Cesare Cremonini, intervista: “Il Bologna, Valentino Rossi, Antonelli e…”

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Il cantautore bolognese nel 2026 terrà un concerto a Imola: “All’Autodromo è speciale, venero i luoghi iconici. La mia squadra dimostra che un calcio sano è ancora possibile. Valentino è unico perché sa stupirti anche nelle cose semplici”

Giulia Toninelli

Giornalista

“Non è più concesso vivere la vita senza un sogno”. È una solida convinzione quella che Cesare Cremonini porta con sé. La mette dentro alle corde tese della propria storia presentando al Piccolo Teatro, in occasione della Milano Music Week, il nuovo triplo album dal vivo CremoniniLIVE25, in uscita oggi, un viaggio che ripercorre in musica un tour che ha attraversato tredici grandi stadi italiani. Luoghi, punti saldi e concreti, spazi che Cremonini identifica spesso — dentro alle proprie parole — come cardinali, e che tornano a suonare così anche attraverso le persone che hanno reso possibile la nascita di un album dal vivo. Luoghi di una passione che per il cantautore bolognese ha spesso anche a che fare con lo sport. Dagli stadi dove, seguendo il suo Bologna, torna ad essere ragazzo. Ai grandi spazi solenni, come l’Autodromo di Imola, dove Cesare tornerà a suonare nel 2026 e dove, quando era un bambino, ha assistito alla tragica scomparsa di Ayrton Senna il primo maggio del 1994.

Il prossimo anno tornerà a suonare all’Autodromo di Imola, in un’area nuova dedicata alla musica: che cosa si prova nel potersi esibire in un luogo dalla storia così importante? 

“Unire la musica ai luoghi più iconici dello sport, soprattutto del motorsport, per me rappresenta un grande onore. Ho avuto la fortuna di viverlo già nel 2022 e tornarci sarà speciale. Questo onore è stato riservato a pochissimi artisti e questo mi stimola a creare uno spettacolo che riesca a trasformare la vita delle persone. Ma non solo, anche i luoghi”. 

I luoghi simbolo dello sport hanno un’importanza particolare per lei che ne è appassionato? 

“Ho una vera venerazione per i luoghi dove avvengono eventi, non solo sportivi ma di qualsiasi genere. Perché credo che quando 80.000 persone si uniscono succeda qualcosa di importante che va accompagnato con il massimo impegno perché resti qualcosa di quel vissuto. Credo nell’eternità dei luoghi”. 

Lei è appassionato di molti sport. C’è un luogo, più di altri, che frequenta da sostenitore e nel quale si concede il lusso di infiammarsi come un vero tifoso? 

“Sì, quando sono allo stadio a vedere il Bologna. È lì che perdo spesso il controllo e mi dimentico di me, di chi sono, di chi ho intorno. Allo stadio torno quel ragazzo che seguiva i rossoblù in trasferta e andava in curva con suo fratello Vittorio a cantare”.

Il 2025 è stato un anno straordinario per il Bologna: che notte è stata quella all’Olimpico della vittoria della Coppa Italia? 

“Una notte indimenticabile. È stata una fortuna per me esserci e poter abbracciare in campo molti giocatori di cui sono amico come Riccardo Orsolini e Lorenzo De Silvestri, vedere la loro emozione, osservare da vicino l’anima di questo Bologna”. 

“È un’anima che respira anche attraverso il comportamento e i valori che trasmette tutta la presidenza che ha una forte connessione con la tifoseria, è qualcosa che ci rende tutti orgogliosi. Bologna è tornata finalmente grande dimostrando che un calcio fatto in un ambiente sano è ancora possibile, anche oggi, non è affatto un’utopia”.

Da quest’anno la sua città ha anche conquistato la F.1 con il bolognese Andrea Kimi Antonelli. Vi siete conosciuti? 

“Sì, Kimi mi piace moltissimo. Ci siamo incontrati nel paddock di Misano per la MotoGP, di cui lui è appassionato, e mi è sembrato subito un ragazzo davvero speciale. Uno di quelli che rappresenta il meglio delle nuove generazioni, che può farci sognare non solo per i risultati sportivi”.

“Lui, come anche ovviamente Jannik Sinner e tutti i nostri nuovi grandi campioni italiani che in ogni sport ci stanno regalando emozioni, hanno l’occasione di far vedere di che pasta sono fatti i ragazzi di oggi nel nostro Paese e non solo. Ci stanno riuscendo benissimo e penso che la musica di quest’ultima generazione dovrebbe ispirarsi a loro”. 

Con Valentino Rossi condivide una grande amicizia, Adesso che anche “Vale non corre più”, pensa che la MotoGP sia la stessa senza Rossi? 

“Ovviamente no. È ciò che succede quando ogni grande dello sport lascia. Ma il percorso umano e professionale di Valentino ha lasciato un’eredità importantissima che ancora influenza e si respira nel paddock: è qualcosa che non passa quando una leggenda si ritira, ma che si continua a respirare nell’ambiente”.

C’è qualcosa che, anche dopo tanti anni, ancora oggi la sorprende di Valentino? 

“Vale sa meravigliarti sempre, in pista e fuori. È una delle cose che lo rende unico perché sa essere speciale nelle cose più normali. Anche come papà, oggi che ha due splendide figlie, è un campione vero”. 

Da appassionato, se questa sera potesse sedersi a cena con tre grandi dello sport a sua scelta chi sceglierebbe? 

“È difficile, da grande appassionato di sport ne porterei molti. Ma se dovessi sceglierne tre direi Adriano Panatta, per la personalità, Alberto Tomba, per la simpatia, e Michael Jordan per la passione. Tre grandi diversi, per tre motivi diversi”.



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