Dalla Macedonia alla Macedonia passando per Parigi: Gigio, 18 mesi tra errori e polemiche – La Gazzetta dello Sport
September 12, 2023 | by allcalcio.it
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IL PERSONAGGIO
Gigio Donnarumma contro la Macedonia
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Andrea Ramazzotti
Dall’11 luglio 2021 la storia di Gigio Donnarumma con la maglia azzurra è… deviata. Nel senso che ha preso una direzione imprevista. Quella notte di mezza estate, a Wembley, l’ex portiere del Milan trascinò l’Italia a una delle imprese più belle della sua storia, ovvero alla vittoria ai calci di rigore contro l’Inghilterra all’Europeo. Gigio parò gli ultimi due tiri di Sancho e Saka e ci regalò un’affermazione da tramandare ai posteri, nella quale di colpo dimenticammo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia con Ventura c.t.. Il nuovo corso inaugurato da Mancini con una striscia di risultati utili in quel momento ancora aperta era al massimo del suo splendore e di lì a poco Donnarumma sarebbe addirittura entrato nella lista dei 30 candidati al Pallone d’Oro. Sospinto più dalle parate con l’Italia che dalle prestazioni con il Psg, dove inizialmente doveva fare i conti con il ballottaggio con Keylor Navas. Due anni e qualche settimana dopo cosa rimane di quella notte di Londra? Non moltissimo, a giudicare dalla punizione del pari della Macedonia, incassata malamente ieri sera senza coprire il suo palo, e da qualche altra incertezza con addosso la maglia azzurra.
La Macedonia infatti non riporta alla mente del numero 1 azzurro solo l’1-1 di ieri sera, ma anche e soprattutto lo spareggio mondiale di Palermo, il 24 marzo 2022, quando siamo stati estromessi da Qatar 2022 complice una rasoiata a tempo scaduto da fuori area di Trajkovski. Tiro velenoso, ma da un campione come Gigio una grande parata in un momento chiave te la aspetti. Da lì in poi più amarezze che gioie, incertezze mischiate a parate determinanti. Ricordate Germania-Italia 5-2 di Nations League del giugno 2022? Sul 3-0 di Muller Gigio scivola malamente sul cross, mentre il 5-0 lo regala lui sbagliando un passaggio che porta alla rete di Werner. E poi l’ultima amichevole pre Mondiale saltato: il 2-0 subito in casa dell’Austria nasce da una punizione bella (ma non imprendibile) di Alaba. Ancora una punizione… Come quella del 25 ottobre 2015, al suo esordio con il Milan a San Siro (aveva 16 anni e 8 mesi), incassata ancora sul suo palo dallo specialista Berardi. L’elenco delle partite-no in azzurro si allunga. Qualche bella parata, ma anche la responsabilità, condivisa con Bonucci, per 1-0 della Spagna, nella semifinale della Nations League: passaggio non perfetto all’ex juventino costretto ad azzardare il dribbling, palla rubata da Pino e rete.
E al Psg? Arrivato a parametro zero da campione d’Europa, ha vissuto una prima stagione non facile a causa del dualismo con Keylor Navas e la critica non lo ha trattato bene. Soprattutto dopo l’errore in Champions contro il Real Madrid che, complice un possibile fallo non fischiato di Benzema, ha sancito l’eliminazione dei francesi, nel marzo 2022. Un anno dopo i due errori in sette minuti contro il Nantes che erano stati preceduti dalla papera nell’andata degli ottavi di Champions contro il Bayern, costata anche in quel caso l’addio all’Europa che conta dei transalpini, battuti pure al ritorno in Germania. Lo scorso campionato, vinto, lo aveva concluso, nelle ultime giornate, con un’altra prova non scintillante sul campo dell’Auxerre: vittoria per 2-1 degli uomini di Galtier, ma gol incassato con il pallone che è passato sotto la pancia di Gigio. Troppi errori per un portiere della sua bravura. E la nuova stagione non è iniziata diversamente: sul web impazza un video di Luis Enrique che si arrabbia con Donnarumma per un rilancio lungo con i piedi nonostante l’ampio vantaggio nel match poi vinto contro il Lione. Il tecnico spagnolo vuole più costruzione con i piedi da parte del suo estremo difensore, un aspetto sul quale l’ex milanista ha lavorato molto, ma che non è ancora la specialità della casa.
Nonostante questi errori Donnarumma rimane intoccabile. Sia per il Psg sia per la Nazionale. Perché in mezzo a queste incertezze sfodera anche parate da grande portiere qual è. Adesso però gli manca l’ultimo step: la continuità di rendimento, la capacità di evitare certi errori in partite di un certo peso, dalla Champions alle gare con la nazionale. Ha appena 24 anni, ma siccome ha indossato per la prima volta la maglia da titolare del Milan nel 2015 con Mihajlovic in panchina, è già sulla cresta dell’onda da 8 anni. E’ al tempo stesso un veterano e un giovane con ampi margini di crescita. Che fa grandi parate, ma che a volte si fa sorprendere come ieri sera a Skopje sulla punizione di Bardhi.
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