Inter-Milan, come Simone Inzaghi ha battuto Stefano Pioli – L'Ultimo Uomo
September 19, 2023 | by allcalcio.it
Per l’Inter un’altra grande serata, per il Milan il solito incubo.
Milan e Inter erano state le squadre più brillanti di questo inizio di campionato. Entrambe avevano vinto le prime tre partite e, soprattutto, sembravano averlo fatto senza sforzo alcuno. Il 2022/23, oltre che per lo scudetto del Napoli, entrerà nella storia del calcio italiano per i cinque derby della Madonnina disputati in un’unica stagione – quattro dei quali vinti dall’Inter. Il responso era stato inequivocabile. Il Milan era uscito dal confronto con le ossa rotte, preda, ogni volta, degli stessi problemi al cospetto di una squadra, l’Inter, che sapeva sfruttarne ogni debolezza. Il maggior imputato delle partite erano Stefano Pioli, di cui qualche mese fa avevamo elencato le difficoltà quando incontrava la squadra di Simone Inzaghi.
Il mercato estivo sembrava poter invertire questa tendenza. L’Inter aveva perso dei pilastri come Onana, Brozovic, Dzeko e Lukaku, e pur aggiungendo altri giocatori forti non poteva essere sicura di avere lo stesso impatto tattico nella partita col Milan. Del resto i rossoneri sembrano rafforzati, con nomi di prospettiva che non conoscevano l’amarezza delle sconfitte nei derby e che avrebbero potuto affrontarlo senza i fantasmi del passato.
Invece, tra Milan e Inter, è come se il tempo si fosse congelato a maggio dello scorso anno. Anzi, a giudicare dal 5-1 finale, il gap sembrerebbe ancora più ampio: la squadra di Inzaghi ad amministrare la partita con le spalle larghe di chi ha saputo giocare da pari a pari con il Manchester City di Guardiola, il Milan di Pioli con l’incapacità di evitare le stesse trappole di sempre.
L’Inter ha guadagnato da questo derby altri momenti iconici, a cui i tifosi neroazzurri hanno potuto pensare ieri sera prima di addormentarsi: il gol poderoso di Thuram, le orecchie mostrate a San Siro; la doppietta di Mkhitaryan, nata da due azioni fantastiche. Per i tifosi del Milan, invece, un incubo e un tormento.
Ma è stata davvero una partita uguale alle precedenti, dal punto di vista tattico?
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I difensori del Milan lontani da tutto
Cominciamo col dire che Stefano Pioli, costretto a rinunciare a Tomori per squalifica e a Kalulu per infortunio, aveva scelte obbligate in difesa, il reparto più delicato nei derby. Allora sul centro-destra ha schierato Kjaer al fianco di Thiaw. Per il resto, la solita formazione, col centrocampo Reijnders, Krunic, Loftus Cheek e l’attacco Leao, Giroud, Pulisic. L’unico indisponibile tra le fila dell’Inter, invece, era Cuadrado. Così, davanti a Sommer si è visto il classico 3-5-2, con Bastoni, Acerbi e Darmian in difesa, Dimarco e Dumfries larghi, Mkhytarian a completare il centrocampo insieme a Calhanoglu e Barella. In avanti, la coppia composta da Lautaro e Thuram.
Nonostante i tanti nomi nuovi, sono bastati cinque minuti a farci rivivere il copione di ogni derby da tre stagioni a questa parte: una costruzione dal basso con cui l’Inter ha allontanato centrocampisti e terzini del Milan dai suoi centrali e li ha lasciati in balia dei propri attaccanti. L’ingenuità di Thiaw, poi, ha fatto il resto.
L’Inter costruisce a destra, con Darmian che va largo da Dumfries. Come al solito, il Milan pressa uomo su uomo. Sul terzo centrale di destra va Leao, mentre sull’esterno olandese deve salire il terzino Theo Hernandez. In mezzo, invece, Loftus-Cheek si alza da trequartista sul regista Calhanoglu, mentre Reijnders si abbassa da mediano sinistro e controlla Barella: senza palla, ritorna il 4-2-3-1 che, per costruzione, si incastra col 3-5-2 dell’Inter. Quando Dumfries riceve, Theo sta uscendo su di lui, mentre Reijnders sta salendo su Barella. Fuori inquadratura, i difensori del Milan non accompagnano il pressing dei giocatori più avanzati, perché il riferimento sull’uomo impone loro di rimanere addosso a Lautaro e Thuram. Così, il Milan si sfilaccia e si crea l’isolamento tra le due punte nerazzurre e i due centrali. Theo non arriva subito addosso a Dumfries, che così può alzare la testa, individuare Thuram e servirlo con un rasoterra in diagonale.
