Bestemmie nel calcio: Lautaro l’ultimo episodio, storia di un’abitudine e le sue varianti

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Il labiale di Lautaro Martinez non punito dalla giustizia sportiva è l’ultimo episodio: dalla crociata di Gianni Petrucci alle acrobazie linguistiche di Silvio Baldini fino all’eterno Trap, viaggio in una peculiarità tipica solo del nostro calcio

Di solito quando succede – eh sì, succede – i calciatori-bestemmiatori colti in flagrante prima di un corner o dopo un fallo non fischiato diventano linguisti, si scoprono glottologi, si trasformano in studiosi dell’acustica. E allora è tutto un distinguo e no, non volevano nominare il nome di Dio invano, ma hanno detto zio, talvolta pio, addirittura io. E no, non era la Madonna che invocavano ma una loro nonna o forse ecco, c’era colonna in area di rigore e non riuscivano a farsi largo, con tutta quella colonna. Nel regolamento si parla di “espressioni blasfeme”, da punire con sanzione, cioè squalifica o multa. 

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