La visita dei campioni del 1985 alla Continassa riaccende il legame tra la Juventus di oggi e la sua storia più gloriosa. Un richiamo potente in un momento delicato.
C’è un momento, nel calcio, in cui il presente si ferma per lasciare spazio alla memoria. Alla Continassa è successo proprio questo: la Juventus ha riabbracciato i campioni del mondo del 1985, eroi di un’epoca irripetibile. Platini, Tacconi, Brio, Pioli e gli altri protagonisti di quella notte intercontinentale hanno incontrato la squadra di Luciano Spalletti. Un tuffo nel passato che parla anche, e soprattutto, del difficile presente bianconero.
La Juve del presente incontra quella del passato
La visita alla Continassa dei protagonisti del 1985 è stata un gesto simbolico, quasi un richiamo all’identità perduta. I vertici della società – Damien Comolli, Giorgio Chiellini e François Modesto – hanno accolto con grande rispetto uomini che rappresentano un patrimonio storico della Vecchia Signora. Le immagini pubblicate dalla Juventus mostrano Vlahovic, Koopmeiners e Yildiz salutare con emozione Platini, Tacconi e Brio. Un incontro tra generazioni che rivela un desiderio: ritrovare quello spirito vincente che oggi sembra smarrito.
Il ricordo dell’Heysel
Il gruppo guidato da Stefano Pioli – reduce dalla fallimentare esperienza al timone della Fiorentina – ha poi fatto visita al memoriale “Verso Altrove”, dedicato alle 39 vittime dell’Heysel. Un gesto doveroso, che ricorda come il 1985 sia stato un anno di gloria ma anche di dolore profondo per la Juventus. Quel ricordo, condiviso con i calciatori attuali, offre un monito: indossare questa maglia significa portare sulle spalle una storia complessa e pesante. Ed è proprio il legame con queste radici che oggi, in un momento complicato, può diventare una risorsa.
La ricerca dell’identità perduta
Il presente della Juventus, infatti, non vive la solidità di un tempo. Tra difficoltà di rendimento, pressioni ambientali e una identità ancora da ritrovare, la squadra di Spalletti cerca continuità e coraggio. Rivedere Platini e i protagonisti del trionfo intercontinentale ricorda cosa significhi essere davvero “grande Juventus”. Non per nostalgia sterile, ma come ispirazione: perché la storia non basta, va onorata. E questo incontro alla Continassa potrebbe essere un segnale per ripartire con consapevolezza.
Alla fine, l’abbraccio tra passato e presente assume un valore che va oltre la semplice celebrazione. Riporta alla mente un’epoca in cui la Juventus era un riferimento mondiale, capace di imporsi contro chiunque con personalità e qualità. L’attualità racconta di una realtà ben diversa, per tutto il calcio italiano più che per la sola Vecchia Signora. Da questo punto di vista, la caccia affannata al pass per Messico, Canada e Stati Uniti la dice lunga.

