Il turco è tornato alla Pinetina e il tecnico valuta di riportarlo dietro le punte, dove giocava al Milan…
Cambiare sé stesso per cambiare l’Inter. Hakan Calhanoglu lo ha già fatto una volta, può rifarlo ancora. E allora eccola qui, la nuova grande sfida che attende il turco all’alba della quinta stagione in maglia nerazzurra: dopo gli spifferi, dopo i tormentoni estivi, dopo le parole – importanti, come quelle pronunciate ieri ad Appiano che hanno chiuso definitivamente il caso di mercato, “sono un giocatore dell’Inter e voglio continuare qui” –, Calha si è rimesso all’opera sul campo, ed è lì che il turco dà indiscutibilmente il meglio di sé. Dategli l’Inter da guidare e non ci saranno fraintendimenti, botta e risposta al veleno sui social o silenzi imbarazzanti mentre Galatasaray e Fenerbahce si muovono più o meno nell’ombra: si può essere registi anche avanzando di parecchi metri il proprio raggio d’azione, magari spingendosi fino alle spalle della ThuLa. Chivu ci ragiona su, Hakan non si tirerebbe certo indietro.
Felicità e abbracci
—
Prima di studiare la nuova posizione tattica, però, era necessario che il turco facesse chiarezza sulla propria posizione fuori dal campo. E le dichiarazioni che ieri mattina Calha ha rilasciato davanti a microfoni e telecamere, direttamente dalla propria auto e ancora prima di varcare i cancelli di Appiano, hanno messo il punto definitivo al tormentone durato un mese: “Le mie vacanze non sono state facili per tante situazioni, ma ero sempre in contatto con l’Inter. Ho fatto preparazione anche in vacanza, sono nelle migliori condizioni. Sono contento di essere tornato: mi mancavano tutti, adesso voglio lavorare. E certo che sono felice di restare, sono un giocatore dell’Inter e voglio continuare qui. Ogni anno escono voci di mercato – ha proseguito il turco -, in questo caso un po’ di più ma non ho detto niente perché volevo che i nostri tifosi vedessero che sono tornato: non è giusto fare sempre dichiarazioni. Il rinnovo? Speriamo, vediamo cosa succederà in questi anni, io voglio vincere ancora qui”. Ecco, se quest’ultimo tema non è certo in agenda perché altri due anni di contratto sono lunghi e perché Calhanoglu occupa già il penultimo piano dei più pagati nella rosa nerazzurra – solo i 9 milioni annui di stipendio di Lautaro battono i suoi 6,5 –, è l’ultimo punto del discorso di ieri ad aver schiarito il cielo in vista del futuro prossimo: “Io e Lautaro abbiamo parlato: siamo professionisti, non c’è problema. Quando il capitano torna lo abbraccerò e basta. Adesso è in vacanza ed è giusto così. Un mese fa avevamo la testa piena, oggi siamo tutti più rilassati e guardiamo avanti”.
Il piano
—
E più avanti potrà guardare, e giocare, il centrocampista nerazzurro nella nuova Inter alla quale lavora Chivu: una squadra dinamica, rivoluzionata proprio lì in mezzo dove Calha ha dettato legge negli ultimi anni muovendosi da play davanti alla difesa. Lui equilibratore, Barella e Mkhitaryan mezze ali d’inserimento con Dumfries e Dimarco a tutta fascia. L’Inter 2025-26 sterzerà verso un nuovo modo di attaccare, con un creativo come Calha dietro ai due attaccanti oppure con una coppia di trequartisti alle spalle di Lautaro, e anche in questo caso il turco ha esperienza e mezzi per indossare l’abito. O meglio, rimetterlo: nelle vite precedenti, Calhanoglu ha fatto il “10” già ai tempi del Milan e ancora prima al Leverkusen, e il suo modo di interpretare il ruolo è funzionale agli equilibri che Chivu ricercherà per non perdere sostanza in mediana ed evitare di sfiancare i due interni. Calha può essere l’uomo giusto: inventa, assalta, segna, ma sa anche ripiegare e sacrificarsi per la squadra. Un professore di duttilità.
Il Fantacampionato Gazzetta è tornato, con il montepremi più ricco d’Italia! Iscriviti e partecipa
Pronti al cambio?
—
Che poi è la stessa materia nella quale dovranno specializzarsi anche gli altri compagni di reparto, più o meno tutti chiamati a variare la propria posizione rispetto al recente passato. Barella dovrà rimodellarsi anche da centrocampista centrale in una mediana a due, mentre Frattesi, Mkhitaryan e il nuovo arrivato Sucic dovranno fluttuare tra il ruolo di interno e quello di trequartista, a seconda delle esigenze tattiche e delle rotazioni. L’azzurro – una volta tornato disponibile dopo l’intervento all’inguine – e il giovane croato arrivato dalla Dinamo Zagabria potranno essere le altre facce della rivoluzione: le vecchie gerarchie scolpite nella pietra non esistono più, Chivu e l’Inter avranno bisogno di loro. E di Calhanoglu, che magari potrà perdere il pelo del regista davanti alla difesa ma non il vizio del rigorista: il dischetto era e rimarrà una sua esclusiva, non c’è rivoluzione che tenga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA