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Calcio, da Ronaldo a Mancini: è resa dei conti. In campo poche star, mercato dominato dall'Arabia Saudita – ilmessaggero.it

September 9, 2023 | by allcalcio.it

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Per dare un'idea della situazione basti pensare che il costo totale dei cartellini e degli stipendi sostenuti dagli arabi per ingaggiare Cristiano Ronaldo e Neymar (560 milioni) valgono da soli tutti i soldi spesi dalle squadre italiane per questa campagna acquisti.

È il segno dei tempi. E d'altronde le sirene saudite hanno ammaliato anche il ct della nostra nazionale, Roberto Mancini, pronto a mollare la maglia azzurra nel bel mezzo di Ferragosto per mettere le mani su un contratto da 70 milioni per i prossimi tre anni. Il primo a sposare la causa saudita è stato Ronaldo, con il clamoroso trasferimento del dicembre scorso. Ma il 38enne, con 15 milioni di valore, è solo il dodicesimo più costoso della Lega, in una classifica comandata proprio da Neymar (80 milioni) e da quel Milinkovic-Savic (40 milioni) che per anni ha deliziato con la maglia della Lazio . Il serbo, passato all'Al Hilah, non è l'unica vecchia conoscenza della serie A in Arabia .

Nella ricca Saudi Pro League si sono trasferiti anche il capitano dell'Inter, il croato Brozovic, l'ex colosso difensivo dei napoletani Koulibaly, oggi anche lui all'Al Hilal, e l'ex Udinese Fofana. Ma anche stelle che hanno segnato la storia del calcio, su tutti Benzema dell'Al Ittihad: condividerà il campo con un altro pezzo grosso come Kanté. Campioni convinti da offerte faraoniche: Ronaldo guadagna 200 milioni a stagione, Benzema 100, Milinkovic si ferma a 30, più o meno quanto Brozovic, mentre è più fortunato l'ex Liverpool Sadio Mané, con i 40 milioni annui percepiti dall'Al Nassr. Di fronte all'uragano saudita la Serie A, con il suo debito consolidato da 5,6 miliardi di euro e la necessità di rateizzare un miliardo di debiti fiscali con lo Stato, appare ormai come un movimento di indigenti. Anche in questa sessione, come in quelle precedenti, la parola d'ordine è stata vendere prima di comprare, o almeno compensare rapidamente gli acquisti. La Juventus , brand principe del Paese, è stata praticamente ferma in quanto privata dei soldi della Champions e dall'esigenza di ripulire i conti. Il Milan ha rivoluzionato la squadra acquistando molto, è vero, ma solo perché ha pescato il jolly: quel Newcastle che ha strapagato (70 milioni) il gioiellino Tonali. Tanti movimenti anche per Inter, Napoli , Lazio e Roma. Ma senza mai andare in rosso tra entrate e uscite. E infatti il ​​colpo giallorosso di Lukaku è stato possibile solo perché nel rush finale il Chelsea ha aperto ad un prestito annuale moderato (circa 6 milioni) e il giocatore si è ridotto lo stipendio. Morale: l'intero bilancio del calciomercato della Serie A di questa estate è in attivo di oltre 200 milioni. Si vende, si liquida, si fattura, si manda all'asta. Si contano così circa 550 milioni di acquisti per 750 di vendite.
L'Italia non è la sola a piangere miseria: anche Ligue 1 francese, Bundesliga tedesca e Liga spagnola oggi venduti a tanto e comprano a meno. Poi ci sono le anomalie della Premier League (rosso di oltre 750 milioni tra acquisti e vendite). Il bilancio della Premier è: 1.600 milioni di euro di acquisti e 850 milioni di vendite, 640 milioni di segno rosso. Contenere i costi, per le squadre professionistiche italiane, è un dovere. Lo scorso autunno la Figc ha fatto un primo passo verso un suo graduale percorso di risanamento sotto l'aspetto economico-finanziario. Il Consiglio federale ha varato un meccanismo che condiziona iscrizione e agibilità sul mercato a norme che servono a mettere in sicurezza il sistema allineandosi con le norme Uefa. "Sono licenze innovative – ha spiegato il Gravina nei mesi scorsi.UEFA). D'altra parte, invece, c'è la necessità di una maggiore selettività del sistema degli indicatori di controllo legato alla campagna trasferimenti, con il valore dell'indice di liquidità per il mercato fissato a 0.6 per la Serie A e 0.7 per la B e la C nella stagione 2023-24, mentre per le sessioni delle campagne trasferite del 24/25 la misura minima dell'indicatore di liquidità sarà di 0.7 per tutte le Leghe e l'anno dopo a 0.8. E le prospettive? Incertissime. Nelle prossime settimane la lega di serie A riprenderà le trattative per il rinnovo del contratto, in scadenza nel 2024, dei diritti triennali della trasmissione delle partite in Tv. I presidenti puntano a incassare 1,2 miliardi l'anno per tre anni (l'accordo attuale vale 900 milioni) ma i broadcater, a quanto pare, hanno offerto appena 600 milioni (la premier League inglese vale 4 miliardi) e giocano al ribasso. Ed è inutile stupirsi perché la qualità del campionato rischia di ridursi ulteriormente considerato che altri top player sono pronti ad andarsene verso l'eldorado saudita.

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