Contratto garantito fino al 30 giugno 2027. Alla vigilia della ripresa degli allenamenti al Centro Sportivo Bortolotti di Zingonia, Raffaele Palladino ha firmato con l’Atalanta prendendo ufficialmente il posto di Ivan Juric. Assunto per rivitalizzare una squadra spenta, in forte ritardo in classifica e con soli 16 gol segnati in 15 partite tra campionato e Champions, come il suo predecessore si inserisce nella scia dell’eredità tecnica di Gian Piero Gasperini.
Non è un caso che in primavera il quarantunenne di Mugnano di Napoli, concittadino del mediano Giulio Migliaccio idolo dei tifosi nell’era Colantuono, fosse già nel casting insieme anche a Igor Tudor poi trattenuto dalla Juventus. Agli ordini dell’attuale tecnico romanista, Palladino, reduce da semifinali di Conference League col Betis e sesto posto alla Fiorentina salvo dimettersi il 28 maggio scorso per presunte divergenze con l’allora direttore sportivo Daniele Pradè, da attaccante esterno giocò al Genoa ai tempi dell’avventura in Europa League. Erano gli anni 2008-2010. Proprio con Juric, allora a fine carriera da mediano dal pressing spietato, come compagno, ritrovato poi da allenatore al Crotone nel 2015 e ancora al Grifone nel gennaio del 2017. La dirigenza nerazzurra, insomma, non ha voluto né dovuto cercare troppo lontano.
L’idea di Antonio e Luca Percassi, presidente e amministratore delegato, insieme al direttore sportivo Tony D’Amico che aveva avuto Juric al Verona, era ed è di riprodurre un calcio verticale, veloce e intenso come nel ciclo di nove anni concluso a fine maggio. In tal senso, l’uno a zero viola firmato Kean il 30 marzo scorso proprio ai danni della Dea gasperiniana suona a posteriori come un passaggio di testimone tra due allenatori che si stimano. L’unico dei sei scontri diretti non vinti da Gasperini su Palladino. Il 3 gennaio, a Bergamo, ci sarà il prossimo. Il compito non è semplice, perché oltre alla vecchia guardia dei De Roon ed Ederson da motivare, ci sono da integrare nel progetto i giovani Ahanor e Sulemana, finito nel cono d’ombra di Lookman reintegrato dopo il braccio di ferro agostano con la società quando voleva andare all’Inter, più Daniel Maldini che non ha trovato la sua dimensione. Altra sfida, Scamacca e De Ketelaere da riportare a livelli consoni anche sotto porta. Ma Palladino, che fino a tre anni fa allenava nel settore giovanile monzese, Under 15 prima e Primavera prima di subentrare a Giovanni Stroppa, ha la freschezza e l’entusiasmo per riuscire nell’impresa.
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