A Roma è andato in scena un preambolo dell’assemblea dell’associazione delle squadre europee
“L’Eca sta facendo campagna acquisti”, sogghigna un dirigente italiano. Hotel Cavalieri, pomeriggio illuminato dal sole di Roma: alla vigilia della due giorni dell’assemblea annuale dell’associazione dei club europei, è già un viavai di addetti ai lavori. Il programma ufficiale comincia domani, ma oggi si è tenuta una riunione informale con tutti i club italiani che hanno accettato l’invito di Nasser Al Khelaifi. La Serie A, guidata dal presidente Ezio Simonelli e dall’a.d. Luigi De Siervo, era presente in gran numero, e c’erano anche alcune squadre di B, capitanate da Paolo Bedin. Ospite d’eccezione, il numero 1 della Figc (e primo vicepresidente Uefa) Gabriele Gravina, che giocava in casa.
scetticismo
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“Siamo una famiglia”, la frase ad effetto pronunciata da Al Khelaifi, presidente del Psg e dell’Eca. Un modo per sottolineare la natura “inclusiva” dell’associazione in questa nuova fase in cui tutti i membri, senza differenze di censo, possono eleggere rappresentanti nel consiglio direttivo. Questo sulla carta. I club italiani medio-piccoli continuano a essere diffidenti. Il loro ragionamento si può riassumere così: l’Eca in realtà tutela le prime 20 società d’Europa ed è parte attiva di un sistema che non protegge i campionati nazionali. Nel corso dell’incontro, Al Khelaifi ha enfatizzato l’ammontare dei contributi destinati alle squadre che non partecipano alle coppe europee, frutto del memorandum con l’Uefa: 308 milioni, il 7% del fatturato lordo delle competizioni Uefa. “Sposta poco nei nostri budget”, la constatazione del manager di una medio-piccola. Il timore, dal loro punto di vista, è che proseguendo su questa strada, cioè dando sempre maggiore spazio alla Champions, la Serie A possa essere il prossimo torneo a pagarne dazio, in termini di diritti tv, dopo il collasso della Ligue 1.
a22
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Intanto, anche a Roma aleggia lo spettro di A22, la società della defunta Superlega che continua a fare lobbying tanto da dialogare con l’Uefa per concordare possibilità novità al format della Champions a partire dal 2027. Un lavoro che si sovrappone (o meglio, che si affianca) a quello dell’Eca, negli ultimi anni interlocutrice privilegiata di Ceferin (presente anche lui nella Capitale). Al momento, l’Eca conta oltre 700 club, di cui 29 italiani. Nel 2008 erano 137. Certo, a questi numeri deve corrispondere un’influenza reale. Ed è su questo che Al Khelaifi sta lavorando. E se davvero, come si sussurra, il presidente del Barcellona Laporta si paleserà a Roma, allora vorrà dire che la comunione di intenti tra i grandi club è destinata a prevalere, in nome dei soldi.
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