Il tecnico avrebbe carta bianca sul mercato e un ingaggio monstre per tre anni oltre a ritrovare Milinkovic, suo fedelissimo alla Lazio. L’unico nodo: tanti campioni in scadenza nel 2026
Chiunque telefoni dall’Arabia Saudita, difficilmente passa inosservato. Simone Inzaghi, prima di dare una risposta, ha un futuro ancora da scrivere e una finale di Champions League che potrebbe cambiare radicalmente i suoi scenari di carriera. Intanto, l’Al Hilal ha già bussato alla porta con un’offerta monstre da 50 milioni di euro per i prossimi tre anni. La squadra di Riad, dopo il Triplete dello scorso anno, ha concluso il 2024-25 con un solo trofeo: la Supercoppa d’Arabia, vinta ad agosto contro CR7. Jorge Jesus ha lasciato la panchina, che adesso è ancora senza un nuovo padrone. Chissà se un messaggio di Milinkovic-Savic potrà far vacillare Simone, che troverebbe a Riad una squadra di talento, non troppo giovane e in cerca di riscatto.
INFORTUNI, CALI E ADDII: UNA STAGIONE ANOMALA
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Quest’anno, l’Al Hilal ha dimostrato quanto sia difficile confermarsi dopo una stagione – quella scorsa – stellare. Campionato vinto con 96 punti da imbattuto, record storico di 34 vittorie consecutive tra settembre e aprile, trionfo in Supercoppa e coppa nazionale: un dominio assoluto. Della macchina tritatutto creata da Jorge Jesus la stagione passata, oggi è rimasto ben poco. In attesa dell’ultima giornata, in Saudi League l’Al Hilal è secondo e chiuderà alle spalle dell’Al Ittihad di Benzema, già campione. In Champions asiatica è uscito in semifinale, mentre nella coppa nazionale ha perso ai rigori in finale. L’unica (magra) consolazione è stata la Supercoppa, vinta ad agosto. Jesus ha pagato a caro prezzo sia i numerosi infortuni ai suoi giocatori chiave, sia un calo di rendimento – in parte fisiologico – di alcuni singoli. Mitrovic, punta da 40 gol lo scorso anno, si è “fermato” a 27, saltando anche due mesi per infortunio. Bono è stato responsabile di qualche gol regalato, subendone ben 52. Malcom si è involuto, Neymar ha salutato definitivamente e Ruben Neves è stato meno incisivo. Le eccezioni? Milinkovic-Savic, confermatosi un grande realizzatore (16 gol, miglior bottino in carriera), e soprattutto lo storico capitano Al-Dawsari, protagonista di un’annata super da 26 gol e 17 assist in 46 partite.
LA SFIDA CHE ASPETTA SIMONE
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Inzaghi, qualora dovesse arrivare, troverebbe una squadra abituata a giocare con la linea a quattro, due mediani, un trequarti, due esterni rapidi e una punta di sfondamento. Un sistema di gioco non particolarmente affine al tecnico piacentino, che tra Lazio e Inter è sempre stato fedele alla linea a tre, con due esterni tutta fascia, tre centrocampisti centrali e due punte capaci di dialogare tra loro. Sul mercato, l’Al Hilal ha investito poco più di cento milioni: sono arrivati Marcos Leonardo dal Benfica – seconda punta rapida da 26 gol in stagione – Joao Cancelo, frenato da qualche acciacco fisico nonostante gli 11 assist forniti, il terzino saudita Al-Harbi (pagato 25 milioni) e l’ala destra brasiliana classe 2004 Kaio Cesar, che ha chiuso con 3 gol e 3 assist. Dati alla mano, l’Al Hilal è la seconda squadra più anziana della Saudi League (28,3 anni di media), dietro solo all’Al Khaleej. Un fattore che potrebbe giocare a favore di Inzaghi, abile a empatizzare e gestire al meglio gruppi con giocatori esperti.
SERGEJ E SIMONE: UN SODALIZIO DA RISCRIVERE IN ARABIA
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A fare da sponsor a Simone potrebbe essere un suo vecchio alfiere, Milinkovic-Savic. Se il serbo, oggi, è diventato un centrocampista totale, in grado di garantire una doppia cifra di gol e assist in una singola stagione, gran parte del merito va proprio al tecnico piacentino. Nel 2016, Sergej era ancora alla ricerca di una precisa identità tattica, dopo una stagione anonima con Pioli in panchina. Inzaghi, appena salito alla guida della Lazio, lo provò prima sulla trequarti, poi da mezzala, fino a trasformarlo in un tuttocampista moderno. Insieme hanno conquistato due Supercoppe italiane e una Coppa Italia. Per Milinkovic 44 gol e 38 assist in cinque stagioni biancocelesti con Simone in panchina. Il rapporto tra i due è sempre stato ottimo, anche se non privo di piccoli episodi controversi: nel 2021, durante il discusso passaggio di Inzaghi all’Inter – non ben visto dall’ambiente laziale – spuntarono alcuni “like” social del serbo a post critici nei confronti dell’allenatore.
AMBIZIONE E PRESSIONE DA GESTIRE
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Inzaghi potrebbe così diventare il secondo tecnico italiano della Saudi League, dopo Stefano Pioli. All’Al Hilal avrebbe carta bianca, una condizione a lui estranea dopo anni trascorsi a lavorare con parametri zero e acquisti low-cost tra Lazio e Inter. Il presidente bin Nafel è ambizioso, sempre vicino alla squadra e lavora a stretto contatto con il direttore generale spagnolo Esteve Calzada, ex Manchester City. L’Al Hilal è il club più titolato d’Arabia e punta a tornare a dominare anche in campo internazionale – la Champions asiatica manca da quattro anni – con tifosi sempre vicini, tra cori e coreografie (basta rivedere la presentazione di Neymar). Dall’altra parte, però, c’è una forte influenza mediatica: Jorge Jesus, esonerato a inizio maggio, è stato duramente contestato dai tifosi sui social dopo l’eliminazione in semifinale di Champions asiatica. Lo stesso destino è toccato a Neymar, osannato e disprezzato nel giro di poche settimane. Insomma, per Inzaghi sarebbe una sfida, in primis con sé stesso. Troverebbe un gruppo motivato, con voglia di rivalsa e un passato vincente. Da non sottovalutare, infine, il fattore contratti: Milinkovic, Mitrovic, Ruben Neves, Koulibaly e Bono sono tutti in scadenza 2026. Gran parte del loro futuro dipenderà dalla prossima guida tecnica.
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