; l’estate è quando si raccolgono le idee seminate”, racconta Corvino. Ora si tratta di farle crescere.

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