Attaccante di qualità, molto efficace ma altrettanto limitato da mostri sacri del calcio, Palladino ha chiuso con il calcio giocato e ha deciso di allenare: Monza, Fiorentina e Atalanta le sue squadre
Quel passaggio dal campo di gioco alla panchina è una questione riservata a personaggi come Raffaele Palladino, attaccante eccellente oscurato da personaggi dotati di un talento fuori dalla norma e che è approdato in panchina forse raccogliendo meno da giocatore di quanto avrebbe meritato. Da allenatore, invece, ha già occupato ruoli e incarichi prestigiosi, dimostrato un piglio e una visione che appartengono a pochi tant’è che l’Atalanta lo ha preferito a Ivan Juric, nell’auspicio di salvare la stagione, affidandogli una squadra in crisi e con un innegabile conflitto interno. Palladino non è un tecnico di discontinuità, però. Raffaele è allievo di quel Gian Piero Gasperini che sta dimostrando anche a Roma di saper vincere.
Raffaele Palladino all’Atalanta nel segno del Gasp
Palladino è un allenatore che si è formato anche grazie a Gasperini, si è dimostrato un ottimo allievo che potrebbe imprimere quella svolta nel recuperare la filosofia che ha portato la Dea sul tetto d’Europa e ai vertici del campionato, competendo per lo Scudetto. Il suo nome era stato fatta già in estate, poi non si era trovato l’accordo. D’altronde Palladino arriva da una situazione alquanto delicata dopo la decisione di lasciare la Fiorentina ed essere entrato in disaccordo con Commisso e i suoi.
Prima aveva lavorato e bene al Monza, guadagnandosi la fiducia di Adriano Galliani allora e di Silvio Berlusconi che aveva creduto in lui. Da allenatore gli deve molto, come e più al Monza che l’ha proiettato tra i migliori, capace di aspirare anche alla Juventus prima dell’investitura di Spalletti.
Gli esordi da calciatore
A Bergamo arriva con una profonda conoscenza delle logiche, degli schemi e dell’impostazione di gioco di Gasperini: suo maestro e mentore, l’attuale allenatore della Roma lo lanciò all’epoca delle giovanili e della Primavera della Juventus che guidava con successo. In effetti, la storia calcistica incomincia davvero per Palladino con il trasferimento a Torino, alla società bianconera, dove arriva giovanissimo grazie all’intuizione degli osservatori del club che lo avevano notato nel Benevento, società nella quale era approdato dopo una militanza breve (ma importante) nella “Amici di Mugnano”, club del suo paese di origine in cui aveva iniziato il suo percorso.
Nella stagione 2004-2005 passa alla Salernitana e l’anno successivo al Livorno per farsi le ossa altrove, come un tempo si usava fare con i ragazzi del vivaio juventino vedi Marchisio e Giovinco (per loro la destinazione fu Empoli) per citare due esempi.
Il ritorno alla Juve e la concorrenza spietata
La stagione in Toscana, per Palladino, coincide con l’esordio in Serie A che, per un classe 1984, non è stato affatto male giocando con continuità e assiduità garantendosi il rientro a Torino. Il ritorno alla Juventus, nella stagione 2006-2007, con in panchina un certo Didier Deschamps, è avvenuto in una fase delicatissima per la squadra e il club ma felice per questo attaccante dalle caratteristiche quasi d’altra generazione: l’infortunio a Alex Del Piero gli offre l’opportunità di disputare l’incontro con l’Albinoleffe che lo vedrà protagonista, segnando un gol. Ma è un inizio felice in un rapporto che, a posteriori, sarà croce e delizia: vive stagioni complicate, soffrendo la concorrenza di titolari inamovibili come Alex Del Piero, Vincenzo Iaquinta e David Trezeguet.
Raffaele Palladino
Alla fine viene ceduto al Genoa, dove trova una dimensione familiare quasi opportuna e gioca con la maglia rossoblu fino al 2011, quando il suo cartellino viene ceduto per metà al Parma. Questa fase della sua carriera è molto frammentaria: Parma, Crotone, ancora Genoa, infine la scelta di Monza dove non gioca mai ma si ambienta bene e vede la prospettiva di un cambio. Da calciatore a allenatore, con un occhio al Gasp che rimane il suo modello per schemi, filosofia e anche visione di gioco guida anche Fiorentina e ora Atalanta. Per uno scherzo del destino se la vedrà con il Napoli e Antonio Conte che attraversa una fase alquanto indecifrabile ma dalla quale saprà venirne fuori.