Carmelo bene odiava la marcatura a uomo. «La marcatura a uomo è volgare. – ha scritto – Si usava nelle tribù antropofaghe. La caccia all’uomo di certi nostrani terzini degenera, in non troppo dissimili mischie, bollori di femori, frattaglie, cosci, unghioni e chiappe». Si trattava senza dubbio di un altro calcio, più violento, e Thiaw fa il centrale e non di certo il terzino. Tuttavia, l’impulsività con cui il difensore tedesco, nel duello con Thuram, cerca il corpo a corpo e il recupero immediato della palla, senza pensare alle conseguenze, richiama in maniera naturale ai bollori tanto disprezzati da Carmelo Bene.
Thiaw è un difensore abbastanza veloce, Thuram quando riceve è rivolto verso la linea laterale, basterebbe accompagnarlo per spegnere ogni pericolo. Invece, Thiaw infila il piede per provare il tackle, convinto di uscirne vincitore. Thuram, però, gli mette il sinistro davanti e orienta il controllo verso il fondo. Il francese crea un minimo di separazione e prova a fuggire. Come detto, però, Thiaw ha un buon passo, recupera in poche falcate e fa per mettersi davanti a lui. A quel punto, però, forse perché convinto di andare spalla a spalla con l’avversario, il tedesco deraglia mentre gli taglia la strada e va a terra, con Thuram che da dietro deve solo scansarlo per riprendersi palla ed entrare in area. A quel punto, ci vogliono tre cross, due di Thuram e uno di Dimarco dal lato opposto, per arrivare al gol di Mkhitaryan. Una situazione confusa, difficile da difendere, con cinque interisti in area oltre a Thuram.
La staticità del Milan
Col risultato subito dalla parte dell’Inter, i rossoneri si sono di nuovo trovati nella scomoda posizione di dover fare la partita contro un avversario chiuso. Pioli in conferenza stampa ha detto che il Milan di quest’anno avrà bisogno di un maggior controllo della gara attraverso il pallone. Nonostante i segnali positivi delle prime giornate, però, contro l’Inter sono emersi tutti i limiti della squadra in fase di possesso. Il tasso tecnico si è alzato notevolmente, ma certi problemi sono rimasti. È servito a poco aver stretto Calabria vicino a Krunic, aver alzato Reijnders nel mezzo spazio di sinistra e aver allargato Loftus-Cheek sul fianco di Mkhitaryan a destra: se l’occupazione degli spazi è statica e non è la circolazione della palla a determinare gli scambi di posizione – come fa invece l’Inter in costruzione – serve a poco invertire i giocatori.
Così, il Milan si è affidato per l’ennesima volta, come unica soluzione, a dei passaggi in diagonale da Theo per Giroud, nella speranza che il gioco a parete del francese attivasse una serie complicatissima di triangoli veloci sulla trequarti che, contro una difesa chiusa di alto livello come quella dell’Inter, avrebbero dato pochi frutti. Il Milan, troppo frettoloso nella ricerca della sponda di Giroud e delle successive combinazioni, ha finito per sbattere addosso al muro interista. Serviva davvero qualcosa di straordinario per segnare attaccando in questo modo. Non a caso, stava per riuscirci Theo con una giocata degna del miglior Bale.
Alla mezz’ora il terzino sinistro gioca il solito rasoterra diagonale verso Giroud. La punta controlla e protegge, mentre Theo si proietta nel corridoio centrale. Giroud aspetta l’arrivo del compagno e, con Acerbi addosso, lo libera di tacco. Theo evita Calhanoglu in scivolata con un primo allungo e con un secondo tocco passa tra Darmian e Bastoni, che toglie il piede per non commettere fallo da rigore. Theo si presenta davanti a Sommer, ma, sbilanciato in maniera provvidenziale da Darmian, chiude troppo il sinistro e calcia fuori. Sarebbe stato il gol dell’anno in Italia e avrebbe riportato il punteggio in parità: a quel punto il contesto, soprattutto a livello emotivo, avrebbe potuto cambiare.
Qualcosa di molto simile al gol dell’anno in Serie A l’ha fatta però Marcus Thuram, con il tiro del 2-0: anche quello, guarda caso, nato da una verticalizzazione di Theo per Giroud. Il solito rasoterra disperato verso l’attaccante, che però, in quell’occasione, è talmente lontano da permettere ad Acerbi di intervenire e spazzare (o, chissà, di lanciare verso le punte). Nel calcio lo sappiamo: tutto è legato, ad attaccare male si difende male.
