La Svezia, il Taekwondo come Ibra e la Next Gen
Classe 2004, svedese con origini marocchine, Rouhi cresce nel settore giovanile del Brommapojkarna. Una società dalla quale sono venuti fuori diversi talenti, tra cui gli ex Juve Ekdal e Kulusevski. Nonostante si distingui nel calcio, ha praticato anche il taekwondo, che lo ha reso (come visibile dal gol realizzato in allenamento) particolarmente elastico e capace di allunghi ed estensioni fuori dal normale. D’altronde l’accoppiata calcio-taekwondo era stata resa celebre con giocate di alta scuola proprio da un giocatore svedeze: Zlatan Ibrahimovic.
All’età di 16 anni, mentre militava nell’U17 del club, Rouhi viene scoperto dalla Juve che lo porta nel proprio settore giovanile. Da lì parte la trafila: dall’U17 all’U19 fino ad arrivare, nella scorsa stagione alla Next Gen. Dopo un inizio in sordina nell’U23 con tre sole apparizioni tra campionato e coppa, da metà dicembre in poi diventa semplicemente inamovibile per l’allora tecnico Massimo Brambilla. Gioca tutte le sfide fino al termine della stagione, playoff compresi, riuscendo a mettere a segno 2 gol e a fornire 2 assist. Grandi doti di inserimenti, visione di gioco, piede educate e grande facilità di progessione in dribbling: insomma, tutte caratteristiche ideali per un terzino o esterno di centrocampo. Dall’esplosione con la Next Gen a l’approdo in prima squadra: l’ascesa di Rouhi in bianconero prosegue, sotto lo sguardo vigile di Thiago Motta.
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