Il tecnico si confessa alla Gazeta Sporturilor e rivela di essere felice sulla panchina nerazzurra nonostante le tante difficoltà e le responsabilità
“Sono come in una lavatrice, dove continui a sbattere la testa contro tutti i muri”. E’ l’immagine più colorita dell’intervista concessa da Chivu al giornale rumeno Gazeta Sporturilor che rivela come sia stato difficile parlare con l’allenatore dell’Inter: “Catturare” Chivu per 20-30 minuti del turbine interista è come cercare di organizzare una spedizione su Marte durante la notte. L’accesso al centro sportivo è quasi come quello della NASA. Manca solo la scansione della retina e la raccolta delle impronte digitali! Un addetto alla sicurezza segna ogni passo, staccandosi solo quando passiamo davanti al campo di allenamento per restituire una palla caduta oltre la recinzione”. L’allenatore rumeno – premiato come allenatore dell’anno dal quotidiano – si confessa e rivela diversi aneddoti.
Il salto dal Parma all’Inter
Dal Parma all’Inter un bel salto: “Un’opportunità che non stavo cercando ma la stavo aspettando! Aspettavo un’opportunità adatta a ciò che volevo fare. È stata un’attesa piuttosto lunga, e a febbraio si è presentata l’opportunità di andare al Parma, in Serie A, dove non molti credevano che avrei avuto successo. Ma ho avuto l’opportunità di vivere 13 partite in tre mesi, con un percorso che ha portato al raggiungimento dell’obiettivo. Questo nonostante molti fossero scettici a causa del calendario complicato. Sembrava impossibile per il Parma salvarsi. Abbiamo lavorato, ci abbiamo creduto, eravamo ottimisti. Alla fine, è questo che conta: credere con tutto il cuore che si riuscirà. E ci sono riuscito! Volevo rimanere al Parma, per ottenere il prolungamento del contratto, ero in un periodo di rinegoziazione. Ma l’Inter è intervenuta, perché Simone Inzaghi se n’era andato e ho avuto la fortuna di essere nominato allenatore qui”.
Il passato nerazzurro di Chivu
All’Inter c’era stato da giocatore e da tecnico della Primavera: “È diverso, anche se conoscevo la maggior parte delle persone qui. Per sei anni sono stato presente giorno dopo giorno, settimana dopo settimana al centro sportivo. Sapevo con chi avevo a che fare, con chi lavoravo. Conoscevo i giocatori, il valore della squadra, la rosa, le aspettative che le persone hanno, in generale, da una squadra come l’Inter. L’importante è credere in quello che si fa. Mettere radici ben piantate nel terreno”.
Le difficoltà di allenare l’Inter
Allenare una big è un’impresa: “I risultati sono la cosa più importante. È come una lavatrice che gira sempre e tu sbatti la testa contro tutti i muri. Non hai mai pace, sei sempre sotto pressione per i risultati. Giochi ogni tre giorni, non hai nemmeno il tempo di allenarti. Ho avuto un’esperienza simile da giocatore, ora da allenatore. Ma è una strategia di gestione diversa, una metodologia diversa. Però, con l’aiuto dello staff e l’esperienza maturata da giocatore, riesco a creare il mio comfort e a stabilire alcune priorità nei confronti del gruppo, della squadra, del club, dei tifosi. So quali responsabilità ho e cosa significa rappresentare l’Inter a questo livello. Non mi lamento. Mi piace la responsabilità, mi piacciono le critiche. Mi piacciono molte cose che mi tengono sveglio, mi aiutano a rimanere sempre con i piedi per terra, indipendentemente dai risultati. A questo livello bisogna essere consapevoli che dopo due sconfitte sorgono dei punti interrogativi”.
Le chance mondiali della Romania
Si parla anche della nazionale rumena, attesa dai playoff Mondiali con la Turchia: “Non è facile giocare in Turchia, con i tifosi alle spalle, che tiferanno freneticamente per i loro beniamini. Ma dobbiamo sfruttare questa ulteriore possibilità di qualificazione, fare tutto il possibile per andare oltre, nella finale dei play-off. La Turchia ha giocatori di grande qualità, sia individualmente che collettivamente. Hakan Calhanoglu è qui, all’Inter, Yildiz alla Juve, Arda Guler al Real Madrid, tutti di altissimo livello. Oltre a un allenatore italiano, Montella, che conosco molto bene. Sa come si stanno evolvendo le cose in Turchia, perché ci lavora da molti anni. Con Chala non abbiamo ancora parlato della partita. Certo, sapevamo entrambi che questo spareggio era possibile, abbiamo sorriso e aspettato il sorteggio. È successo e basta! Loro sono preparati per questo spareggio, noi dobbiamo essere altrettanto. Ma vedremo a marzo cosa succederà.”


