È un Fabio Cannavaro a tutto campo
quello che si è raccontato nel nuovo Betsson Sport Talk, il
format di intrattenimento calcistico targato Betsson Sport e
condotto da Pierluigi Pardo. Ospite eccezionale nel “salotto”
arancione del noto brand di infotainment, l’ex capitano della
Nazionale ha offerto un’analisi lucida e senza filtri sullo
stato di salute del calcio italiano, con focus su Napoli,
Juventus e sull’evoluzione del ruolo che lo ha reso leggenda.
Incalzato dalle domande di Pardo, Cannavaro ha dedicato ampio
spazio al Napoli, elogiando la lungimiranza di Aurelio De
Laurentiis e l’ottimo impatto di Antonio Conte. “De Laurentiis
passerà alla storia come un vincente”, ha esordito Cannavaro,
sottolineando come, al netto delle simpatie, il patron azzurro
garantisca solidità economica e grandi investimenti tecnici.
“Non ha mai avuto paura del confronto con allenatori ingombranti
come Benitez o Ancelotti”. L’elogio più grande è però per
l’attuale tecnico: “La gestione di Conte l’anno scorso è stata
fenomenale, non solo dei calciatori ma di tutto l’ambiente
societario. Ha ricompattato tutti. Antonio viene criticato per
il non-gioco? Tatticamente non è secondo a nessuno, alla fine
ciò che conta è il risultato”.
Toni decisamente più critici quelli riservati alla Juventus,
club di cui Cannavaro è stato una colonna. Osservando le
dinamiche bianconere dall’esterno, l’ex difensore non ha
nascosto le sue perplessità: “Quello che si vede da fuori è che
stanno vivendo un momento di confusione perchè non si riesce a
seguire una linea, a creare un progetto definito”. Una
situazione che stride con la storia del club: “Una società come
la Juve non può permettersi di non vincere per tutto questo
tempo. C’è qualcosa che si sta sbagliando e va recuperato
velocemente”.
Il cuore dell’intervista ha toccato un tasto dolente: la crisi
dei difensori italiani. Cannavaro ha evidenziato un cambio
culturale radicale che, a suo dire, ha penalizzato la storica
scuola difensiva azzurra. “La mia generazione è cresciuta con il
culto della marcatura e dello scontro fisico. Oggi, invece, se
un difensore non imposta palla al piede sembra non possa
giocare. Questo ci ha creato un danno enorme: non produciamo più
difensori o portieri di livello mondiale”. Emblematico il suo
pensiero sulla scivolata, un gesto tecnico ormai quasi
demonizzato: “A Coverciano oggi è vista come un errore, perché
significa che sei andato ‘col culo a terra’. Per me, invece, una
scivolata tempista è una goduria equivalente a un gol al volo
per un attaccante”.
Nel corso della chiacchierata c’è stato spazio anche per il suo
percorso in panchina e per la nuova sfida come Commissario
Tecnico dell’Uzbekistan. Cannavaro ha respinto l’etichetta di
figura “glamour” poco incline al sacrificio: “Forse il mio
sorriso o l’immagine curata ingannano, ma io sono tosto. Ho
accettato sfide difficili come Benevento o Udine, dove ho
salvato la squadra lavorando sulla testa dei giocatori in poche
settimane”. Ora l’obiettivo è storico: “In Uzbekistan hanno
investito molto sui giovani. In 14 mesi ci giochiamo il Mondiale
e la Coppa d’Asia: è un traguardo che voglio aggredire”.
In chiusura, inevitabile un passaggio emozionale sul Mondiale
2006, la vittoria che ha trasformato quel gruppo “da ottimi
giocatori a leggende”. Cannavaro ha ricordato il coraggio di
Marcello Lippi, specialmente nella semifinale contro la
Germania: “Quella partita l’ha vinta lui, inserendo quattro
punte nei supplementari. Una mossa che oggi definiremmo
visionaria e che ci ha dato la spinta decisiva verso Berlino”.
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