L’ex fischietto di Schio confessa di aver voltato pagina. Non ha nostalgia della sua vecchia vita sul rettangolo verde: il designatore della Can C svela qual è il suo obiettivo
C’è chi ha nostalgia della sua vecchia vita e, chi, invece, riesce a voltare pagina senza mai guardarsi indietro. È il caso di Daniele Orsato, 289 gettoni in Serie A e oggi designatore della Can C. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex fischietto di Schio confessa qual è la sua missione: “Se mi manca arbitrare? Per niente”.
Orsato, da arbitro a designatore: “Zero nostalgia”
Quando si arriva al top, quando sei il secondo arbitro per numero di partite arbitrate in Serie A – addirittura 289 – dietro soltanto al mito Concetto Lo Bello, il rischio di restare ancorato a vecchi ricordi è alto. A un passo dai 50, Orsato guarda avanti senza rimpianti.
“Non mi manca affatto arbitrare, è il passato. L’arbitro che era dentro di me è morto” ha raccontato al Corriere della Sera. Personalità da vendere, dentro e fuori dal campo. L’ex direttore di gara veneto è sempre stato così, finendo spesso nel mirino delle critiche per atteggiamenti a volte giudicati eccessivamente sopra le righe. “Se si vive di ricordi è finita: bisogna sempre pensare al futuro”. E il futuro è rappresentato dai suoi ‘allievi’.
La nuova missione dell’ex arbitro
Non ci gira intorno e arriva dritto al punto: “Ora la mia missione è insegnare ai giovani arbitri a non avere paura”. Sì, perché le insidie sono innumerevoli per chi sogna di ripercorrere la carriera di Orsato. Il tema è caldo, delicato, da maneggiare con tatto attingendo da quell’esperienza accumulata sui campi di tutta Europa.
Nel ritiro di Cascia, in Umbria, si rivolge ai suoi allievi illustrando i concetti chiave dei suoi insegnamenti: “Ognuno deve avere il proprio stile, ma soprattutto i miei arbitri devono pensare solo alla C. Va bene guardare in alto, ma la A e la B non sono per tutti”. Sarà poi il rettangolo verde a stabilire se una nuova leva potrà o meno ambire alla massima serie. “Qui vige la meritocrazia. E lo sport non mente mai”.
Orsato svela qual è il difetto dei fischietti
E si torna alla sua mission. Secondo Orsato, infatti, il difetto principale degli arbitri è “la paura”. Una paura ch’è frutto di condizionamenti esterni. Come i social, ad esempio. Che definisce “terribili, senza pietà. Non è facile resistere a certe critiche”. Si sa, sul web non esiste freno alle polemiche. Soprattutto dinanzi a una decisione arbitrale sbagliata o discutibile.
“Ma loro non devono preoccuparsi di sbagliare. Anzi, se sbagliano è colpa mia, significa che non li ho preparati abbastanza bene”. Dal campo alla scrivania Orsato non è cambiato di una virgola. Ruoli diversi, stessa leadership. “I ragazzi devono pensare solo ad arbitrare e a migliorare imparando dai propri errori. Sono rigorosissimo: niente social, più vita vera”.