Gatti a fare il Calafiori, McKennie trequartista e poi… la creatura bianconera prende forma così
Gatti travestito da Kalulu, cioè in versione Calafiori al Bologna, è un’idea sostenibile. E non la sola con cui Motta sta provando a dare un’impronta fresca alla Juve: Weah è il nuovo che avanza da terzino e McKennie sulla trequarti può aprire scenari interessanti. Nessuno dei tre viene improvvisato nel ruolo: si tratta solo di accorgimenti che trovano sponda su vecchi concetti assimilati in passato, che tornano buoni all’attuale momento storico della stagione bianconera.
GATTI
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Per esempio, Gatti è un vecchio centrocampista che a un certo punto della sua carriera – da adulto e col passaggio in Serie D – venne adattato al ruolo di difensore per sopperire a una mancanza della sua squadra in quel periodo. Quando avanzava palla al piede, tra i dilettanti del Piemonte, diventava pericoloso e creava diverse situazioni interessanti nella metà campo avversaria. Ciò che gli ha chiesto Motta nelle ultime partite, avendo la copertura necessaria da parte di Veiga e Kelly, è un maggiore coraggio nel portare la palla più avanti: fin qui ha convinto perché, oltre alla solita grinta che emerge dalle sue prestazioni, è stato bravo anche tecnicamente. Nelle ultime uscite ha aumentato la media degli ingressi in fase offensiva (2,81 a partita) e ha soprattutto migliorato la conversione di grandi occasioni fino al 33%.

WEAH
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Sulla fascia destra, anche Weah ha ritrovato una vecchia collocazione tattica. La Juve lo aveva osservato a lungo nel Lilla da terzino di sinistra, immaginandolo come quinto di destra per raccogliere la pesante eredità di Cuadrado: poi il giocatore si è ritrovato a fare il giro per il campo per occupare tanti altri ruoli. Thiago Motta in questi mesi lo ha proposto da esterno d’attacco e da punta centrale, con richieste specifiche che hanno successivamente spinto a scegliere Kolo Muani come rinforzo a gennaio. Ora, da terzino, riesce a garantire spinta senza peccare nella copertura. L’americano ha fatto registrare un buon dato sui palloni recuperati (1,92 a partita) senza far calare il contributo di media sui cross (1,50). Lo sviluppo con la difesa a tre – formata da Gatti, Veiga e Kelly – gli consente di alzarsi fino alla linea di centrocampo ed eventualmente diaggredire la palla molto alto.

MCKENNIE
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L’altro che è tornato alle origini, un po’ per necessità e un po’ per ottimizzare le risorse a disposizione nella rosa, è McKennie. Che – dopo gli inizi da mezzala e il periodo in emergenza trascorso da terzino sinistro – lavora di nuovo da trequartista. Il messicano è l’unico centrocampista della rosa che sa muoversi bene senza palla e che aggredire gli spazi, ma sa dare anche tanta consistenza alla riaggressione del pallone (3,18 recuperi completati) proprio come vuole Thiago Motta. McKennie vede la porta (5 gol) e anche in rifinitura sa fare il suo (3 assist), ma è soprattutto il miglioramento nelle grandi occasioni create (finora 4) e della proiezione dei gol attesi (xG 2,49) a consolidare la nuova scelta tecnica. Di sicuro può migliorare ancora, ma oggi – per la Juve – questo McKennie è un fattore da sfruttare.

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