Conte e il mercato del Napoli. Non è davvero insoddisfatto, ma è un fine stratega

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L’allenatore del Napoli mette le mani avanti: “Un mercato importante si fa con acquisti da 60 milioni”. Ma è tutta… “strategia gesuita”

Al posto di Arne Slot, al Liverpool, cosa avrebbe detto Antonio Conte di un mercato record da 510 milioni? Forse questo: “Intanto 270 ce li siamo giocati per i soli Isak e Wirtz che non vedo tra i primi 28 del Pallone d’oro. Lì ci stano gli attaccanti delle nostre avversarie: Palmer, Haaland… Noi abbiamo il solo Salah che ha visto costruire le piramidi. Sarà difficile vincere ancora”. Non si tratta d’insoddisfazione, ma di strategia. Insegnava il principe di Talleyrand: “Dio ha dato all’uomo la parola per nascondere il pensiero”. Antonio sa usarle bene. Fabio Capello spiegò che gli juventini hanno strategie mentali sottili, come i Gesuiti. Conte alla Juve ci è cresciuto. Dunque. Il suo Napoli è già in fuga dopo 4 turni. Contro il Pisa ha segnato Lucca, figlio di un mercato che gli ha messo a disposizione doppioni di qualità. Antonio medita: “Qualche mio Mkhitaryan ora penserà: siamo ingiocabili. Tutti ci danno per favoriti”. Alt. In vista del lanciatissimo Milan, urge una frenata. Mani avanti. Ecco la conferenza post-Pisa: “Altre squadre sono più strutturate di noi. Un mercato importante si fa con acquisti da 50-60 milioni, noi ne abbiamo spesi in media 19-20. Hojlund? Allo United non giocava”. Gasp andrebbe in ginocchio a Zingonia per riavere un 9 del genere. Ingrato Conte che ha ricevuto pure McTominay, 18° al Pallone d’oro, MVP del campionato? No, solo strategia gesuita. Parole che nascondono la convinzione di poter rivincere. I napoletani non si sentano feriti dal basso profilo dell’ottimo Antonio. Semmai onorati dall’omaggio al luogo. Il “chiagne e fotte” mica l’hanno inventato a Lecce.

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