L’ex allenatore: “Andarci vicino conta solo a bocce… le finali perse ti formano, ma l’Inter in campionato forse si è un po’ sopravvalutata, non ha avuto rabbia agonistica. Ora è giusto ripartire da Chivu e Pio Esposito”
Se vivi a Roma cinque anni i detti dialettali ti entrano dentro e quindi li capisci, li usi, ci scherzi su. Per questo Fabio Capello, friulano doc, uno che in carriera ha vinto tutto, condividerà il senso di una frase in dialetto tutta romana così assimilabile all’Inter versione 2024-25: “Andarci vicino conta solo a bocce”. Un’ironia sottile per smorzare un poker di delusioni. I nerazzurri hanno chiuso l’annata senza trofei: secondi in campionato dietro il Napoli, out in semifinale di Coppa Italia nel derby contro il Milan e due finali perse, Supercoppa Italiana e Champions League. La batosta contro il Psg con cinque gol incassati a Monaco di Baviera. Hercules da Jaicós, Brasile, ha calato la mannaia sul sogno di arrivare in fondo anche al Mondiale per club, dove Chivu è uscito agli ottavi di finale contro il Fluminense. Il presidente nerazzurro Beppe Marotta ha fatto leva sul senso di aver lottato comunque per tutti gli obiettivi da protagonisti: “Arrivare secondi non è un fallimento. Siamo l’Inter e dobbiamo pretendere il massimo, è vero, ma a volte ci sono avversari più bravi e più in forma di noi. Questa stagione resta positiva”.