Squadra in ritiro in una località segreta, sabato la sfida al Ferraris con il Cittadella in attesa del nuovo allenatore
Ciò che più stupisce di questa storia, fra le scritte, gli avvertimenti, le minacce vergate sull’asfalto per una situazione destinata a mutare in peggio, se non arriveranno i risultati, è il clima quasi palpabile di rassegnazione di questa Sampdoria che pare avere ormai accettato il suo ineluttabile destino. Non sono soltanto i settantanove anni di vita del club blucerchiato senza mai una stagione in Serie C a colpire come dato statistico di questo sciaguratissimo campionato. È il modo in cui si è arrivati a questo punto, le scelte scellerate fatte dall’estate scorsa a oggi. Il triplice cambio di allenatore, i cinque portieri che si sono alternati nel ruolo, le due maxi campagne acquisti fra quella dell’estate scorsa e il mercato di riparazione, il fallimento a livello di risultati della Primavera e delle Women. Su un punto sono tutti d’accordo: la Sampdoria non merita tutto questo. O, comunque, non è degno del nome di questo club il modo in cui sta precipitando.
i fatti
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Alle nove di ieri sera, nel piazzale interno del Picco, insieme a una volante della polizia restava solo il pullman del club, con le facce stralunate dei giocatori, in balia degli eventi. Da Genova, arrivavano segnali pessimi sulla possibile accoglienza degli ultrà alla squadra. Sui social c’erano messaggi carichi di rabbia, e altrettante scritte minacciose erano comparse (ieri sera, ma non solo) nella zona del campo di Bogliasco e della sede. L’invito a tutti era chiaro: bisognava cambiare aria. Così, mentre in barriera al casello di Genova Nervi, sulla A12, poco prima delle 23 sono arrivati due mezzi della polizia per un’eventuale scorta al pullman dei giocatori sino al luogo dove avevano lasciato le loro auto, nel piazzale del Picco hanno deciso in extremis per evitare il rientro in sede, puntando diretti verso il ritiro in una località segreta. La squadra rimarrà lì sino a venerdì, in vista della gara di sabato al Ferraris contro il Cittadella.
il tecnico
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Chi siederà in panchina? La squadra è andata in ritiro con Semplici, che di fatto era un allenatore delegittimato già prima di scendere in campo con lo Spezia, visto il casting frenetico della società per trovare un sostituto. Scelta, poi, rimandata allungando l’agonia e perdendo un’altra giornata di campionato per risalire la classifica. Ma è pressoché impossibile che sabato ci sia ancora lui a guidare la Samp. Il sostituto? Sono tornati d’attualità i nomi di Iachini (amatissimo dalla piazza, ma che la Samp non confermò nell’estate 2012 dopo avere centrato la promozione in A ai playoff) e Andreazzoli, specialista delle missioni impossibili, ma nessuno dei due verrebbe a Genova per la gloria. Serve un contratto all’altezza, dunque almeno sino al giugno 2026. Ci sono poi le possibili soluzioni interne (l’ex Pedone) e poi il grande sogno (utopico?) di Mancini, che ieri era a Genova per un evento privato. Poi, alla fine, bisognerà vedere se il finanziatore asiatico del club vorrà immettere altro denaro, oltre i cento milioni già versati per sostenere la Samp, per tentare l’impresa di salvare la categoria. Altrimenti, in caso di infausta caduta all’inferno, si porrebbe un altro problema.
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risanamento
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Perché con la retrocessione verrebbe meno il presupposto del piano industriale presentato a sostegno della bontà del risanamento patrimoniale della società (il cosiddetto accordo di ristrutturazione del debito) che non prevedeva la Serie C. Quindi, tutti gli accordi convenuti sul pagamento iper dilazionato dei debiti starebbe in piedi solo se il socio immettesse subito altro denaro fresco in misura adeguata a garantire i debiti stessi (non più garantiti dal piano industriale saltato). Di più: lo stesso collegio sindacale sarebbe costretto ad eccepire la mancanza di continuità aziendale. Insomma, lo scenario che si aprirebbe con la retrocessione potrebbe avere conseguenze molto più gravi rispetto a quelle strettamente sportive. Ma non è ancora finita.
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