Dal campo alla panchina: “Pozzo mi cacciò, ma avevo delle colpe. Totò era inimitabile, tutto gli veniva naturale. In rossonero vinsi lo scudetto, anni dopo mi volle Rivera”
Manifatture Giovanni Giacomini. L’insegna è una delle icone di piazza San Giacomo, il cuore di Udine, Non è mai scomparsa. Anche se la sartoria di famiglia non c’è più. Ma qui, dove tutti coloro che capitano a Udine fanno un passaggio, abita ancora Massimo Giacomini, che ha fatto calcio. Una carriera da mediano, “quelli con il numero 4”, e un post da allenatore con qualche bella soddisfazione come la panchina del Milan, quella del Napoli, del Torino. E Udinese. La sua vita. “Papà è morto a 67 anni, ha mandato avanti la sua creatura fino ai primi anni Duemila. Al terzo piano c’era il sarto. Ora ci abito io con mia moglie che ho incontrato quando giocavo al Genoa” racconta lui al tavolo di Grosmi, il caffè degli udinesi dove tutti salutano quest’uomo elegante, in giacca e cravatta che la mattina ama fare la spesa in centro. Il calcio non lo ha mai abbandonato e ogni lunedì è ospite del programma di Telefriuli Bianconero XXL. Calcio e cultura lo rendono piacevole e mai banale: “Feci lo Stellini, il liceo classico di Udine. Mi iscrissi a Legge, ma col calcio non riuscivo a tenere il ritmo. Io avrei voluto insegnare”.