La vittoria in campionato sul Bologna ha dato buone sensazioni mentre Conceiçao sta lavorando per garantire ancora maggior equilibrio
L’avvicinamento alla notte dell’Olimpico è il migliore che potesse essere contemplato tra le varie sfumature di scenario. Poteva esserci frustrazione, smarrimento delle certezze, teste – e quindi gambe – appesantite dal primo round. E invece il Milan sta preparando la missione romana in condizioni ottimali. Qualcosa che rende più agevole i giorni di lavoro con orizzonte sull’Olimpico, anche se non autorizza certezze su coriandoli, stelle filanti e fuochi artificiali a fine partita. Il Milan che si ritroverà davanti il Bologna in Coppa Italia riparte ovviamente dal Bologna di campionato e dal festoso tre a uno, mentre Conceiçao cerca l’equilibrio migliore fra gli elementi che autorizzano a sorridere e quelli che non smettono di preoccupare.
che cosa va
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Da apprezzare sicuramente la ritrovata capacità di verticalizzare, interpretazione particolarmente indigesta al Bologna. Problema: a San Siro il Milan ha verticalizzato soprattutto nella ripresa, quando gli emiliani attaccavano e si scoprivano. Diciamo che sono state verticalizzazioni fisiologiche. Ma un paio di cose interessanti si sono viste anche nel primo tempo, a squadre schierate. È senz’altro un’arma e qualcosa nelle corde della squadra, da sfruttare all’Olimpico: rivedersi il gol di Leao al Dall’Ara aiuta a capire. In termini tattici poi, Conceiçao nelle ultime settimane sta gestendo con saggezza i cambiamenti a gara in corso. A Genova ha iniziato col 3-4-2-1 migrando al 4-2-3-1 e anche col Bologna la rimonta è iniziata passando dal 3-4-3 al 4-2-3-1. Non significa che sia meglio ripristinare il vecchio sistema di gioco, ma semplicemente che può essere una soluzione importante per raddrizzare le partite. Perché di base, con questi giocatori, resta un sistema molto offensivo e abbastanza sbilanciato, adatto per mettere pressione ma meno adatto per gestire un’intera partita. In questo senso la difesa a tre, con due esterni a tutto campo, ha sicuramente portato molto più equilibrio. Il resto, come tante volte è successo con Conceiçao, lo può fare l’atteggiamento. La capacità di reazione che ha portato il Diavolo a essere la seconda squadra europea con più punti guadagnati da situazioni di svantaggio. Infine, l’approccio dei riservisti. Nonostante ci siano giocatori usciti quasi del tutto di scena, o comunque seconde linee evidenti in queste settimane dove l’undici nella testa del tecnico è molto chiaro, chi entra spesso è decisivo. Chukwueze col Bologna è l’esempio più eclatante.
che cosa non va
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È vero, in termini numerici il passaggio al 3-4-3 ha portato una ventata di positività: cinque vittorie in sei partite con soli tre gol presi e tre clean sheet (compreso il derby di Coppa Italia, siamo a quattro vittorie consecutive). E quindi, fase difensiva sigillata? Insomma, “ni”. Certo, questi numeri raccontano parecchio, soprattutto che rispetto ai periodi in cui il Milan dava la sensazione di poter prendere gol più o meno ad ogni attacco avversario, adesso c’è maggiore solidità. Ma rimangono lacune che – diciamo così – vedono i rossoneri sempre in concorso di colpa. Detto con altre parole: chi fa gol al Diavolo non lo fa soltanto per bravura propria, ma approfitta di qualche mancanza rossonera. Breve sintesi delle tre reti prese. Quella dell’Atalanta nasce con la difesa schierata, una linea che “scappa” correttamente fino a quando Hernandez smarrisce alle sue spalle Bellanova, che serve l’arrivo a rimorchio di Ederson, partito dal centrocampo e a cui Fofana permette agevolmente l’inserimento, senza seguirlo. Anche quello del Genoa arriva a difesa schierata: quando Martin crossa dalla trequarti Jimenez gli si oppone senza cattiveria e senza convinzione, e quando Vitinha colpisce al volo a centro area è del tutto solo, con Pavlovic che raddoppia su Thorsby invece di appiccicarsi al portoghese. Infine, la rete del Bologna: elementare nella sua semplicità e, proprio per questo, grave da subire. Lancione dalle retrovie di De Silvestri per la torre – molto bella – di Dallinga a Orsolini, che cucina la specialità della casa: Pavlovic saltato come un conetto e palla nell’angolino. Il Bologna ha segnato con due passaggi che hanno coperto sessanta metri di campo in verticale, e uno spunto individuale. I tre gol al microscopio raccontano bene che cosa non funziona ancora nella fase difensiva rossonera e questa è la pecca più grande da correggere, soprattutto in una partita secca dove la pressione in ballo per un trofeo potrebbe togliere lucidità a un’eventuale necessità di rimonta. Un altro problema a cui mettere mano è il graduale arretramento, quasi patologico, in cui il Milan cade in tante partite. Partenze, o anche interi primi tempi, aggressive e con personalità, baricentro sempre più basso con lo scorrere delle lancette. Contro il Bologna, in particolare, è andare a cercarsi rogne.
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