Nisticò guida la matricola piemontese: “La mattina giro per i cantieri, gestisco l’azienda di famiglia. Il pomeriggio sono in campo. Fare il tecnico nel calcio non dà certezze. Il lavoro non lo lascio… Sorrentino? Ci aiuterà”
Il progetto vincente del Bra è nato tra calcestruzzo e impalcature: “Mi sveglio all’alba, vado in magazzino, coordino gli operai e partiamo con i lavori. La mattina giro per i cantieri, gestisco l’impresa edile di famiglia. Poi dal pomeriggio alla sera sono in campo”. Fabio Nisticò ha guidato la terza formazione più giovane del girone A di Serie D fino alla storica promozione tra i professionisti. Si è sempre diviso tra lavoro e pallone, questa sarà la sua prima avventura in C: “Non ho mai pensato che potessi vivere di calcio. Il tecnico è un mestiere pericoloso, tutto può accadere. Quando vinci sei sul tetto del mondo, quando arrivano le batoste nessuno vuole più darti fiducia. Alleno da quasi vent’anni tra i dilettanti, sono abituato alla doppia attività. Mi confronto con lo staff e analizzo i video degli avversari pure quando sono in ufficio. Però di lasciare l’azienda non ci penso”.
Mister, a che punto è il cantiere Bra?
“Abbiamo concluso la prima parte di ritiro. Adesso continuiamo a lavorare a Saint-Vincent per preparare l’esordio in Coppa Italia contro l’Arezzo il prossimo 16 agosto. In campionato debuttiamo affrontando la Sambenedettese in trasferta, ci saranno almeno 12 mila tifosi allo stadio. Noi siamo abituati a poche centinaia di spettatori. Sarà una bella emozione”.
Ripartite dalla C dopo l’impresa della passata stagione. Per lei sarà la prima volta tra i prò.
“Lo scorso anno nessuno avrebbe scommesso su di noi. La dirigenza è riuscita a costruire un’ottima squadra senza investimenti esagerati. Il club è tornato in C dopo 11 anni. Devo ringraziare i miei giocatori e tutta la società. Il presidente Germanetti è qui da 18 anni. È nato a Bra, ci è cresciuto e ha scelto di investirci”.
Da qualche settimana è arrivato anche un rinforzo illustre in società.
“Il nostro nuovo direttore tecnico è Stefano Sorrentino. Ci conosciamo da sempre, siamo legati da un rapporto sincero di amicizia fin dai tempi del Torino. Poi due stagioni fa, quando allenavo il Chisola, ci siamo salvati a Chieri. Lui era il presidente del club. Adesso lavoriamo insieme”.

Sorrentino ha già dato qualche consiglio ai portieri?
“Certo, è deformazione professionale. Parla tanto con il gruppo, la sua esperienza può soltanto aiutarci a migliorare”.
Il Bra sta vivendo un’estate ricca di impegni. Avete già giocato contro il Palermo di Inzaghi e il Pisa di Gilardino.
“Entrambi ci hanno fatto i complimenti per l’identità mostrata in campo. Pippo mi ha detto che non è facile trovare squadre organizzate come la nostra in questo periodo dell’anno. Per noi è motivo d’orgoglio, ma il vero calcio non si gioca ad agosto. Siamo pronti a dimostrare le nostre qualità”.
C’è un allenatore a cui si ispira?
“Antonio Conte. Lui è l’emblema del tecnico perfetto. Ha temperamento, sa come motivare i giocatori. Riesce sempre a tirar fuori il 100% dalla squadra. È quello che ho sempre provato a fare anche io tra i dilettanti”.
Qual è il segreto del suo Bra?
“Ai ragazzi dico sempre che in campo serve umiltà, spirito di sacrificio e voglia di vincere. Vogliamo essere il Como della Serie C. Da neopromossi puntiamo a conquistare la salvezza, anche all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Ma sogniamo in grande e proveremo ad arrivare almeno a metà classifica”.
Lo scorso gennaio, al termine del girone d’andata, vi hanno paragonato a Juventus e Atalanta. La sua squadra aveva la miglior difesa d’Italia.
“Abbiamo subito appena 9 gol nelle prime 22 partite, nessuno è riuscito a fare meglio dalla D alla Serie A. Tutti parlavano di noi, non eravamo abituati a quelle attenzioni. Siamo stati bravi a sfruttare quelle emozioni positive dominando il campionato”.
Con un gruppo di giovani, tra cui studenti universitari e lavoratori.
“Il nostro capitano Stefano Tuzza lavora nel centro medico di famiglia. Il bomber Aloia, quando può, dà una mano nel ristorante gestito da suo padre”.
Pure lei di lavorare non ha mai smesso.
“Con l’impresa edile di famiglia ci occupiamo di ristrutturazioni, montaggio pavimenti, impiantistica. Amo quello che faccio e non ho intenzione di lasciare l’attività. In Serie C, gli impegni saranno sempre più intensi ma ho a disposizione dei collaboratori preparatissimi che mi supporteranno”.
Se dovesse scegliere una cartolina della passata stagione, quale momento incornicerebbe?
“Quel 13 aprile, il giorno della promozione. Abbiamo festeggiato nel campetto di basket davanti agli spogliatoi dell’Imperia. La sera siamo tornati nel nostro stadio per festeggiare. C’erano centinaia di persone ad accoglierci, le tribune erano colorate di giallorosso. Qualche giorno dopo abbiamo organizzato una cena con la squadra e…”.
“Siamo andati tutti in discoteca a Torino, anche io e il mio staff. Ci meritavamo una serata libera. E poi, il mister non lascia mai soli i suoi giocatori (ride, ndr). Adesso però l’attenzione è tutta sul lavoro quotidiano”.
Il Fantacampionato Gazzetta è tornato, con il montepremi più ricco d’Italia! Iscriviti e partecipa
“L’obiettivo con il Bra è salvarci il prima possibile. Questa squadra ha fondamenta solide, c’è ancora tanto da costruire”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA