“Re Artù” si racconta alla Gazzetta: “Quel processo è stata un’irruzione nella mia vita, mi ha strappato il sogno di allenare tra i pro’. Mazzola mi prendeva a calci nel sedere, Zamparini chiamò un mago per scacciare il malocchio. Messina? La piazza della vita”
La tavola rotonda di Re Artù è apparecchiata per sei. Piatti e posate sono per lui, sua moglie, i suoi due figli e i suoi genitori, ma uno dei posti è vuoto da trent’anni. È quello di suo padre, morto quando Arturo Di Napoli ne aveva 20. “Il mio rimpianto non è la Nazionale e neanche l’Inter, dove avrei potuto giocare di più, ma il fatto che mio padre, napoletano emigrato a Rozzano, non mi abbia visto esordire in Serie A con gli azzurri. Da piccolo mi portava allo stadio col bandierone. Mi mancherà per sempre”. Arturo, 52 anni, punta dal mancino dorato e dall’indole ribelle, dribbla riunioni di lavoro per raccontare la sua carriera. Nel 2023 è tornato a riveder le stelle dopo la piena assoluzione dalla squalifica per calcioscommesse: “Sono stato moralmente stuprato”.