L’ex Milan debutta in B: “Inzaghi un amico, ma… niente scherzi. Qui mi sento a casa, che bel progetto. Mi ispiro a De Zerbi. Gattuso l’uomo giusto per l’Italia”
La Juve Stabia di Ignazio Abate sarà tutta “anima e cuore”. Il messaggio del nuovo allenatore dal ritiro di Castel di Sangro è chiarissimo: “Siamo concentrati sull’inizio di stagione. Ripartiamo da zero, l’obiettivo è confermare la categoria e gettare le basi per continuare a sognare”. Nell’ultimo campionato la squadra gialloblù è arrivata – da neopromossa – fino alle semifinali playoff: “È stato l’apice di un lavoro di programmazione mirato. La società ha raggiunto un traguardo straordinario. Quest’anno cambieremo tanti giocatori, molti saranno giovani. A loro va dato il tempo di trovare l’equilibrio, in campo e fuori”. Mister Abate con i ragazzi è un maestro: “Insieme al ds Lovisa stiamo scegliendo calciatori con elevate qualità tecniche e soprattutto morali. Il confronto è fondamentale. Nulla è più importante del gruppo”.

Come riparte la sua Juve Stabia?
“Arriviamo da giorni di lavoro intenso. È la mia prima volta in B, un campionato difficile, di avversari forti. Con la dirigenza valutiamo i profili giusti per rinforzare la rosa. Abbiamo bisogno di giovani che abbiano fame, umiltà e voglia di dedicarsi con tutte le loro forze al progetto”.
La testa prima che il campo: è questo il segreto?
“Lavoriamo già sui principi di gioco che adotteremo. Il modulo però lo fanno le caratteristiche degli interpreti. Un bravo allenatore deve saper valorizzare al meglio ogni suo giocatore. Per farlo deve conoscere l’uomo oltre il professionista”.
Cosa l’ha convinta a scegliere Castellammare?
“Il valore delle persone. Fin dai primi colloqui con il presidente Langella e il ds Lovisa ho apprezzato la visione e il progetto che avevano. È una sfida affascinante. Sono nato a Sant’Agata de’ Goti, circa 60 chilometri da Castellammare. Ho giocato nel Napoli, le mie radici sono qui. Peccato che nonno Pasquale non ci sia più. Sarebbe stato il mio primo tifoso”.
Lei arriva dall’esperienza alla Ternana. Un’avventura conclusa ad aprile con la squadra in piena lotta per la promozione.
“Mi porto il profondo legame con i giocatori, con il direttore Mammarella e i tifosi. C’è l’amarezza di aver interrotto il percorso sul più bello”.

Ha giocato quasi 300 partite in A. Vinto uno scudetto con il Milan e due Supercoppe Italiane. Oggi, in panchina, c’è un allenatore a cui si ispira?
“De Zerbi ha influito tanto sulla mia metodologia di lavoro. L’ho osservato da vicino al Brighton, le sue squadre sono bravissime nella gestione del pallone. Lui riesce anche a toccare le corde giuste con i giocatori dal punto di vista emotivo. Quella è la chiave. Sono stato ospite pure di Ancelotti al Real. A Carlo devo tanto, mi ha fatto debuttare da giovanissimo in Champions League. Poi ammiro Italiano, Allegri, Emery”.
Qual è invece la caratteristica che al suo gruppo non deve mai mancare?
“Il coraggio. I ragazzi devono saper leggere i momenti della partita, divertirsi nel giocare, senza speculare sul risultato. Serve anche grinta e veleno per sacrificarsi in fase difensiva”.
Un po’ come faceva lei in campo, su e giù per la fascia. Tra chiusure e assist per gli attaccanti.
“Al Milan devo tutto. In rossonero è iniziata la mia carriera da giocatore e da allenatore. Lo scudetto vinto con Allegri è il ricordo più bello. Il mister è un grande intenditore di calcio. C’erano tanti campioni: da Ronaldinho a Pato passando per Nesta, Oddo, Pirlo, Ibra”.
Da compagni di squadra a colleghi, molti sono diventati allenatori. Pippo Inzaghi lo ritroverà da avversario alla guida del Palermo.
“Da vent’anni trascorriamo le vacanze insieme a Formentera. È un amico e un bravissimo allenatore. Sono sicuro farà una grande stagione in rosanero. Ma contro la Juve Stabia niente scherzi”.
Un altro amico in panchina è Gattuso, nuovo c.t. della Nazionale.
“Per lui, la nuova sfida in azzurro deve essere motivo d’orgoglio. Ricopre un incarico prestigiosissimo. È un tecnico forte con valori importanti. In campo abbiamo combattuto uno accanto all’altro, poi è diventato mio allenatore negli ultimi anni in rossonero. Sa come parlare allo spogliatoio. È l’uomo giusto”.
A proposito di battaglie, lei ha sfidato Luka Modric: un Pallone d’oro per il nuovo Milan di Allegri.
“Purtroppo ricordo bene quelle due partite (ride, ndr). Il Tottenham ci eliminò agli ottavi di Champions, era la stagione 2010/2011. A San Siro perdemmo 1-0 e a Londra finì senza reti”.

Il primo impegno ufficiale della Juve Stabia sarà il prossimo 15 agosto contro il Lecce in Coppa Italia. Affronterete un giocatore che lei conosce bene: Camarda.
“Nel mio percorso da allenatore ho avuto la fortuna di cominciare dai giovani. Dall’U16 fino alla Primavera del Milan, siamo arrivati a giocarci una storica finale in Youth League contro l’Olympiacos. Camarda è un bravo ragazzo, se mantiene umiltà e voglia di migliorarsi nel quotidiano diventerà un campione. È un predestinato”.
Faccia pure tutti gli scongiuri. Ma in caso di passaggio del turno, con i rossoneri avanti contro il Bari, la prossima sarebbe a San Siro…
“Non guardiamo troppo oltre. Prima c’è un ostacolo importante da superare contro la formazione di Di Francesco. Tornare in quello stadio sarebbe un’emozione enorme. Ora però non ci penso”.
Allora, qual è l’obiettivo di Abate?
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“Vorrei trasmettere la mia idea di calcio e creare un legame solido con squadra e tifosi. La stima, l’unione, la forza del gruppo faranno la differenza nella mia Juve Stabia. Daremo anema e core per questi colori”.
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