Krunic si frappone al rinvio col petto e, involontariamente, serve Mkhitaryan, che con calma può appoggiare in avanti a Lautaro. È il 37’ del primo tempo di una partita che il Milan sta perdendo solo 1-0, ma la squadra di Pioli, a quel punto, si ritrova con entrambi i centrali ben oltre la metà campo, senza nessuna rete di protezione. Lautaro, quasi del tutto spalle alla porta, si inventa una giocata alla Totti e lancia in profondità Dumfries, che non ha nessuno a contrastarlo. Su di lui rinviene Theo, ma l’olandese, giunto sulla trequarti, fa in tempo a servire Thuram con una palla poco precisa. Il francese è rivolto verso la linea laterale, ma ci arriva comunque prima di Thiaw. A quel punto può girarsi e puntare il tedesco, che, francamente, ha poche colpe su un tiro meraviglioso. Nel primo tempo l’impatto di Thuram è stato devastante ed è sempre più in chiaro quanto, e come, il francese abbia migliorato le potenzialità tecnico-tattiche dell’Inter.
La costruzione di Inzaghi e il modo in cui Thuram la migliora
Del 2-0 rimarrà nei nostri ricordi la precisione da cecchino di Thuram. Di quell’azione, però, va sottolineata la capacità del francese di rendersi pericoloso nonostante il pallone non fosse indirizzato verso la porta. Non si è trattato di una situazione sporadica nel derby ed è indicativa di come possa da solo migliorare l’Inter.
Al di là degli episodi decisivi, Thuram è stato fondamentale per il piano di Inzaghi e ha dimostrato di poter potenziare persino una fase di gioco, la costruzione da dietro, in cui la squadra già eccelleva. I nerazzurri, come al solito, hanno offerto una gran varietà di uscite dal basso. Il Milan, come al solito, è rimasto vittima del suo stesso atteggiamento in fase di non possesso. In tanti modi l’Inter è riuscita a costruire sotto pressione ed attaccare in campo aperto. C’era il classico meccanismo della salita di Acerbi, che scambiava la posizione con uno dei centrocampisti e, muovendosi alle spalle di Giroud, era libero di ricevere frontalmente e a palla scoperta. Oppure, con i riferimenti già bloccati, c’era la possibilità di giocare lungo per la sponda delle punte sulle mezzali. Se conoscevamo la qualità di Lautaro nel gioco spalle alla porta, nel derby di ieri abbiamo potuto apprezzare anche gli scarichi di Thuram, bravissimo ad appoggiarsi con la schiena a Thiaw e a non dargli mai modo di sporcare la ricezione.
Il francese, però, ha aggiunto un’altra dimensione alla costruzione dell’Inter, qualcosa che né Dzeko né Lukaku erano in grado di garantirle. Thuram è una punta veloce, nasce come ala, perciò sa rendersi minaccioso anche correndo nello spazio. In questo modo l’Inter diventa più pericolosa in profondità e può allungare gli avversari più facilmente: caratteristiche perfette per colpire il Milan di Pioli e il suo atavico vizio di affidarsi ai duelli dei difensori nei derby.
Quando Thuram si muove nello spazio non ha bisogno che il passaggio lo faccia ricevere rivolto alla porta. Con la sua corsa riesce ad allungare così tanto la difesa da determinare comunque un vantaggio, perché crea un isolamento in una zona avanzata di campo e permette ai compagni di salire e attaccare in corsa l’area. Non c’è bisogno di recapitare lanci precisi a Thuram, basta farlo correre: arriverà comunque prima del difensore sulla palla – almeno in Serie A, dove la qualità migliore dei centrali non è la corsa – e poi potrà girarsi per decidere cosa fare.
Impostazione Inter, qua la palla è già da Barella, su cui si alza Reijnders. Barella va da Dumfries fuori inquadratura. Nel frattempo, più in basso, Calhanoglu si sgancia in avanti per andare alle spalle di Barella, seguito da Loftus-Cheek. Il centrocampista inglese, seguendo Calhanoglu, crea spazio per la salita di Acerbi, che sta già iniziando ad avanzare senza essere seguito da Giroud, teoricamente il suo marcatore.
Calha alzandosi ha creato lo spazio per Acerbi, diventato centrocampista. Dumfries potrebbe servire l’italiano dopo essere entrato dentro al campo, ma preferirà girarsi di nuovo per sfidare Theo. Notare come Giroud si sia accorto di Acerbi e, in ritardo, si stia abbassando per schermarlo.
Dumfries alla fine scarica su Calhanoglu. Il turco lancerà Thuram nello spazio.
La palla, però, è indirizzata verso il fallo laterale. Calabria sembra essere in vantaggio su Thuram, che però alla fine la spunterà, vincerà il contrasto e potrà girarsi per giocare la palla verso l’interno.
Dopo il duello vinto da Thuram con Calabria, l’Inter ha alzato tanto uomini sulla trequarti del Milan e può attaccare direttamente nell’ultimo terzo di campo, con molti rossoneri che ancora devono rientrare.
