Dopo 4 anni e mezzo in giro per l’Italia con poca fortuna, l’attaccante torna nella piazza in cui era esploso
Il ritorno di Davide Diaw al Cittadella è molto di più di un amore che fa un giro immenso e poi ritorna. È la voglia dell’attaccante di ritrovare quel pezzo di sé che sembrava perso, il desiderio di riaccendere il fuoco, di riprendersi il tempo che sembra scivolato via.
il ritorno
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Cittadella l’ha riabbraccia dopo 4 anni e mezzo. Memore di quella stagione e mezzo ruggente tra gennaio 2019 e luglio 2020, con la A sfiorata (finale persa a Verona), il sogno interrotto col Frosinone. Filo conduttore delle due campagne? I gol. Ben 22 in 56 presenze, 17 solo nel 2019-20 tra campionato e Coppa Italia. A fine estate 2020 il dg Stefano Marchetti incassò 2,5 milioni per la cessione al Pordenone. Per il bomber nativo di Cividale del Friuli un ritorno (quasi) a casa. Quattro mesi da re, il reame del gol in B con 10 reti in 18 gare. Per 3,5 milioni, bonus inclusi, l’a.d. Galliani lo portò al Monza per dare all’assalto alla A. Mezza stagione da Godot, i gol rimasti tutti a Pordenone, con l’eliminazione beffa ai playoff per mano del suo Cittadella. Da lì, via al valzer di prestiti in giro per l’Italia. Poca gloria.
la svolta
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A Vicenza delude, a Modena ne fa 13, Coppa inclusa. Sembra la rinascita, ma a Bari è un incubo. Il ritorno a Monza è mesto, pieno di silenzi, infortuni, sfortuna. Poi, il 30 gennaio scorso, intorno alle 14, la storia ha preso un altro verso. Diaw era a un passo dal Pescara, ma sullo smartphone è apparso il nome dell’uomo che ha sempre creduto in lui: Marchetti. E il cerchio si è chiuso. “Sta bene, ma serve tempo per rimetterlo in condizione”, ha avvisato il manager. Ma si è preso il rischio. Anche perché chi ha lasciato un segno può farlo ancora. Diaw torna in un attacco che ha bisogno di gol e carattere. Con Okwonkwo, pure lui di ritorno, sarà una coppia di guerrieri. Ma Diaw è quello che tutti aspettano. Perché questa non è una parentesi. È il ritorno a casa.
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