Formigli: “Il cuore dice Baggio, mi delizia Yamal”

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Il conduttore di La7 è un grande tifoso della Fiorentina: “Batistuta che centravanti, ma mi piaceva anche Bertoni: era pigro, ma che fantasia”

Francesco Velluzzi

Giornalista

L’essere nato a Napoli gli fa regalare un secondo posto affettivo per la squadra che comincerà il campionato con lo scudetto sul petto. Ma il cuore di Corrado Formigli, uno dei più apprezzati conduttori di talk in Italia, batte solo per la Fiorentina. La sua città. “In cui ho tuttora la residenza”. Quartiere San Frediano, essenza di un luogo passionale che il giornalista di Piazza Pulita, in onda il giovedì su La7, vive da sempre. Così è diventato accanito sostenitore viola: “Mio padre Giorgio, mancato pochi mesi fa, era costruttore per questo abbiamo girato tanto. Ma liceo e università le ho fatte a Firenze. Mi portava allo stadio in tribuna. Avevamo l’abbonamento. Ero lì quando Giancarlo Antognoni fu travolto da Silvano Martina in uscita. Mi spaventai tanto. Papà lavorava per i Pontello che a un certo punto la Fiorentina se la comprarono. Per me questa era l’occasione di incontrare da vicino i campioni e conoscerli”. 

“Roberto Baggio. L’unico che i fiorentini non hanno fischiato nonostante sia andato alla Juventus. Nel mondo Maradona. Tutto tranne che perfetto, ma un generoso come pochi. Ora per fortuna mi delizia Yamal”. 

Che Fiorentina ha amato di più? 

“Quella di Gabriel Batistuta, il più grande centravanti che abbia visto giocare. Ma i ricordi mi portano anche a Daniel Bertoni, primo straniero dopo la riapertura delle frontiere. Stava sempre all’ombra per ricevere il pallone. Era pigrissimo, ma aveva estro e fantasia. Poi ho avuto una passione per i portieri, anche perché da piccolo, oltre a giocare tanto a rugby, ho fatto il portiere”. 

Oggi può dirsi soddisfatto della porta viola. 

“De Gea per me è il migliore della A. È incredibile quel che riesce a fare. Ancora uno dei più bravi al mondo”. 

Torniamo al suo lavoro, mai scritto di sport? 

Come i calciatori, ha vestito tante casacche, ma oggi è una bandiera de La7. Dal 2011. 

“Ho firmato un contratto fino al 2030 e quindi saranno 19 anni. Giusto Francesco Totti mi viene in mente… Ho cambiato, poi ho trovato il mio luogo ideale, dove c’è libertà e indipendenza”. 

Il miglior “allenatore” che ha avuto? 

“Sono cresciuto pensando a Giampaolo Pansa e Vittorio Zucconi. Ma se parliamo di ‘allenatore’ è stato Michele Santoro. Mi ha insegnato il montaggio e la costruzione dei pezzi, il più bravo a livello di artigianato televisivo”. 

Lei ospita i politici. Con Matteo Renzi, che è sfegatato tifoso viola, trovate dei punti di incontro? 

“Battibecchiamo dal 2006. Perché teniamo il punto sulle nostre posizioni. Ma da fiorentini, quando parliamo di calcio, riusciamo a smorzare e troviamo dei punti di contatto”. 

Essere protagonista in video le piace?

“Non sono un fanatico. Per me il ruolo di inviato è quello del giornalista in purezza. Ma gestendo un programma incidi nel dibattito e puoi lasciare una traccia”. 

Come vede la figura del calciatore di oggi? 

“Si è purtroppo allargato il fossato tra calciatori e tifosi. Sono diventati irraggiungibili. Ingessati nella comunicazione. Vivono in un altro mondo, con procuratori e persone attorno che impediscono loro di calarsi nella realtà. Non sfruttano l’enorme immagine che hanno per veicolare messaggi di impegno. Potrebbero dare un esempio ai giovani e invece difficile trovare uno che prenda posizione”. 

C’è qualcuno nello sport che lo fa? 

“Penso a Paola Egonu. Un’italiana meravigliosa. Fa politica con il suo corpo. Una grande atleta. Da piccolo la mia campionessa simbolo era Sara Simeoni col suo indimenticabile 2,01. Oggi è la Egonu”. 

Nella Fiorentina chi è il suo asso? 

“Facile dire Moise Kean che spero rinnovi presto il contratto. Mi piace non solo per quel che fa in campo, ma perché è stato sostanzialmente scartato dalla Juve e si è rifatto a Firenze. Ha avuto un passato non semplice e non ha un carattere facile. Ma tecnicamente e fisicamente è pauroso. Fa, come si dice, reparto da solo e senza di lui saremmo finiti”. 

Come le sembra la squadra? 

“Manca un centrocampista. Ho molta fiducia in Gudmundsson e Fagioli. Due uomini chiave per la stagione. Sono un fan di Mandragora e mi auguro che resti. Amo i generosi. Voglio capire Dzeko a 39 anni. Faccio fatica a capire il tridente con Gud e Kean, la vedo dura. E apprezzo molto Stefano Pioli. Mi piace come persona, pulita, che sa trattare. E ha vinto uno scudetto. A Firenze è amato”. 

Chi vince il campionato? 

“Ancora il Napoli. Mi piace immaginare un dialogo tra due persone forti come Antonio Conte e Aurelio de Laurentiis. Ma sono due vincenti”. 

“Si è messo di impegno per cercare di vincere qualcosa. Ci crede, vuol costruire continuità. A me brucia ancora la prima finale di Conference persa col West Ham. Italiano è bravo, ma lo maledii per quanto fu estremista”. 

È mai stato al Viola Park? 

“No. Non ho il tempo. Ma mi dicono che è stupendo”. 

Si occuperà mai di calcio nei suoi programmi? 

“Sarebbe bello analizzare la chiave finanziaria. Un’inchiesta su chi sono i nuovi padroni, i loro capitali, da dove arrivano i soldi”. 



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