Tra i regali più gettonati per gli amanti dei viaggi, forse hai presente, ci sono i mappamondi in sughero sui quali puoi applicare delle puntine rosse per ogni paese visitato. Completare il globo diventa un gioco, la cui versione calcistica europea sarebbe non meno affascinante. Un dato, su tutti: delle 108 squadre partecipanti alle prossime Champions, Europa e Conference League, solo nove paesi ne contano almeno una per torneo (Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna, Portogallo, Scozia e Spagna) e tu potresti girare trentanove paesi diversi grazie alla riforma con cui l’UEFA ha allargato il numero di partecipanti (trentasei per torneo). Nell’Europa League 2024/25 si contano ben ventidue paesi diversi. Rispetto ai sedici che hanno qualificato squadre alla Champions – Germania e Italia (5), Francia, Inghilterra e Spagna (4), Austria, Olanda e Portogallo (2) e Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Scozia, Serbia, Slovenia, Svizzera e Ucraina – trovi tre olandesi (Ajax, AZ Alkmaar, Twente) e tre turche, tutte di Istanbul (Beşiktaş e Galatasaray nella parte europea della città, Fenerbahçe nella porzione asiatica), e due italiane, tutte di Roma. Roma e Lazio, peraltro, condividono curiosamente una finale persa per una (nel ’91 i giallorossi, nel ’98 i biancocelesti) di Europa League contro l’Inter.
C’era un tempo in cui l’Italia era al centro dell’Europa (League). Delle dieci vittorie nell’ex Coppa UEFA sommando Inter (3), Juventus (3), Parma (due in quattro anni: nel ‘95 con Nevio Scala, nel ‘99 con Alberto Malesani), Napoli (1) e Atalanta (lo scorso maggio), otto sono arrivate tra il 1989 e il 1998. Il dominio poteva essere ancora più netto, se nel 1992 il Torino di Mondonico avesse vinto la finale sull’Ajax (che in semifinale aveva battuto il Genoa) e se l’Inter nel 1997 avesse vinto la finale sullo Schalke 04 del belga Wilmots. Venticinque anni dopo, però, Gian Piero Gasperini ha portato l’Europa League a Bergamo. Più livellata geograficamente rispetto alla Champions (16 paesi rappresentati) ma meno rispetto alla Conference (29), in Europa League (22) al mappamondo si aggiungono luoghi decentrati. Verso oriente, Turchia (le tre citate, più l’İstanbul Başakşehir in Conference) e Grecia (Olympiakos e PAOK in Europa League, Panathinaikos in Conference). O verso nord, in Scandinavia, tra Svezia (Malmö ed Elfsborg in Europa League, Djurgården in Conference), Danimarca (Midtjylland in Europa League, Copenhagen in Conference) e Norvegia (Bodø/Glimt in Europa League, Molde in Conference).
Potrebbe piacerti una toccata e fuga alla periferia di Bruxelles dalla Royale Union Saint-Gilloise, un giovedì di Coppe a Nizza, città in cui tutti vorrebbero vivere, o al porto di Atene dove a maggio festeggiavano la vittoria dell’Olympiakos in Conference. Puoi sederti in uno stadio che condivide un lato con una montagna, a Braga, in Portogallo, o dividerti tra le principali città dei Paesi Baschi, Donostia-San Sebastián (casa della Real Sociedad) e Bilbao (Athletic Club). Alcuni paesi, inoltre, li trovi solo in Europa League. Come l’Azerbaigian col Qarabağ che, citando il libro di Giulianelli, è piuttosto una “squadra senza città”: fondata ad Agdam, partecipante ai campionati sovietici fino al ‘91 e di fatto esule dall’inizio della guerra del Nagorno Karabakh, per cui il Qarabağ dal 1993 disputa le partite in casa nella capitale azera, Baku. O i bulgari del Ludogorets a Razgrad, dove ogni anno a luglio tengono un festival sullo yogurt, o in Ungheria dal Ferencváros (storico club borghese nel nono distretto di Budapest) o in Romania dal FCSB (l’ex Steaua Bucarest, che vinse la Coppa dei Campioni 1986 battendo ai rigori nientemeno che il Barcellona) ma non in Israele, perché il Maccabi gioca a Tel Aviv il campionato e in Ungheria le Coppe. Una capatina a Riga potrebbe valerne la pena per il RFS, un club lettone molto giovane, fondato nel 2005, ma capace di vincere due degli ultimi tre campionati di calcio locali. Ti piacerebbe?
Allo stesso modo, ci sono paesi europei dove puoi recarti esclusivamente per la Conference League. Curioso che Cipro abbia tre squadre – l’APOEL e l’Omonia, entrambe della capitale Nicosia e rispettivamente prima e seconda per titoli vinti sull’isola, più il Pafos, fondato dieci anni esatti fa nel luogo delle Tombe dei Re, uno dei tre siti ciprioti patrimonio UNESCO – mentre la Polonia ne abbia due, il Legia Varsavia e lo Jagiellonia Białystok. La Conference è quel torneo che ti porta in Armenia in un club dal nome biblico (Noah), per le stradine moldave di Hîncești, nelle capitali di Bielorussia (Minsk) e Kazakistan (Astana), in Bosnia (Banka Luka) o a prendere freddo tra Helsinki (HJK) e l’Islanda (al Víkingur Reykjavík). Sempre che tu non preferisca un bel tour per il Regno Unito: a Llansantffraid-ym-Mechain, città gallese dal nome da record, hanno sede i The New Saints, in Irlanda del Nord trovi il porto di Larne. C’è un’altra irlandese, ma è lo Shamrock Rovers ed è a Dublino. Non puoi confonderti, tranquillo: come dice il nome, c’è un trifoglio verde nel logo.
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