Ancelotti e Gattuso non si parlano più, il retroscena della figlia Katia che attacca anche Pioli

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Katia Ancelotti racconta il lato intimo del padre allenatore, ricorda l’esperienza di Napoli che portò alla rottura con Ringhio e protegge il fratello

Era il dicembre del 2019, il Napoli aveva appena travolto il Genk per 4-0 in Champions timbrando il passaggio agli ottavi, Ancelotti aveva appena terminato la sua conferenza stampa quando alle 23.30 arrivò la nota della società che ufficializzava il suo esonero. Una serie di risultati negativi in campionato (dieci partite senza vittorie) e soprattutto qualche problema nello spogliatoio oltre alla presa di posizione del tecnico che si era detto contrario al ritiro imposto dalla società, fecero finire in anticipo l’avventura in azzurro di Re Carlo che fu sostituito sulla panchina partenopea da Gattuso, suo (ex) amico. I rapporti tra i due si sono rotti da quel giorno, come conferma la figlia di Ancelotti al Corriere della Sera.

Perché Ancelotti rimase male

La lunga militanza al Milan aveva fatto nascere un bel rapporto tra i due ma Ancelotti rimase malissimo per non essere stato contattato nè con una telefonata nè con un messaggio da Ringhio. Un “tradimento” inspiegabile che l’attuale ct del Brasile non ha mai mandato giù. Dice Katia Ancelotti: «Non si sono più sentiti, nè visti. Papà ci è rimasto male e non fa finta di niente. Rino non lo ha mai più chiamato, probabilmente si rivedranno al Mondiale, ci auguriamo tutti che l’Italia ci vada. Sarebbe bella una finale Brasile-Italia, l’ultima c’era stata nel 1994, papà era il secondo di Sacchi. Gattuso dov’era?! È un dato di fatto, storia».

L’aplomb di Carlo, lontano dai social

Sia a Napoli, sia a Torino con la Juventus, Carlo ha ricevuto scortesie dai tifosi: «Non gli ha dato peso. Intanto, lui non guarda i social. Mica leggeva o sentiva che a Napoli dicevano che era venuto a prendere la pensione? Quella cosa lì a me ha fatto malissimo, per esempio. A lui dispiace soltanto quando non riesce a fare il suo lavoro».

Di lui si dice che non si scompone mai: «In campo e nello spogliatoio succede, dicono. Mio fratello Davide e mio marito Mino raccontano di sfuriate pazzesche, una versione di papà a me sconosciuta. Vorrei vederlo nella vita così, ogni tanto.Tende ad evitare i conflitti, però ogni tanto bisogna prendere una posizione, che può non star bene a tutti».

La difesa del fratello Davide

Katia parla anche del peso del cognome e difende il fratello Davide: «Per me non lo è, mio fratello Davide ne ha subite di critiche per aver cominciato ad allenare con papà. Credo che abbia fatto più fatica degli altri, proprio perché gli hanno sempre puntato il dito. Adesso allena, da solo, il Botafogo, è anche lui in Brasile. Mi secca che parlino di lui e non di altri figli che pure sono con i papà allenatori. Pioli, tanto per fare un esempio».

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