Gli echi del nuovo capitolo della saga di Horner
continuano a rimbombare nel paddock del Bahrain alla vigilia del primo Gp della stagione.
Horner, la moglie Geri Halliwell pensa al divorzio. Chi c’è dietro la email anonima- Corriere.it
March 2, 2024 | by allcalcio.it
I giornali inglesi scrivono che l’ex Spice Girls, moglie di Christian Horner, sia «umiliata a sconvolta». L’attacco al team principal della Red Bull viene per forza da dentro il team: ecco chi sta con chi e i nemici nel paddock
L’avvio del Mondiale di F1 è stato offuscato dal regolamento di conti contro il capo della Red Bull. Chi ha lanciato l’attacco di giovedì, con l’invio di una mail e il link a un hard disk virtuale contenente le presunte chat fra Horner e la dipendente che lo aveva segnalato per «comportamento improprio», era ben organizzato e ha colpito per produrre il massimo del danno, sul piano personale e sportivo. Horner, 50 anni, oltre ad essere il team principal più longevo in attività (è in carica dal 2005), e fra i più vincenti, è un personaggio notissimo in Inghilterra, ed è stato insignito da onorificenze reali per i suoi meriti (Commander of British Empire).
Horner e la moglie Geri Halliwell
Chi lo vuole fuori dalla Red Bull
, e a questo punto dalla F1, ha già ottenuto un primo risultato: i tabloid britannici mettono in primo piano la presunta crisi di coppia con la moglie Geri Halliwell parlando di «matrimonio in crisi per la prima volta». Riportando dichiarazioni di amici descrivono l’ex Spice Girls «come umiliata e sconvolta» dalle rivelazioni fatte filtrare dalla talpa. Lei comunque lo ha raggiunto in Bahrain per la prima gara, e vedremo quali saranno le evoluzioni, per ora è in hotel. Il materiale, la cui autenticità va verificata — le conversazioni potrebbero essere state tagliate o manipolate — è ora nelle mani di delle alte sfere della Formula 1 e della Fia. Fra i destinatari del messaggio infatti c’erano anche Stefano Domenicali, il presidente di Liberty Media Greg Maffei, e il numero uno della Fia Mohammed Ben Sulayem. Per ora tutti prendono tempo ma è in programma una riunione fra Domenicali, Ben Sulayem e gli altri responsabili dei team per discutere del caso, mentre la caccia alla talpa è partita – perché è un reato diffondere informazioni riservate e anche ripubblicarle, non a caso i legali di Horner hanno inviato diffide a chiunque le abbia ricevute — ma difficilmente porterà da qualche parte.
Chi ha diffuso l’email anonima?
Una cosa è certa: chi ha messo in moto la macchina del fango conosceva bene i meccanismi della Formula 1, quindi l’attacco viene da dentro: se è relativamente facile, anche per chi non è dell’ambiente, ottenere per deduzione gli indirizzi mail dei responsabili delle scuderie o dei vertici di F1 e Fia, è invece molto più complicato ottenere il database dei giornalisti «permanent», quelli con il pass valido per tutte le gare, un centinaio di persone nel mondo. Per averlo bisogna conoscere procedure o almeno essere in contatto con chi queste informazioni le maneggia. Non solo: l’invio non è stato a pioggia, ma attraverso il Google Drive chi ha spedito aveva la possibilità di verificare chi aprisse o no i file.
Il ruolo degli sponsor
Il secondo bersaglio dell’attacco a Horner si concentra sugli sponsor: distruggendo la reputazione del team principal c’è la volontà di spingere grandi compagnie a ritirare gli accordi commerciali con la Red Bull. Quale potrebbe essere, per esempio la reazione della Ford – partner sui motori 2026 — il cui amministratore delegato, Jim Farley, aveva scritto una lettera riservata (anche quella è filtrata, negli ambienti finanziari Usa) per esigere «chiarezza e trasparenza» sull’inchiesta? Horner ha continuato a negare ogni accusa («Non commento speculazioni anonime»), giovedì prima che scoppiasse il caso si era fatto vedere insieme a Helmut Marko, a Max Verstappen e al suo manager, per trasmettere un’immagine rassicurante.«La squadra non è mai stata così forte e così unita».
Quando in realtà i suoi nemici interni tramano da tempo contro di lui, che resiste grazie all’appoggio degli azionisti di maggioranza, la famiglia thailandese Yoovidhya, che detiene il 51% delle quote e del potere decisionale. Dall’altra parte gli austriaci con il 49% in mano a Mark Mateschitz, erede del co-fondatore della Red Bull, che ha scelto l’ex ad del Lipsia calcio, Oliver Mintzlaff, per gestire le attività sportive. E ha rinnovato la fiducia anche a Helmut Marko. Si parla di profondi dissidi fra Jos Verstappen (il papà di Max, anche lui era nella mailing list della talpa) e Horner per questioni che non riguardano la pista. Oltre al fronte interno, ci sono i rivali che hanno aumentato la pressione sull’avversario traballante.
Horner, i nemici nel paddock
Toto Wolff dopo l’indagine aveva definito il verdetto «basico, vago e opaco
». «Non quello che serve alla F1 per fare chiarezza» Fra il capo della Mercedes e Horner i rapporti sono sempre stati tesissimi. Poi c’è Zak Brown della McLaren che non ha mai digerito il caso del budget sforato nel 2021, pretendeva punizioni esemplari per la Red Bull e invece dalla Fia sono arrivate carezze. Giovedì alla conferenza dei team principal aveva tuonato sul presunto sex-gate: «Per il bene dello sport e per tutti i tifosi la Fia e la F1 hanno il dovere di fare chiarezza sull’inchiesta per assicurarsi che sia stata condotta in maniera trasparente». Parole come frecce, nemici ovunque. Horner assediato, prova a resistere. Come gli ha insegnato il suo maestro, Bernie Ecclestone.
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1 marzo 2024 (modifica il 1 marzo 2024 | 16:04)
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