Il Bologna batte il Milan con Ndoye e vince la Coppa Italia

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Basta un gol del numero 11 di Italiano per regalare ai rossoblù la terza Coppa Italia della loro storia e la qualificazione all’Europa League

Luca Bianchin

Giornalista

Bologna, guarda che belle sono le serate di maggio, quando ti senti il padrone del mondo, o anche solo il più forte d’Italia. Il Bologna di Saputo, di Sartori, di Italiano vince la Coppa Italia battendo 1-0 il Milan con gol di Dan Ndoye e non succedeva da 51 anni, da una sera del 1974 che i bolognesi hanno raccontato sotto i portici da bambini, da adulti, ora da nonni. A Roma sono venuti tutti, come se sapessero, seduti vicino al milanista Sinner o più in là, in curva. Robi Baggio con la sua aura e i 29.303 “animali” di Italiano, che hanno cantato dalle sette e mezza, quando i milanisti erano ancora fuori dallo stadio a sbirciare il tennis. Syu Fuka, un tifoso che vive in Giappone e per vedere il Bologna dal vivo si è fatto licenziare. Giacomino Bulgarelli e Sinisa Mihajlovic, che dalle nuvole si sono gustati tutto in visione panoramica. E poi Beppe Signori, Gianni Morandi, Cesare Cremonini, Luca di Montezemolo, anche Luca Carboni che ha una playlist che sembra preparata per questa serata: “Inno nazionale”, “La mia città”, “Una grande festa”, “L’amore che cos’è”. E che cos’è l’amore, se non fare festa insieme, volersi bene, festeggiare sapendo che un giorno così te lo ricorderai anche nel 2074?

il gol di ndoye

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Il gol va raccontato subito. Siamo all’8’ del secondo tempo e il Bologna sta manovrando come cento altre volte, quando a Freuler viene l’idea di cercare Santiago Castro in verticale. Il 9 bianco è in gioco per pochi centimetri – diciamo 10? – e il Milan sbilanciato. Theo Hernandez devia e finisce per liberare Ndoye, che ha la porta aperta ma decide di aspettare, rientrare e aspettare ancora un po’. Quando è a centro area e vede che ha la porta aperta, capisce che quello è il momento, allora calcia forte vicino al palo, dove Maignan non può arrivare.

milan senza reazione

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Il Milan, da lì, non si è realmente mai rialzato e non ha avuto nulla dai suoi migliori giocatori, da Reijnders spento, da Pulisic sostituito. Ha chiuso così, triste e deluso, una stagione-lezione, in cui tutto quello che non va in società e sul campo si è mostrato chiaro. A Furlani, Cardinale, Ibra, chissà in quale ordine e priorità, prendere provvedimenti.

la partita

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Che partita è stata? Strana. Se avevate altro da fare (di mercoledì sera?), sappiate che il Bologna ha aggredito alto dal minuto 1, come da idee innate di Italiano, che a sorpresa ha fatto cominciare Castro, non Dallinga. Il Milan si è abbassato e ha tentato di ripartire con Theo, con Reijnders, soprattutto con Leao. Per le emozioni, si comincia forte. In 10 minuti, tre occasioni da gol. Leao al 4’ scappa a Lucumi e crossa basso, ma Jimenez devia alto. Il meglio tra il minuto 8 e il minuto 10, con una paratona a testa. Prima Miranda su punizione trova Castro per la girata di testa: Maignan è molto reattivo e devia verso Fabbian, che non trova la porta. Poi un cross di Jimenez carambola su Beukema, che quasi fa autogol: Skorupski para e si ripete due secondi dopo su Jovic, che da due metri gli tira addosso. Le azioni sono speculari e così è il resto del primo tempo. Il Milan attacca soprattutto a sinistra con Leao, il Bologna solo a destra, perché Rafa a volte senza palla fa obiezione di coscienza e così il pallone – da Beukema a Orsolini via Holm – esce sempre pulito. Da segnalare soprattutto due brividi e una polemica. I brividi sono un tiro pericoloso di Leao, arrivato però in leggero fuorigioco, e un cross di Miranda con chiusura salvifica di Pavlovic. La polemica per una gomitata di Beukema a Gabbia nell’area di Maignan, non vista da Mariani e giudicata non interessante dal Var. Il Milan si lamenta e fa notare che l’olandese carica il colpo. Materiale da moviola.

ndoye, poi il vuoto

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Conceiçao e Italiano riprendono da dove avevano lasciato, senza cambi, anche se Jovic e Castro sono stati due fantasmi col 9. Sì, ma a questo mondo si può vivere anche senza centravanti e infatti il Bologna otto minuti dopo l’intervallo passa con Ndoye, che nella vita fa l’esterno. Conceiçao aspetta ancora una decina di minuti, poi fa la rivoluzione: dentro Walker, Joao Felix e Gimenez, fuori Tomori, Jimenez e Jovic. Significa che si passa al 4-2-3-1, come quando era gennaio e si vinceva la Supercoppa. Italiano allora prende la scacchiera e cambia di conseguenza: aggiunge Casale, che sarebbe un centrale di difesa, e toglie Orsolini per passare alla difesa a tre. Si noterà che qui si parla di tattica, non di azioni, perché il Milan non riesce a scardinare una partita che non mantiene mai le sue promesse di emozioni, mentre al Bologna va benissimo così. Conceiçao è nervosissimo ma aspetta gli ultimi tre minuti per mandare in campo Chukwueze e soprattutto Abraham, che francamente avrebbe meritato di più. Non è stato lui a Riad ad aiutare a ribaltare l’Inter? Il finale è come la partita: intenso ma senza pericoli, contrario alla logica di due squadre che nella vita rischiano, concedono e creano tanto. Cremonini in tribuna ha una faccia da “adesso svengo” ma non serve, il Milan non c’è più e nel recupero l’unico a calciare in porta è Odgaard. Quando Mariani fischia, Cremonini sorride, Italiano alza le braccia in gesto liberatorio e tutti vanno – e dove sennò – sotto una curva fantastica. Questa è la sera in cui Italiano finalmente vince una finale di Coppa, è la sera in cui Conceiçao probabilmente saluta il Milan e come lui chissà chi altro. E’ la sera del Bologna e se la goda: se l’è meritata tutta.



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