Bologna, Italiano esalta gli esterni d’attacco: già 22 i gol delle ali rossoblù in Serie A

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Il tecnico ha insistito su un insegnamento “Siete attaccanti, non solo punte esterne”. Le esercitazioni di Ndoye e Orsolini superstar

Matteo Dalla Vite

Giornalista

“Le ali hanno perfettamente messo in pratica una cosa che gli ho sempre detto: loro devono sentirsi attaccanti, non solo esterni d’attacco”. Parola di Vincenzo Italiano, che ha trasformato Dan Ndoye in un killer calcistico, Orsolini in un giocatore dotato di continuità realizzativa, Dominguez in un puledrino che vede anche la porta, Cambiaghi in un assist-man che ha avuto la gioia del gol e il tutto in attesa di Estanis Pedrola

L’orso evoluto

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Questa è la storia di gente che se ne sta in periferia ma che un giro in centro se lo fa volentieri. Ultravolentieri. La frase che Vincenzo Italiano ha detto ai suoi esterni d’attacco pare banale ma ha i suoi perché e i suoi percome: non a caso, da inizio anno, con Riccardo Orsolini sono stati studiati movimenti che lo portassero dentro al campo e all’area. Totale: 11 gol. Le reti al Lecce, alla Lazio (dopo aver percorso tre quarti di area in diagonale), con l’Empoli in Coppa Italia sono evidenze di un giocatore che da “monobinario” (ma parliamo di tre/quattro anni fa) si è trasformato in attaccante non solo degno della Nazionale ma anche della classifica cannonieri, quella degli ultimi tre anni che lo vede in testa fra i giocatori italiani con 32 gol. L’evoluzione dell’Orso è tutta qui: non c’è solo la fascia, c’è l’interno del campo da battere e sfruttare. Così si cambia e così si migliora. 

Dan, le esercitazioni

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Non a caso – altro esempio -, Dan Ndoye è passato dall’unico gol della scorsa stagione (proprio al Napoli) ai 7 di questa annata. Anche lui entra di più nel campo cercando la porta, prove ne siano non solo le reti realizzate ma anche le posizioni dalle quali ha fornito i 3 assist stagionali. Il segreto? Le esercitazioni: un membro dello staff di Vincenzo Italiano si è fermato ad ogni fine allenamento a far sì che lo svizzero calciasse in porta. Ah, una premessa, raccontata dallo stesso giocatore: con Motta l’ordine era di stare larghi, con Italiano si cerca la porta. Ed è così che, dai e ridai, Ndoye – quando tutti erano già sotto la doccia – si è fermato a calciare, calciare e calciare ancora verso la porta. L’insistenza porta quasi sempre al risultato. 

Benj ha fede

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A seguire, l’exploit di Benjamin Dominguez: 3 gol per lui e uno annullato (a Genova, all’esordio in A) che sarebbe stato il più bello di tutti. L’argentino tascabile è colui che ama entrare nel campo, da sempre: lo faceva con la maglia del Gimnasia – sono diversi i suoi gol da lontano dopo aver preso spazio e tempo in zona intermedia – e sono questi i colpi che lo hanno portato fra le braccia di Lionel Scaloni per la prima convocazione (ma senza debutto) con la maglia dell’Argentina. Dominguez ha già conquistato le vetrine, ogni gara inventa qualcosa, riguardare il quinto gol alla Lazio per capire: ricami ma anche concretezza. Benjamin ha avuto fede: inizialmente spaesato per il passaggio da un campionato all’altro, ha saputo attendere e avuto il tempo per capire. E ha colpito, sbalordendo gli stadi d’Italia.

Si riprende tutto

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Infine, Nicolò Cambiaghi: 4 assist e un gol (da posizione centrale), il tutto dopo aver perso cinque mesi per un ginocchio operato. Lo ha voluto espressamente Italiano, e figuriamoci Sartori che lo aveva preso all’Atalanta. L’ala si sta riprendendo tutto dopo lo stop coatto di inizio stagione. Ventidue gol dalle ali (più 2 realizzati dagli ex Karlsson e Iling jr) dicono una cosa. A Bologna, fasce di merito.



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