Quale sarà il futuro di Antonio Conte? Quale club allenerà dopo essersi concesso un anno sabbatico dalla panchina? “Per me ora è impossibile lavorare per una squadra che aspira solo a dare spettacolo, perché l’aspettativa nei miei confronti è esclusivamente legata alla vittoria. Se non vinco, ho fallito. L’opzione ideale – ha spiegato il tecnico italiano in una lunga intervista al Daily Telegraph – è far divertire la gente e vincere. I trofei che ho in casa sono una grande responsabilità, perché stanno lì a ricordarmi ogni giorno che devo vincere”. Con lavoro, passione e fatica. “Conte deve vincere. Altrimenti gli altri non vedono l’ora di festeggiare il suo fallimento. Questa è la verità”.
Conte: “Sogno di vincere la Champions per mio padre”
Il sogno mai nascosto è la vittoria della Champions League, “una gioia che che vorrei regalare a mio padre”. Sulla strada verso il trionfo, però, per l’ex allenatore di Juventus e Inter che un ostacolo che considera difficile da superare: il Manchester City di Pep Guardiola, campione in carica. “È il miglior allenatore al mondo. E poi quando abbini il miglior allenatore del mondo con un club che può sostenerlo e può investire per portare giocatori importanti e migliorare la squadra ogni stagione perché vogliono rimanere in cima al mondo – spiega Conte – allora è molto, molto difficile competere allo stesso livello”.
Conte sulla morte di Ventrone, Mihajlovic e Vialli
L’ultimo anno e mezzo è stato emotivamente tosto per l’ex ct della Nazionale, che ha perso tre grandi amici come Gian Piero Ventrone, Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli. “È stato senza dubbio uno dei momenti più duri della mia vita. Con Vialli ho avuto un rapporto profondo. L’ho incontrato tre settimane prima che morisse e conservo quel momento nel mio cuore. Ventrone morì in soli sei giorni dal manifestarsi dei problemi di salute. È stato davvero difficile affrontare questa situazione al Tottenham .E anche la morte di Sinisa mi ha segnato”.
Conte: “I lutti ti fanno pensare a cose orribili”
Anche l’aspetto mentale, dunque, ha inciso nella scelta di Conte di fermarsi un anno. Per fare reset, per riappropriarsi di quello che si dà per scontato, ma che non lo è affatto. “Quando accadono queste cose puoi fare pensieri orribili. Pensi a cosa può succedere a un’altra persona molto vicina a te, o a te stesso. È stato un momento davvero difficile, anche per i giocatori del Tottenham, quando è morto Ventrone. Abbiamo provato a superarlo insieme, ma ho sentito che anche i giocatori hanno visuuto soffrendo questa situazione orribile”.