Il calciomercato in Arabia Saudita: una nuova via di fuga | Style – Style – Moda Uomo del Corriere della Sera
September 14, 2023 | by allcalcio.it
Gli animi sono caldi in Arabia Saudita tra Benzema e Koulibaly, due vecchie conoscenze del calcio europeo. Foto Getty.
Nel corso dell’estate il calciomercato è l’unica fonte di emozioni per un calciofilo. È una stagione difficile, senza azione ma piena di emozioni e di tensione legata ai tira e molla tra calciatori in entrata e uscita.
Un nuovo attore sul mercato
La novità di questa sessione estiva è stato l’assalto di numerose società della penisola arabica ai gioielli del calcio europeo. I petroldollari degli emiri non si sono limitati ad acquistare società nel Vecchio Continente e a cambiarne le prospettive, cambiando faccia alle rose e riempiendole di Top Players (vedi Manchester City, Newcastle o Paris Saint-Germain): quest’anno hanno cominciato a convincere campioni a portare i loro talenti negli Emirati per stipendi spropositati (e partendo già da una più che decente base di partenza).
Al-Ahli (-194mln), Al-Hilal (-352mln), Al-Nassr (-165mln) e Al-Ittihad (-85mln) hanno guidato il gruppo della Lega Saudita a caccia di gioielli in Europa, con un bilancio della sessione di mercato che per la Saudi Pro League recita -846,54 mln di euro.
I pezzi pregiati sono stati Neymar (90mln, Al-Hilal), Malcom (60mln, Al-Hilal) e Otávio (60mln, Al-Nassr), ma ci sono stati nomi conosciuti alle nostre latitudini come l’ex laziale Milinkovic-Savic, l’ex napoletano Koulibaly o l’ex interista Brozovic. Non dimentichiamo la ciliegina sulla torta di quest’estate: il nostro CT Roberto Mancini che abbandona la panchina dell’Italia per andare a sedere sul ben più comodo e retribuito pancone dell’Arabia Saudita.
Cristiano Ronaldo, il primo grande nome a sbarcare in Saudi Pro League.
Come mai?
L’Arabia Saudita, così come tutti i piccoli Emirati mediorientali, ha la grandissima fortuna di avere un’enorme ricchezza naturale: tutti questi paesi sono produttori di petrolio e sono i maggiori attori in quel mercato a livello mondiale. Tuttavia questa ricchezza è ad orologeria. Sia per la riduzione dell’uso del petrolio che si staglia sul futuro dell’umanità, che per la effettiva “limitata” quantità di petrolio dei giacimenti a disposizione, l’economia di queste Nazioni dovrà cambiare i suoi appoggi.
Uno dei nuovi appoggi è il turismo, come possiamo vedere nel caso di Dubai, che col tempo si sta trasformando in metà di viaggi in arcipelaghi artificiali costruiti ad hoc, o in lussuosissimi grattacieli-alberghi e in un hub mondiale essendo a metà strada tra l’Europa e il lontano Oriente e l’Australia. Un altro possibile appoggio è lo sport che crea turismo ed è popolato di grandi eventi a livello internazionale che danno risalto e generano un flusso di denaro ragguardevole.
Non è un caso che nei motori Paesi come Qatar, Bahrein o Abu Dhabi siano diventate tappe fisse di MotoGp e Formula 1 con impianti a regola d’arte che offrono la possibilità di correre 24 ore su 24 grazie a sistemi d’illuminazione all’avanguardia. Nel ciclismo questi Emirati posseggono tante squadre quante ne hanno gli Stati Uniti nell’UCI World Tour: ben due, la Bahrain Victorious e la UAE Emirates. E non puntano semplicemente a partecipare, basti pensare che Tadej Pogačar, uno dei corridori più forti al mondo, è capitano indiscusso della UAE.
Nell’atletica, soprattutto tra i runner delle distanze più lunghe, è notorio il fatto che alcuni atleti di livello abbiano cambiato cittadinanza abbracciando quella di Stati come il Bahrein o il Qatar. Un ulteriore aspetto che spinge a investire sullo sport è la proiezione di un’aurea di influenza e soft Power che tutti i paesi cercano (caso estremo, basti ricordare come le Olimpiadi di Berlino del ’36 furono una manifestazione della superiorità ariana organizzata da Hitler).
Pogačar “rockeggia” in maglia gialla targata UAE al Tour de France.
E come mai il calcio?
Il calcio è per netto distacco lo sport più popolare al mondo, sia come numero di tifosi che per giro di denaro collegato. Mettere piede nel calcio vuol dire farsi conoscere dal Mondo sportivo entrando dalla porta principale.
Già altri contesti hanno utilizzato il calcio per richiamare l’attenzione su se stessi: la Super League cinese a cavallo degli anni Dieci del ventunesimo secolo cominciò ad attrarre stelle e stellette a fine carriera con un ultimo lauto contratto prima del ritiro, tra cui gli italiani Pellé o l’ex allenatore della nazionale e della Juventus Marcello Lippi. Oppure la MLS statunitense, da anni meta dei campioni a fine carriera, che vanno oltreoceano per portare il verbo del calcio per lauti contratti, come nei casi di Beckham e Ibrahimovic – che hanno portato i loro talenti a Los Angeles – o il più recente acquisto da parte dell’Inter Miami di Leo Messi.
La differenza con tutti gli esempi precedenti è la strutturalità e l’importanza dell’investimento e soprattutto l’età dei protagonisti di questa diaspora. Se in altri contesti erano i giocatori a fine carriera i bersagli delle lusinghe, qui non si salva nessuno dal richiamo dei petroldollari. Ci sono sì vecchie glorie, come Karim Benzema o Cristiano Ronaldo, vero precursore col suo trasferimento di novembre, ma ci sono tanti calciatori che attorno ai 30 anni decidono di andare a incassare veramente nei paesi arabi.
Il pezzo pregiato di questo mercato, Neymar Jr.
Il PIF, il fondo d’investimento sovrano del Arabia Saudita, è uno dei principali fondi al mondo e pian piano sta mettendo investimenti un po’ ovunque: è proprietario del Newcastle in Europa, ma anche di Al-Nassr e Al-Ittihad in patria. La Qatar Investment Authority, il fondo che gestisce gli introiti dell’estrazione del petrolio e dei gas naturali, controlla il Paris Saint-Germain, oltre ad avere ingenti investimenti in Volkswagen HSBC e Credit Suisse; Mansur bin Zayd Al Nahyan, che possiede la maggioranza dell’Abu Dhabi United Group, ha creato il City Football Group con lo scopo di acquisire il Manchester City e creare un circuito di squadre in giro per il mondo di cui fanno parte 12 team, tra cui anche il Palermo. Numerose volte negli ultimi anni la Supercoppa Italiana è stata ospitata nella stessa Riad, che ha accolto molti campioni quest’estate.
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Gli ultimi Mondiali di calcio ospitati dal Qatar hanno sdoganato anche l’organizzazione di manifestazioni mondiali da parte di queste Nazioni: la stessa Arabia Saudita è candidata a ospitare quelli che si terranno nel 2030.
Il piano d’investimento di queste Nazioni sul calcio e sullo sport in generale è un serio programma per costruire basi solide per il mondo sportivo di questi Paesi, quindi d’ora in poi ci sarà l’eventualità che il nostro campione preferito possa strapparci il cuore abbandonando la nostra squadra per andare all’ Al-Riyadh. Ci toccherà farci l’abitudine.
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