L’austriaco avrebbe potuto salutare il pubblico interista all’ultima a San Siro con un gol pesantissimo che avrebbe messo il titolo nelle mani di Inzaghi. Invece è crollato da solo
L’ultimo ballo a San Siro si chiude con una fragorosa caduta davanti a tutti. Di quelle che quasi mettono imbarazzo a rivederle o a sentirne parlare. Se qualcuno avesse avuto qualche dubbio su un’eventuale permanenza a Milano di Marko Arnautovic, eccoli azzerati. Un addio che lascia l’amaro in bocca, perché l’attaccante nerazzurro la sua occasione di salutare alla grande contro la Lazio l’ha avuta eccome: anzi, due. In dieci minuti scarsi. La più clamorosa subito, appena pochi secondi dopo il suo ingresso in campo. In un finale parecchio convulso, dopo aver incassato al 90′ il 2-2 di Pedro, dalla “tribunetta degli espulsi” Inzaghi decide – altro non può fare – di buttare tutti dentro per i complessivi 10′ di recupero che valgono una stagione e uno scudetto. Zalewski, Zielinski, Arnautovic in, Bastoni, Calhanoglu e Mkhitaryan out. C’è bisogno di spinta, di freschezza, di tecnica. Di un guizzo per tornare avanti in una sfida che davvero pesa come tre quarti di titolo. Scelta azzeccata, quella di creare fondamentalmente caos: Zalewski spinge in corsia ed è pericoloso, da Zielinski ci si può sempre aspettare qualcosa di buono, Arnautovic nelle settimane passate aveva rappresentato la miglior alternativa alla ThuLa. E invece, questa volta il finale è stato drammatico.
a terra
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Minuto numero 93: Dumfries manda dentro l’area della Lazio un pallone preciso per la testa del falso 9 Acerbi, la sponda del centrale verso Arnautovic è perfetta, l’austriaco si libera di Romagnoli (un contatto che probabilmente sarebbe stato rivisto al monitor, ma non sanzionato subito da Chiffi e chissà poi cosa sarebbe successo) e si ritrova tra i piedi il match-point scudetto. Lì, solo davanti a Mandas, mentre il Napoli sta pareggiando 0-0 al Tardini contro il Parma. Con una spintarella a quel pallone verso la porta, l’Inter si prenderebbe la testa della classifica a +1 invece di restare in coda a Conte a -1. Ma il risultato è un mix tra imbarazzo e delusione totale: Arnautovic manca clamorosamente l’impatto con il pallone, incespica, nemmeno calcia e finisce pancia a terra. Mentre San Siro si stava alzando in piedi per festeggiare il gol-scudetto. Ma non è finita qui, perché all’ultimo secondo della partita piove un’altra occasione: Correa si infila nell’area biancoceleste e va in mezzo, Carlos Augusto tocca col mancino verso la porta di Mandas che è in caduta ma si inserisce… Arnautovic, in fuorigioco di metri. Che spinge in porta di testa, ma cancella così anche l’eventualità di una respinta corta, di una ribattuta, di un’ultima chance. Un disastro completo.
uomo scudetto
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Scrivere che gli errori di Arnautovic hanno condannato l’Inter a dire addio allo scudetto sarebbe certamente ingeneroso, ma il loro suo peso (e pure importante) lo hanno avuto eccome. E non è la prima volta, considerando quanto determinanti fossero stati i gol sbagliati lo scorso anno agli ottavi di Champions League nella gara d’andata contro l’Atletico Madrid poi ribaltata dagli spagnoli al ritorno. Un 1-0 che avrebbe potuto diventare un risultato ben più rassicurante. Sotto porta, Arnautovic ha perso ormai da tempo quel killer instinct che pochi anni fa lo rese principe di Bologna. Non è un mistero che l’austriaco avesse avuto un ruolo determinante nella corsa allo scudetto della stagione 2021-22, con l’Inter che impegnata al Dall’Ara finì sotto proprio a causa di un gol di Marko e dell’errore ormai cult di Radu. L’arbitro dello scudetto, a tre anni di distanza, è ancora una volta Arnautovic. Ma questa volta in negativo: avrebbe potuto dire addio a San Siro da eroe, lo farà da delusione.
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