Crisetig, dal debutto in Champions alla promozione col Padova: “Non ho mai mollato”

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Esperienze di tutti i tipi per il centrocampista neopromosso coi veneti: “Ma che bella la festa dalla terrazza in Prato della Valle, pazzesca. Mai visto nulla del genere”

Oscar Maresca

Lorenzo Crisetig non ha mai smesso di correre. A 18 anni ha esordito in Champions con l’Inter, si è preso i complimenti di Mourinho dopo un’amichevole e ascoltato i consigli di Cambiasso. Poi ha faticato sui gradoni con Zeman e girato l’Italia tra Serie A e B. Da un anno e mezzo si è fermato al Padova: in biancorosso è diventato un punto di riferimento. Contro il Lumezzane indossava la fascia da capitano quando è partita la festa per la storica promozione: “Siamo tornati con il bus in città, c’erano migliaia di tifosi ad aspettarci. Non avevo mai visto nulla del genere. Ci siamo affacciati dalla terrazza in Prato della Valle, è stato pazzesco”. La squadra di Andreoletti ha dominato il girone A di Serie C dall’inizio alla fine, resistendo pure al sorpasso del Vicenza che rischiava di rovinare la stagione: “Il nostro segreto è stato continuare a lavorare al massimo. Ci abbiamo creduto fin dal primo giorno di ritiro, il mister era stato chiaro”. 

“Il 15 luglio Andreoletti riunì tutto il gruppo: staff tecnico, fisioterapisti, magazzinieri, giocatori. Ci disse che dovevamo essere pronti al sacrificio, a correre un centimetro in più degli altri, a lottare su ogni pallone. Dovevamo crederci fino all’ultimo minuto dell’ultima partita per ripensare a tutto quello che avevamo fatto per arrivare fino a lì. Ha avuto ragione”. 

In vetta dalla 1ª alla 34ª giornata, poi è arrivato il sorpasso del Vicenza. C’è stato un momento in cui avete avuto paura di non farcela? 

“Dopo quel weekend c’era sconforto e malumore. Quando subisci la rimonta a quattro giornate dalla fine è dura. Ma non potevamo mollare. Nello spogliatoio ci siamo guardati tutti negli occhi e abbiamo reagito. Sapevamo di poterle vincere tutte e speravamo in un passo falso degli avversari. Anche il Vicenza però ha fatto un grandissimo campionato”. 

Lei a Padova è arrivato nel gennaio 2024, da svincolato. Come nasce l’opportunità di trasferirsi in Veneto? 

“Dopo il fallimento della Reggina sono rimasto senza squadra. Era il 1° settembre 2023, tante rose erano già al completo e dopo tre stagioni in B non me la sentivo di scendere di categoria. Per mesi ho continuato a lavorare da solo con un preparatore atletico. Mi allenavo sei giorni su sette tra palestra e campo. Essere così impegnato mi aiutava a distrarmi dal pensiero di non poter giocare. Poi a gennaio il ds Mirabelli mi ha convocato per una chiacchierata allo stadio, dopo un’ora e mezza avevo già firmato”. 

“Non mi interessava parlare di cifre e di durata del contratto. Volevo rimettermi in gioco e dimostrare di potercela fare, era quello di cui avevo bisogno. C’è stata sintonia fin da subito, sono contento del percorso fatto. In estate sono diventato il vice capitano dopo Kirwan, è un orgoglio. Spero di poter restare a Padova anche in futuro”. 

Facciamo un passo indietro: la sua carriera è iniziata all’Inter. Eppure, la prima squadra ad averla cercata è stato il Milan. 

“Avevo 11 anni ed ero al Donatello Calcio. Non potevo ancora trasferirmi, il Milan pensò di anticipare tutti gli altri club organizzando degli stage. Non ci accordammo, tre anni dopo insieme alla mia famiglia ho scelto l’Inter”. 

Con la Primavera nerazzurra ha vinto il Viareggio nel 2011 e il titolo in campionato l’anno successivo. Il ricordo più bello? 

“In quel periodo la Youth League non esisteva, in Europa si giocava la NextGen Series. Nel 2012 superammo l’Ajax di un giovane Klaassen ai rigori, realizzai il penalty decisivo. In tribuna al Brisbane Road di Londra c’era anche il presidente Moratti. Pochi mesi prima però Ranieri mi aveva fatto debuttare in Champions League. Entrai al posto di Chivu negli ultimi minuti di partita contro il Cska Mosca. Un’emozione che fatico a descrivere ancora oggi”. 

Ma il primo a darle una chance in quel gruppo di campioni era stato Mourinho. 

“Giocai un’amichevole nel ritiro estivo in Austria. Avevo 17 anni e durante le trasferte mi sedevo sempre dietro per dare spazio agli altri. Dopo quella gara partimmo per tornare a Milano, Mou era davanti a tutti: si alzò per avvicinarsi e farmi i complimenti. In squadra c’erano Eto’o, Sneijder, Zanetti, Milito. Fino a pochi mesi prima li guardavo dalla tv, poi mi sono ritrovato a giocarci insieme”. 

Chi le dava più consigli? 

“A centrocampo, nel mio ruolo, avevamo giocatori fortissimi: da Thiago Motta a Stankovic. Cambiasso è stato un esempio, mi ha preso sotto la sua ala e spronato in ogni situazione”. 

L’esordio in A è arrivato qualche anno dopo, nel 2014, con il Cagliari. 

“È stato Zeman a credere in me. Era un maestro di tattica, ma che fatica gli allenamenti con lui. Ricordo che, dopo una vittoria per 4-1 contro l’Inter a San Siro, tornammo a Cagliari in piena notte e la mattina dopo eravamo già al lavoro. Ci faceva fare i giri di campo in continuazione, correvamo chilometri senza fermarci. E quanto fiato perso su quei gradoni”. 

Nel 2019 si trasferisce al Mirandés, in Liga 2. Che esperienza è stata? 

“Arrivavo da un anno e mezzo in cui avevo avuto poco spazio, cercavo una squadra che potesse riaccendere in me quella fiamma che si stava spegnendo. Fin da giovane ho sempre sognato di giocare all’estero, quando c’è stata l’opportunità ho subito fatto le valigie. È stato bello potermi rapportare con una cultura diversa dalla nostra, sia nel modo di vivere che nella maniera di allenarsi”. 

Ora il presente dice Padova, ma se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa della sua carriera? 

“Le persone intorno a me, dalla famiglia agli amici, me lo chiedono spesso. Ci ho riflettuto tanto: ho sempre scelto con il cuore, non mi pento di nulla. Le decisioni prese mi hanno reso quello che sono oggi. E io adesso sono felice”. 

Serie A, Champions, gol, successi. Pure una promozione in B da protagonista. Ha ancora un sogno da realizzare?

“Viviamo di sogni, però sono concentrato sul presente. Abbiamo due partite di Supercoppa da giocare, poi sarà il momento di ricaricare le batterie per prepararci a una stagione ancora più bella. La Serie B ci sta aspettando”.



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