Ballardini analizza le big in affanno in Serie B

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Il tecnico romagnolo analizza il momento poco felice di tre grandi di Serie B in affanno: “Più che forti, i giocatori devono essere funzionali”

Lorenzo Cascini

La Serie B è un campionato pazzo: si giocano tante partite, c’è tanto equilibrio e le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Spesso viene dato come favorito per la promozione o per i playoff chi spende di più o chi ha un nome o una storia che parlano da sé, quando in realtà poi il campo può emettere verdetti completamente diversi nel corso della stagione. Questione di pressioni, infortuni, errori di valutazione e tanto altro ancora. Quest’anno non fa eccezione e per capirlo basta guardare la classifica. Al quindicesimo posto – in piena zona playout – c’è la Sampdoria di Sottil, che ha cambiato tre allenatori e sta vivendo una stagione complicata. Penultima e terzultima sono invece due squadre che sono retrocesse dalla Serie A, Salernitana e Frosinone, che hanno speso tanto sul mercato e nessuno avrebbe mai osato pronosticare così in basso a questo punto della stagione. Come è possibile? Lo abbiamo chiesto a Davide Ballardini.

Partiamo da qui. Come è possibile che squadre con un seguito di tifosi così importante e con giocatori di quel calibro di trovino così in difficoltà?

“Perché il calcio non si fa con i nomi. Non si gioca alle figurine, ma a pallone. Ci vogliono organizzazione e programmazione, i calciatori vengono dopo. Non basta chiamarsi Sampdoria, Salernitana o Frosinone per vincere le partite. E i giocatori più che forti devono essere funzionali”.

“No. Perché sono tre squadre con organici importanti, costruite quantomeno per lottare per la promozione. Soprattutto la Samp. Però poi se si va ad analizzare il fatto che hanno tutte cambiato allenatore e che i risultati non arrivano, allora vuol dire che non basta. O che comunque qualche ingranaggio è saltato o non sta girando nel modo giusto”.

Può essere anche una questione di mancanza di motivazioni o di aver sottovalutato il campionato?

“Sì, anche. C’è sicuramente anche questo. I calciatori devono essere bravi a calarsi nella realtà in cui si trovano, non basta avere 50 o 100 partite in Serie A nel curriculum. La B è un torneo tosto, dove nessuno ti regala niente. E infatti poi parlano i risultati. Ripeto, non basta chiamarsi in un certo modo o avere tanti tifosi per fare bene”.

Però avere il sostegno dei tifosi è un qualcosa che dovrebbe dare una carica in più, cosa è mancato finora secondo lei?

“Allora, ci tengo a precisare che sono piazze che meritano la Serie A per il seguito che hanno e la passione dei tifosi. Loro, ma come anche il Palermo o il Bari. Però, se guardiamo Salernitana e Frosinone, vediamo due squadre che hanno cambiato molto e che ci può stare non abbiano trovato la quadra. Sono stati fatti degli errori, ovviamente. Di vario tipo. Basta poi guardare i fatti. La Carrarese o la Juve Stabia, neopromosse, corrono di più e in campo danno tutto. Magari sulla carta hanno meno qualità, eppure…”.

C’è qualcos’altro che l’ha sorpresa?

“Senza dubbio le neopromosse. In un campionato equilibrato e tosto come la B non è facile fare così bene. Invece la Juve Stabia è in piena zona playoff, la Carrarese è a metà classifica. Avranno meno storia, meno pubblico e meno blasone, ma hanno tante altre componenti che gli stanno dando ragione”.



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