I ricordi dell’ex attaccante: “Il Foggia ha arricchito il calcio, chi veniva a vederci giocare usciva felice. La Fiorentina è un rimpianto: eravamo secondi, Cecchi Gori cacciò Radice”
Bentornati a Zemanlandia dove, per dirla alla Antonio Albanese, il calcio era “da du a dà e da dà a du”, e faceva impazzire la gente. Bentrovati un quel giardino incantato, in cui, quando s’aprirono le porte, per entrare, il football divenne arte e pareva di essere a un concerto di musica sinfonica. Ciccio Baiano è stato quel tempo e pure altro, 192 gol complessivi – 38 in due stagioni rossonere con il Foggia – girovagando in una specie di romanzone popolare in cui erano tutti buoni, belli e bravi, ma sul serio. Perché, canterebbe Bennato, ogni favola è un gioco che ancora va accarezzato per chi se l’è spassata con due re e ora, alla prima da allenatore del Poggibonsi (0-1 ad Orvieto) non smette di gustarsi questo Mondo, che è il suo: “Maradona è stato il re dei marziani; Batistuta quello tra quelli degli umani: io ho giocato con entrambi”.
