Feyenoord-Milan, Conceiçao dopo la partita

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Il tecnico rossonero: “Loro hanno vinto molti duelli offensivi e difensivi, e quando è così è difficile portare a casa i tre punti”

Per restare a galla nella Kuip – la “vasca” dove gioca il Feyenoord – occorre saper nuotare molto meglio di così. Il Milan è andato a fondo dopo quattro minuti e sott’acqua è rimasto per la maggior parte della sfida. Primo tempo regalato, come tante volte si è visto lungo la stagione ma, a differenza di altre partite, la reazione nella ripresa è stata decisamente esigua. Sergio Conceiçao, che voleva rimediare al disastro di Zagabria, ora deve maneggiarne un altro. Anche perché il secondo round di martedì prossimo a San Siro sarà una prova senza appello. In vigilia l’allenatore parlava dell’intenzione di “fare la partita” e di una “squadra in crescita”, ma gli auspici sono rimasti lettera morta. Un crollo che si porta via lustrini e paillettes dei Fab Four: i magnifici quattro non solo non hanno prodotto l’onda d’urto che era lecito attendersi, ma hanno mostrato difficoltà evidenti anche nel dialogo d’ordinaria amministrazione.

sfortuna

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“Siamo a metà, c’è ancora il ritorno – inizia l’analisi nel dopogara Conceiçao -. Sapevamo che avremmo trovato un ambiente difficile, loro sono molto aggressivi, hanno vinto molti duelli offensivi e difensivi, e quando è così è difficile portare a casa la vittoria. Abbiamo avuto occasioni per uscire almeno con un pareggio, ma non siamo stati efficaci. Sul gol preso c’è stata un po’ di sfortuna, però in generale ci è mancata aggressività. I giocatori devono vedere e capire in cosa migliorare perché il tempo è poco. Io a livello emotivo sono sempre molto motivato, la qualità dei giocatori non è solo tecnica, servono anche altre caratteristiche. Servono costanza, continuità, voglia, atteggiamento e aggressività offensiva. E’ tutto collegato, a livello motivazionale dobbiamo sempre essere al top. Se rifarei la scelta delle quattro punte? Siamo tutti bravissimi a commentare dopo, ma prima della partita ho pensato a quello. Capisco la curiosità, ma abbiamo giocato in undici, poi chiaramente sono io a dover trovare gli equilibri”.

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