È il terzo giocatore nella storia del Milan a segnare nelle prime due partite in Serie A con la maglia rossonera: “Una sensazione bellissima, sto vivendo un sogno. Io sto pronto perché può sempre succedere qualcosa”
Ci sono tre uomini seduti a un tavolo in un club esclusivo: Andriy Shevchenko, Christian Pulisic e Santiago Gimenez. Gli altri, chiusi fuori. Gimenez – il Bebote, se volete stare con i soprannomi – è il terzo giocatore nella storia del Milan a segnare nelle prime due partite in Serie A con la maglia rossonera nell’era dei tre punti. Viste compagnie peggiori. Gimenez, quando lo ha scoperto a fine partita, ha scelto il commento saggio: “Credo che la carriera di un giocatore sia una maratona”. Ai milanisti però tanto basta per passare un buon sabato sera.
gimenez, il gol e il movimento
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Il Milan ha un centravanti e non è poco. Guardate l’azione del gol. Il finale è banale: tap-in a porta vuota. Quello che succede prima, meno. Gimenez attacca spalle alla porta al limite dell’area, ha Coppola dietro di lui ma si gira e si libera dalla marcatura. Quattro secondi dopo, complice un Valentini osservante, è solo a centro area. E farsi trovare, per un centravanti, è la prima regola. “Una sensazione bellissima, sto vivendo un sogno – ha detto Gimenez alla fine -. L’allenatore e i giocatori mi danno fiducia e io ne approfitto. C’è stato un grande lavoro di squadra, qui c’è molta qualità e io sto pronto sempre perché può sempre succedere qualcosa”. Quando giocano Leao e Jimenez, è un po’ più probabile.
complimenti di ibra
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Ibrahimovic alla fine ha espresso più o meno lo stesso concetto: “A Santiago piace fare i gol e in questa squadra i palloni arrivano, devi solo farti trovare pronto”. Mah, vero in teoria, meno in pratica. Santi a Rotterdam non ha avuto occasioni, qui a San Siro due… e sulla prima era nettamente in fuorigioco. Anche quella giocata, però, lascia qualcosa: è un altro movimento da centravanti. Gimenez scatta sulla linea e, quando Thiaw gli fa arrivare il pallone giusto, lo difende col corpo e incrocia col mancino. Semplice ma… fatto bene. Non era scontato. “All’allenatore piace come attacco lo spazio – ha detto Gimenez, non per caso – e i compagni cercano di trovarmi sui tagli. Io e Joao Felix ci intendiamo bene in campo, io gli ho già fatto un assist, ora tocca a lui”.
dedica a dio
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Ci si può girare intorno finché si vuole, ma tutti in questa storia aspettano martedì: Milan-Feyenoord, Gimenez da ex a San Siro con un gol da recuperare. E’ un mondo che va di fretta: alla prima di Champions in casa, il numero 7 ha già la pressione sulle spalle e l’aria di chi non si preoccupa di quello che gli succede intorno. Contro il Verona ha preso almeno un paio di calci da vecchio pallone e ha continuato come se niente fosse. Per l’ultimo pensiero, invece, bisogna guardare il cielo. Santiago in campo, dopo l’1-0, ha pregato: “Dopo il gol mi sono fermato a pregare – ha detto -. Quando segno, do sempre tutta la gloria a Dio che mi accompagna”. E’ il paradosso del centravanti: carità e perdono, ma non per i portieri.
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