Nel 1986 lo svedese Ekström arrivò come una comparsa, nel campionato di Maradona, Platini, Rummenigge, Boniek, Passarella, Junior e Cerezo. Con 3 gol fu capocannoniere dei suoi
In un tempo non tanto lontano sbarcavano in Serie A giocatori con curriculum di poche righe, riferibili a campionati che – in quel mondo non ancora global – apparivano esotici, poiché di immagini televisive ce n’erano pochissime e dei loro pregi poco o nulla si sapeva. Non erano campioni, ma divennero idoli di provincia. Ricambiarono l’affetto che si riversava su di loro con sincera gratitudine nella quotidianità extracalcistica, ammirevole tenacia in campo e qualche gol capace di travalicare la cronaca per trovare residenza nella storia. Johnny Ekström oggi compie 60 anni. Ne aveva ventuno quando firmò per l’Empoli. Era il 1986 e il nostro campionato era – per davvero non per slogan rimasticato – il più bello del mondo. Lo era per un motivo persino banale: i migliori li avevamo noi. Tutti. Ai nastri di partenza di quella stagione c’erano Maradona e Platini, Rummenigge e Laudrup, Boniek e Passarella, Junior e Cerezo, Elkjaer Larsen e Briegel, Daniel Bertoni e Ramòn Diaz, Hateley e Wilkins, Dirceu e Barbadillo e così via. Se n’erano appena andati altrove Falcao e Zico, di lì a un anno sarebbero arrivati Gullit e Van Basten.