Tutte le emozioni vissute in un’annata vibrante che ha portato alla promozione diretta in Serie B. Sempre col supporto del popolo del Partenio
I momenti, i protagonisti, gli snodi cruciali e le difficoltà superate di una stagione intensa. Il ritorno dell’Avellino in Serie B, lì dove mancava dal 2017/18, l’abbiamo ripercorso in dieci istantanee che rappresentano le coordinate principali di un cammino concluso in trionfo.
pazienza…
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L’avvio è stato traumatico. Reduce dall’eliminazione (per certi versi anche sfortunata) in semifinale playoff col Vicenza, Michele Pazienza ha avuto modo di cominciare questa stagione dall’inizio ma senza risultati positivi. Nessuna vittoria e solo tre pareggi nelle prime cinque giornate di campionato, con la sconfitta interna del 21 settembre col Latina a far traboccare il vaso. In un’annata per lui complessivamente da dimenticare, Pazienza è poi salito in corsa sulla panchina del Benevento collezionando il secondo esonero.
rivoluzione
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Il botto è stato fragoroso. La famiglia D’Agostino – che sugli investimenti non si è mai tirata indietro, da quando ha preso il club nella primavera del 2020 – a quel punto ha scelto di cambiare non solo in panchina, ma anche il vertice della direzione sportiva rinunciando all’esperienza di Giorgio Perinetti. Squadra affidata a Raffaele Biancolino, allenatore della Primavera, che doveva essere solo un traghettatore verso una scelta più collaudata (diversi i nomi in ballo, da Clotet fino al sogno di un ritorno di Tesser). Soluzione interna anche dietro la scrivania, con la promozione dal settore giovanile di Mario Aiello, in C già d.s. di Cavese e Paganese. Sembrava un ridimensionamento, invece…
che biancolino
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Dopo lo 0-0 con la Turris all’esordio, Biancolino ha infilato sei vittorie di fila e la prima della serie (2-1 in casa col Foggia) ha convinto il club a considerarlo a tutti gli effetti il nuovo allenatore. Alla prima esperienza tra i grandi, il “Pitone” – lo chiamano tutti così – si è portato dietro il sistema di gioco con cui ha vinto il campionato Primavera 3 (4-3-1-2) ma soprattutto il carisma e la credibilità di una bandiera vincente e radicata nel club: napoletano adottato da Avellino, al centro dell’attacco biancoverde ha conquistato infatti ben quattro promozioni in B (2003, 2005 con suo gol in finale al Napoli, 2007 e 2013). Questa è la quinta, la prima in altra veste. L’uomo del destino.
avellino, che mercato
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A metà stagione, per non lasciare nulla di intentato, la proprietà ha deciso di fare all-in e prendere il centravanti più forte della C: così è arrivato Facundo Lescano dal Trapani, in una maxi operazione comprensiva anche dei cartellini di Liotti, Mulè e Toscano (questi ultimi due erano già in Sicilia, inizialmente in prestito). La mossa per sbaragliare la concorrenza ha ripagato, al di là dei quattro gol realizzati dall’argentino, perché due così lì davanti (Lescano e Patierno, appunto) le altre non li hanno e tornano molto utili in una squadra che ha prodotto all’interno dell’area 55 gol su 57. Curiosità: Patierno e Lescano non sono mai riusciti a segnare entrambi nella stessa partita. A gennaio sono arrivati anche Cagnano, Panico e Palumbo, quest’ultimo l’investimento di qualità per il futuro.
la classifica ride
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A metà marzo, il vento ha iniziato a soffiare ancora più forte nelle vele dell’Avellino: l’esclusione della Turris ha ridotto da tre a uno i punti di ritardo dal Cerignola primo in classifica, facendo così sentire il fiato sul collo alla squadra di Raffaele (protagonista, in ogni caso, di una stagione eccellente oltre le aspettative). E’ stato il presupposto del sorpasso, avvenuto poi nel posticipo del 24 marzo col Potenza. La classifica dice che la promozione sarebbe arrivata comunque, ma è innegabile sottolineare come un fattore esterno abbia tolto un po’ di sicurezza a chi comandava e dato fiducia a chi inseguiva.
