“Il problema non è Milan-Como a
Perth, ma top player costretti a stagioni interminabili da 72
partite”. Lo dice Umberto Calcagno, presidente
dell’Assocalciatori, a Radio Anch’io Sport. “Questa situazione
non li mette nelle condizioni migliori di esprimere il loro
talento e soprattutto incide agionano la loro salute – ha
aggiunto il n.1 del sindacato – I dati e le ricerche che abbiamo
fatto anche noi di Assocalciatori con FIFPRO evidenziano che non
sono solo le tante partite, ma sono le partite così ravvicinate,
i cosiddetti back to back. Dopo la quarta-quinta partita di fila
senza cinque giorni di recupero, si susseguono infortuni che
incidono anche tanto, come abbiamo visto nello scorso
campionato. Infortuni che incidono non solo sulla salute dei
ragazzi ma anche sullo spettacolo”.
E nello spettacolo ci sono anche i tifosi: “Il nostro
campionato, che convive con problemi di futura sostenibilità, ha
una presenza negli stadi migliorata notevolmente. Questo –
sottolinea Calcagno – è il segnale più bello, che dobbiamo
rincorrere. Ma non dimentichiamo che le supercoppe all’estero
risalgono ai primi anni Duemila, non è una novità.I calciatori
ormai si sono abituati a giocare e a viaggiare di più. Ma
dobbiamo capire qual è il punto di non ritorno. E questo
purtroppo non lo stabiliamo noi con la Lega, non è sotto il
nostro dominio”. “Sappiamo benissimo – prosegue – quanto sono
aumentate le competizioni internazionali: Mondiale per club, il
Mondiale allargato della prossima estate. Sarà difficile
contrastare questa tendenza, perché le nuove risorse sono
concentrate su quel tipo di competizione. Ci preoccupa
preservare la salute dei giocatori, ma anche il nostro
campionato nazionale. Ricordiamoci che 14-15 club di Serie A
vivono dei diritti tv interni, così come la Serie B e la Lega
Pro”.
Quanto alle richieste di disponibilita’ alla riduzione degli
ingaggi a fronte di una riduzione degli impegni, Calcagno ha
risposto: “Non si tratta di ridurre impegni e ingaggi, ma di
sedersi tutti quanti attorno allo stesso tavolo. Oggi purtroppo
l’atteggiamento della Fifa, che con la Lega Serie A abbiamo
citato in giudizio in sede europea per abuso di posizione
dominante, è qualcosa di molto forte. C’è il massimo organismo
all’interno del nostro sistema che non solo regola le
competizioni ma ne organizza di nuove e molto più lunghe”.
“I giocatori – la conclusione di Calcagno – sono molto
preoccupati di ciò che saranno i diritti tv della nostra Serie A
tra qualche anno. Abbiamo già visto casi del genere in Francia e
Belgio, che sono realtà che hanno valore ben differente rispetto
al nostro. Ma se tutte le risorse saranno dirette soprattutto
alle competizioni internazionali, dobbiamo chiederci: cosa ne
sarà economicamente e sportivamente del nostro campionato in
futuro? Si rischia una concentrazione di ricchezze in pochissime
squadre. Siamo sicuri che l’ipotesi migliore sia andare verso
questo tipo di calcio? Secondo noi no. Siamo molto preoccupati
per la salute dei nostri ragazzi, ma ancor di più per una
mancata distribuzione delle risorse. Creerà una disparità
spaventosa tra 2-3 squadre e tutto il resto”
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