Bologna, i riti al Dall’Ara e i segreti

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La danza della squadra nel tunnel prima di ogni gara, Italiano che calcia il pallone ai tifosi, gli abbracci del presidente. E Freuler dice: “Qui c’è qualcosa in più”

Matteo Dalla Vite

Giornalista

Poi, si sa, nella storia c’è anche chi ha vinto scudetti sopportandosi o senza l’amicizia come atmosfera preponderante negli spogliatoi. Fatto sta che il Bologna oggi è quel che è anche per una alchimia costruita nel tempo fra chi c’era e chi c’è, fra la gente e la squadra, fra tante componenti. Spesso le cose arrivano senza cercarle: così, d’istinto. E allora vedi Italiano che calcia il pallone in curva ma anche in tribuna dopo la partita; che la gente canta sulle note di Cremonini e Dalla assieme ai giocatori, c’è che la squadra intera dopo ogni match va sotto la curva a fare la foto della gioia, c’è che dopo la gara si balla su un brano rivisitato di “Sister Act” o, prima, si tormenta il telone del tunnel coi Daft Punk mentre Saputo saluta i suoi “attori” uno per uno. Questo è il Bologna oggi: più che riti scaramantici, riti da condividere. “C’è un’atmosfera incredibile e trascinante – dice sempre Vincenzo Italiano -: e i ragazzi sanno di doverla alimentare con le prestazioni”. Tutto bello e tutto bene? Così, poi vada come vada. 

Daft Punk: il tunnel balla

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Il gruppo di oggi nasce anche dalle ruvidezze del passato: i ragazzi che hanno vissuto la tragedia e i passi precedenti con Sinisa Mihajlovic hanno indubbiamente accresciuto sensibilità aggreganti differenti e che hanno trasmesso a chi è arrivato dopo. O così o così, c’è scritto idealmente sull’entrata di Casteldebole: che è un bell’andare, non una costrizione. “Negli anni – disse De Silvestri alla Gazzetta – si è creato un modello Bologna in cui tutti entrano e in breve tempo si riconoscono”. Lo stesso De Silvestri è il cosiddetto “Welcome manager”: con ogni nuovo acquisto, giretto in centro a prendersi un caffè e a raccontare che quella è piazza Maggiore e le Sette Chiese di Santo Stefano e così via. Ma l’atmosfera che si è creata al Dall’Ara è qualcosa che chiunque ci arrivi anche una volta vorrebbe rivedere. Prima della gara, i discorsi nello spogliatoio spettano non solo all’allenatore ma se serve anche a De Silvestri stesso o a Skorupski. Nel cerchio pre-partita, nell’ultima contro il Napoli, è stato Freuler a dire la propria. Prima del riscaldamento, la squadra si riunisce sotto al tunnel estendibile: quando suonano i Daft Punk con “One More Time”, ecco che la plastica diventa un telone da far ballare come ci balla tutta la squadra per almeno un minuto. La musica è qualcosa che, nello spogliatoio, Vincenzo Italiano non considerava né accettava: arrivato a Bologna, vedendo l’aggregazione davanti a una sola canzone, l’ha sdoganata, dicendo addirittura “se non sento la musica nello spogliatoio, vado io ad accenderla”. 

Sister Act, toc toc e cene

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In tutto ciò che succede nel pre-gara c’è anche Joey Saputo che attende fuori da quel telone estendibile tutta la squadra: la saluta prima e la saluterà dopo, comunque sia andata, al rientro negli spogliatoi. Presenza. Costante, e anche questo – rispetto a un tempo in cui era più a Montreal che a Bologna – ha fatto la differenza. Poi, dopo la gara, c’è anche il rito del “Yesss” creato da Beukema e Aebischer e che ha coinvolto tutti gli altri: si mettono davanti al cellulare, simulano distrazione poi nell’obiettivo dicono simultaneamente “Yes”. E via, sui social. Ma il dopo-gara non è finito qui: con la Curva Bulgarelli alle spalle, c’è la foto di rito che una volta veniva fatta in spogliatoio; poi, ultimamente, ecco “I will follow him” brano di “Sister Act”, parte tenendosi bassi e poi si alzano le mani scatenandosi, sempre sotto (e con) la curva. E le cene? Quando si può: per esempio “da Nello” al Montegrappa o alla Bottega di Franco ma non solo. Un altro rito è la bottiglia Magnum di Montenegro: succede proprio da “Nello”, venne firmata lo scorso anno da tutta la squadra e aperta solo a obiettivo (Champions) raggiunto. Stessa cosa fatta qualche settimana fa. Oggi, quel boccione, aspetta, al sicuro, di essere sorseggiato. Dice Freuler: “Qui c’è e si vede qualcosa che nelle altre squadre non c’è”. Per non parlare del “toc toc” di Orso: virale.



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