super patierno
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Un nome per ruolo, senza fare torto a chi non viene nominato, in una rosa profonda e con una coppia di alto livello in ogni casella. Iannarilli in porta si è rivelato la sicurezza ben nota già dai tempi di Terni. In difesa, menzione speciale per Cagnano: arrivato a gennaio dal Sudtirol come alternativa a Frascatore, l’ha sorpassato a sinistra diventando un esterno di spinta totale che ha garantito cambio di passo nel momento cruciale. In mezzo al campo, Luca Palmiero si è rigenerato tornando il play di lotta e di governo degli anni d’oro di Cosenza. In avanti, la consacrazione definitiva di Cosimo Patierno: con 36 reti in due stagioni, è diventato (ben staccato, ma il tempo è dalla sua) il terzo marcatore di sempre del club dietro Castaldo (70) e Biancolino (56).
le partite chiave
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Due su tutte: lo scontro diretto di ritorno a Cerignola, a gennaio, quando il gol dell’ex di De Cristofaro per l’1-1 al 94’ha frenato la squadra di Raffaele difendendo la parità negli scontri diretti (che è diventata vantaggio, con la differenza reti). E poi un’altra partita con il sale sulla coda, Avellino-Crotone del 16 febbraio (2-1): il pari di Vinicius all’88’ poteva generare una frenata importante, poi ci ha pensato Patierno di testa al 92’. Chiamatela zona Avellino, ha portato punti determinanti.
dietro le quinte
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Da allenatore debuttante in C – che non poteva, ragionevolmente, fare tutto da solo – Biancolino ha saputo circondarsi degli uomini giusti. Con intelligenza e visione strategica, nella costruzione di uno staff che ha lavorato a fari spenti e con dinamiche da vera squadra. Dal braccio destro Vincenzo Riccio – per l’allenatore un amico e compagno di mille battaglie in biancoverde, anche da giocatore – al preparatore dei portieri Pasquale Visconti. Senza dimenticare gli altri preparatori e collaboratori tecnici, protagonisti di una gestione con un chiaro leader, ma comunque condivisa anche da chi non compare nelle foto: Dario Rossi, Fabio Esposito, Luigi Gennarelli, Ciro Santangelo, Massimo Foria.
scaramanzie
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Inutile negarlo, quando il gioco si fa duro nel calcio si chiede anche l’aiuto della dea Fortuna. Che ciascuno invoca a suo modo, con discrezione ma senza farne mistero. Guai a toccare a Biancolino la bottiglietta d’acqua appoggiata allo spigolo dell’area tecnica (e un paio di avversari, probabilmente consapevoli del significato, hanno provato in stagione a colpirla per spostarla). Ma c’è di più: dalla trasferta di Altamura a metà dicembre, l’amministratore unico Giovanni D’Agostino e il d.s. Aiello sono stati avvistati con regolarità nei prepartita mentre lanciavano nelle porte due castagne (simbolo di protezione e prosperità, nella credenza popolare). Da allora, undici vittorie e due pareggi con una sola sconfitta, quella di Foggia. Lì dove, si racconta a voce bassa, sembra non ci fossero castagne disponibili…
effetto partenio
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Esigente ma trascinante. Quello del Partenio-Lombardi è pubblico dal palato fine che non si accontenta, a volte mormora, ma dà continui stimoli. Nove le vittorie interne consecutive, quella col Crotone a metà febbraio ha ricompattato l’ambiente e le ultime quattro in casa hanno fatto registrare il tutto esaurito toccando quota diecimila. In assenza di limitazioni di ordine pubblico, la partita promozione sarebbe diventata un vero esodo biancoverde.
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