Così, ricorderemo il derby del settembre 2023 come la partita in cui Thuram ha banchettato sul malcapitato Thiaw. Il tedesco avrà i suoi limiti, ma esporlo a situazioni come quelle di ieri non è saggio, così come in passato non è stato saggio esporre Romagnoli contro Lukaku o Tomori contro Lautaro.
L’effimero gol di Leao, la festa dell’Inter e il lascito del derby
Non è bastato neanche il gol del momentaneo 2-1 del Milan a cambiare l’impressione di un’Inter in pieno controllo. Si è trattato dell’unica occasione in cui Giroud ha avuto modo di ricevere senza il fiato sul collo di Acerbi.
Tutto nasce da un lancio di Sommer per Thuram, la cui sponda viene intercettata da Reijnders. L’olandese appoggia a Theo che verticalizza per la punta. In maniera inaspettata, Giroud ha tutto lo spazio per girarsi, Acerbi è rimasto indietro di una decina di metri e non lo ha seguito. Il francese alza la testa e innesca Leao in profondità: troppo veloce il portoghese per Darmian, c’era poco da fare dopo il filtrante di Giroud. Viene da chiedersi perché il Milan non riesca a sfruttare di più Leao con i movimenti profondi, invece, di farlo ricevere solo sui piedi.
La ricezione senza pressione di Giroud, con Acerbi lontano una decina di metri. Un caso unico in tutta la partita.
Si è trattato, però, solo di un’illusione, perché l’Inter ha continuato a costruire e a ripartire in maniera agevole. La transizione del 3-1 parte da una combinazione tra Darmian e Frattesi mentre Calhanoglu si sgancia alle loro spalle. Il turco poi cambia gioco per Lautaro sul vertice sinistro dell’area. L’argentino rientra sul destro e serve Mkhitaryan a rimorchio.
Il clamoroso 5-1 di San Siro lancia ancora di più l’Inter come favorita nella lotta scudetto. I nerazzurri sono una squadra matura, in mano ad un allenatore eccellente, capace di valorizzare in toto la rosa, come dimostrano gli ingressi di Arnautovic, Carlos Augusto e Frattesi, autore del quinto gol. A Inzaghi, ormai, manca solo un trofeo prestigioso che possa incoronarlo come uno dei migliori tecnici d’Europa, per la varietà dei suoi piani partita e per il modo in cui trova soluzioni per i suoi uomini.
Il Milan, invece, dovrà porsi delle domande sulla serie di sconfitte nel derby e, in generale, sul modo di sfruttare i suoi talenti. Nonostante gli acquisti, Giroud continua ad essere l’epicentro della manovra. Il modo in cui è stato usato Pulisic nel derby, poi, solleva dei dubbi. L’americano aveva brillato nelle prime uscite, ma contro l’Inter è stato invisibile, tanto da uscire già al 55’.
Pioli ha posizionato Pulisic alto e aperto col solo scopo di tenere basso Dimarco e creare spazio per Loftus-Cheek sul fianco di Mkhitaryan: è giusto usare uno dei propri migliori giocatori solo per far ricevere altri compagni? Pulisic non può aspettare il pallone coi piedi sulla linea laterale, non ha lo spunto per incidere in quella situazione. Non sarebbe stato meglio far ricevere lui nel corridoio intermedio? Da mancino avrebbe potuto condurre, rientrare e associarsi ai compagni più facilmente di Loftus-Cheek, che, da destro schierato a piede naturale, aveva più difficoltà a progredire e a scambiare. La scelta di stringere Calabria e di lasciare l’ampiezza a Pulisic per fare spazio a Loftus-Cheek, difatti, ha cancellato l’ex Dortmund dalla partita. Non c’era un altro modo di potenziare contemporaneamente lui e l’inglese, visto che si è trattato di due dei migliori elementi del Milan fino ad ora?
In questo inizio di campionato il Milan aveva dato segnali molto promettenti. Il calendario non era stato poi morbidissimo e la squadra aveva dimostrato potenzialità diverse rispetto allo scorso anno, e una inedita capacità di controllare la partita col pallone. Qualcosa sottolineato anche da Pioli in conferenza stampa. Un Milan di questo tipo, però, ha finito per incastrarsi ancora più perfettamente con i punti di forza dell’Inter, e la squadra ha finito per scoprirsi coi difetti di sempre, e con la rigidità strategica di sempre. I rossoneri sono attesi da partite difficili, a cominciare da quella di martedì col Newcastle, e dovrà dimostrare di poter superare i propri difetti storici: è inevitabile scontrarsi con delle difficoltà, nelle partite e nelle stagioni, la tua forza si misura da come reagisci.
Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su “Fuori dagli schemi” e di rap su “Four Domino”.
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