I bianconeri sono passati dalla linea dura della gestione Giuntoli a una più conciliante con l’ obiettivo di facilitare le uscite
Una separazione amichevole. Niente più scontri, “punizioni” e ripicche, ma una strategia conciliante, nella speranza di essere più convincenti del passato. Nella Juve che si è ritrovata oggi per iniziare la preparazione in vista della nuova stagione è evidente un approccio completamente diverso nei confronti di quei giocatori che per motivi diversi, non rientrano nei piani futuri. Agli ordini di Tudor, infatti, regolarmente insieme ai compagni, ci sono sia i veri e propri esuberi (Arthur, Tiago Djalò e Facundo Gonzalez), sia quei calciatori che il club vorrebbe cedere entro settembre (Vlahovic, Nico Gonzalez, Milik, Weah e Miretti). Niente epurazioni, dunque, con l’obiettivo di facilitare le uscite.
juve, bonucci e gli epurati del 2023
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Una delle caratteristiche della gestione Giuntoli, invece, era di utilizzare la linea dura con chi non rientrava nei piani, in modo da spingere verso i cancelli della Continassa i calciatori “indesiderati”. Senza guardare in faccia a nessuno. Nell’estate del 2023, per esempio, ne aveva fatto le spese pure il capitano uscente, Leonardo Bonucci, “spedito” ad allenarsi a parte (con un programma parallelo a quello degli altri) insieme ad McKennie (poi reintegrato per i problemi di Fagioli), Arthur, Zakaria e Pjaca. “Manna e Giuntoli sono venuti a casa mia il 13 luglio, umiliandomi. Perché alla fine è stata un’umiliazione. Mi hanno detto che non avrei più fatto parte della rosa – aveva tuonato il difensore bianconero -. Anzi mi davano la possibilità di rimanere a casa per altri giorni e che addirittura la mia presenza all’interno dello spogliatoio e del campo avrebbe ostacolato la crescita della Juventus. Questo mi sono sentito dire dopo 500 e passa partite in bianconero”. Una situazione che aveva portato con sé anche strascichi legali, con una causa intentata da Bonucci e poi ritirata a febbraio dell’anno successivo. “I miei diritti prevedevano che mi sarei dovuto allenare con la squadra a prescindere dalla scelta tecnica, invece non mi è stato concesso e non ho più fatto allenamenti con la squadra – aveva spiegato -. Mi sono sentito svuotato di tutto, umiliato, non messo nelle condizioni di fare quello che amo di più”
la lunga lista degli esuberi del 2024 della juve
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In quel caso, comunque, la linea dura aveva sortito i propri effetti: Bonucci, pur con una minusvalenza a bilancio, era andato all’Union Berlino, Arthur in prestito alla Fiorentina, Pjaca al Rijeka e Zakaria (con plusvalenza) al Monaco. Non altrettanto efficace, invece, si era rivelata la stessa strategia nell’estate scorsa. Anche perché in quel caso la lista dei giocatori ai margini era molto più corposa: ne facevano parte il solito McKennie (poi nuovamente reintegrato dopo l’accordo sul rinnovo del contratto), Chiesa, Szczesny, Milik, Kostic, Rugani, De Sciglio, Nicolussi Caviglia, Arthur, Djalò, Barbieri e Nonge. Per il trasferimento del figlio d’arte al Liverpool i bianconeri avevano dovuto accettare di iscrivere una minusvalenza di 3 milioni a bilancio, la separazione dal portiere polacco aveva comportato una corposa buonuscita, mentre Arthur aveva rifiutato tutte le destinazioni, restando addirittura a Torino da “epurato” fino a fine gennaio 2025.
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juve, il futuro degli esuberi
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Un anno dopo, il brasiliano è ancora lì, così come il difensore portoghese, Kostic e Rugani. Situazioni diverse, perché questi ultimi due potrebbero anche essere confermati in rosa dopo le valutazioni di Tudor. In ogni caso, comunque, nessuno viene escluso a priori. Il motivo è duplice: psicologico e tecnico. In primis, si evitano tensioni e rotture con calciatori ed entourage, nella speranza di trovare posizioni più concilianti e disposte ad accettare una nuova destinazione. Poi, si tengono i calciatori allo stesso livello di forma di tutti i compagni, facilitando l’interesse delle pretendenti, che non dovrebbero mettere in conto un periodo di “rigenerazione” al momento dell’arrivo. A maggior ragione se poi Tudor dovesse decidere di far giocare qualche minuto a questi giocatori durante le amichevoli. Come una coppia che decide di rimanere sotto lo stesso tetto per il bene dei figli: la moglie nel letto, il marito sul divano, e magari ogni tanto si va pure a cena fuori. Niente scontri, ma il concetto non cambia: si è comunque separati in casa.
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