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Ibrahimovic prima di Milan-Liverpool: così non parla un dirigente

September 19, 2024 | by allcalcio.it

Ibrahimovic prima di Milan-Liverpool: così non parla un dirigente


diArianna Ravelli

Zlatan Ibrahimovic deve uscire dal personaggio e calarsi nel ruolo, il Milan deve potenziare il gruppo dirigente. E in panchina serve un nome forte che faccia da scudo e raccolga il consenso

Zlatan Ibrahimovic è senza dubbio una persona intelligente e con ogni probabilità ha già capito da solo di avere sbagliato: lo farebbe anche presumere l’aver aggiunto, ai microfoni di Amazon Prime Uk, uno «scherzavo» alle improvvide dichiarazioni del pre Milan-Liverpool riservate ai microfoni italiani. Ma non basta certo precisare che i leoni con i relativi gattini e i padre eterni (o i boss) nominati ogni due per tre facciano parte di un repertorio consolidato di battute del personaggio Ibra per risolvere il problema. Il problema è che il personaggio Ibra va bene per il palco di Sanremo (e ci ha divertito molto), non altrettanto per fare il dirigente del Milan: non sono adeguati i toni, i modi, e nemmeno i concetti. Non vado a un matrimonio con lo stesso vestito che uso per andare in spiaggia o per uscire con gli amici. Non è questione di forma, è questione di sostanza: si emancipi dal personaggio, cresca come persona.

Tra le cose di sostanza, non c’è neanche tanto l’essere stato assente (impegni personali pregressi, non vacanza) negli ultimi giorni: il tema piuttosto è come si intende interpretare il ruolo di consigliere di RedBird e di Gerry Cardinale, primo rappresentante della proprietà a Casa Milan




















































È il momento di parlare poco pubblicamente (e nel caso certo senza fare i bulli quando la squadra viene scherzata sul campo) e molto ai giocatori, soprattutto a quelli che sembravano avere poca voglia di restare già in estate (un nome per tutti: Theo), che non hanno portato un’offerta per farsi vendere e che ora non sembrano in grado di trascinare la squadra fuori dalle secche. Ma soprattutto bisogna parlare in seno alla società, dove peraltro doveva essere ben chiaro dall’estate che un allenatore come Fonseca avrebbe potuto incontrare delle difficoltà all’inizio del suo percorso e avrebbe avuto bisogno del doppio del sostegno, visto quanto era osteggiato dall’ambiente. 

C’è al Milan la struttura adeguata per farlo, Ibra a parte? L’impressione è che anche nell’organigramma qualche casella vada riempita e in questa direzione andava la voce (poi tramontata) di Damien Comolli del Tolosa che forse non era la risposta giusta, ma di sicuro era giusta la domanda. L’esigenza c’era e c’è. Certo, l’inizio horror del Milan di Fonseca (a proposito: scelta condivisa, Ibra compreso, ora non serve cercare di scaricare le colpe) è persino peggio delle aspettative: ora per svoltare c’è solo un modo. Derogare ai propri principi (in linea teorica anche validi), che in estate hanno portato a scegliere un allenatore giovane, di seconda fascia, preparato, che abbia fame di imparare, e affidarsi a un nome di peso che possa assieme fare scudo e convogliare un po’ di consenso. Ci sono momenti e momenti, quelli per ricreare dalle fondamenta e quelli per metterci una pezza. Prima che venga giù tutto.

18 settembre 2024



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