A pochi mesi di distanza dalle operazioni che hanno coinvolto l’attaccante italiano e quello argentino, il loro rendimento è inversamente proporzionale al prezzo pagato
Destini incrociati e bilancio completamente opposto a distanza di pochi mesi. Le scelte estive su Moise Kean e Nico Gonzalez sorridono di fronte al rendimento dell’ex juventino e fanno storcere il naso sull’ex viola, pur essendo tra i principali riferimenti nella nuova squadra di Thiago Motta. Questione di livello, forse. O più semplicemente di aspettative. Fatto sta che un anno fa i due attaccanti vivevano una condizione totalmente invertita e il confronto numerico oggi è inversamente proporzionale agli investimenti fatti dai club in sede di mercato: Nico Gonzalez è stato preso per 33 milioni complessivi tra prestito e obbligo di riscatto; Kean, invece, per 15 milioni più 5 di bonus. Il primo ora vale la metà, il secondo almeno il doppio.
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Moise Kean l’anno scorso alla Juve ha vissuto probabilmente la sua peggiore stagione in assoluto, non solo perché si è conclusa con zero reti. L’attaccante avrebbe voluto lasciare Torino già nel mercato di riparazione perché non sentiva più la fiducia nei suoi confronti né tantomeno vedeva la possibilità di avere spazio nelle rotazioni del reparto. Fece pure i conti con qualche problema fisico e – alla fine dei conti – ha chiuso l’anno con 20 presenze e appena 654 minuti giocati. La svolta è arrivata l’estate scorsa col trasferimento alla Fiorentina: il classe 2000 fin qui è stato protagonista in 33 partite (per 2.619 minuti giocati) e si presenta alla gara da ex con la Juve dopo aver messo a segno 20 gol (e 3 assist).
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Kean ha sostanzialmente preso il posto di Nico Gonzalez, fra i trascinatori della Fiorentina nella passata stagione e – proprio per il suo contributo – scelto dalla Juve come riferimento per il nuovo ciclo bianconero. L’argentino ha dovuto gestire qualche problema fisico nei primi mesi della stagione (l’assenza è pesata nello sviluppo del progetto tecnico di Motta) ma al suo rientro è stato importante soprattutto per il lavoro svolto in fase di non possesso, oltre che per il carattere che ha trasmesso a una squadra giovane e piuttosto inesperta. I numeri personali segnano però una decrescita netta: la scorsa stagione ha firmato 16 gol (e 5 assist) in 44 presenze, quest’anno invece è fermo a 3 reti (e 4 assist) in 25 partite.
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