Juve, Thiago Motta è cambiato: meno rigido e più empatico

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La cessione di Danilo ha rimescolato gli equilibri interni e l’allenatore si è ritrovato nelle condizioni di avere una maggiore presa sul gruppo anche nella trasmissione di alcuni concetti

Il primo grande obiettivo da centrare a questo punto della stagione è creare empatia. All’interno di un gruppo che è cambiato molto, rinnovato totalmente alle fondamenta e stravolto del tutto negli equilibri, la strada tracciata dal suo leader numero uno – Thiago Motta – non è ancora tutta in discesa. Ma la sensazione è che qualcosa sia cambiato rispetto a poco tempo fa: anche l’allenatore, adesso, sembra voler fare un passo verso la squadra e tutti quelli che ci lavorano attorno. Non che fin qui sia rimasto un passo indietro, ma evidentemente alcuni aspetti erano più impattanti – alla base dei rapporti – più di quanto si potesse percepire dall’esterno. Non può essere un caso che Motta abbia deciso solo a febbraio di ripristinare quel clima cordiale che si era già respirato l’estate scorsa in ritiro.

meno rigido

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Ci sono fatti oggettivi che possono avere un’incidenza sulla nuova interazione interna. Quantomeno anomalo che nel mercato di riparazione abbia salutato il capitano, dopo aver trascorso un mese da separato in casa. La cessione di Danilo ha chiaramente rimescolato gli equilibri interni e l’allenatore si è ritrovato nelle condizioni di avere una maggiore presa sul gruppo anche nella trasmissione di alcuni concetti: il brasiliano neanche due settimane fa se ne andò parlando di progetto fantasioso e di valori di famiglia sfaldati, ora la Juve – radunata da Thiago, che siede capotavola e non dimentica nessuno che abbia un ruolo operativo nel gruppo squadra – riparte da un momento di grande familiarità, al quale nessuno si sottrae, anzi. Motta ora appare come un papà meno rigido.

gruppo maturo

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Mai l’allenatore della Juve si è ritrovato a scaricare – almeno pubblicamente – i suo giocatori. Ma che su alcuni temi fosse appesantito da qualche elemento di disturbo lo si è compreso spesso, perché – con stile – lo ha fatto intendere dalle sue “non” risposte. Proprio su Danilo, e sulla cessione del capitano, non ha mai dato spiegazioni o controbattuto agli attacchi subiti in prima persona, limitandosi ad augurare il meglio al calciatore e a non andare oltre. Come in altre circostanze – a volte dando pure la sensazione di aver sbagliato i tempi, il contesto e l’interlocutore – ha espresso la necessità di proteggere il suo progetto da qualsiasi effetto che potesse “minare la serenità del gruppo”, per dirla con le parole espresse di recente da Locatelli, che nel frattempo è diventato il capitano.

unione

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Motta nelle ultime occasioni ha recuperato il rapporto con Gatti, che era stato il primo supplente per la fascia di questa stagione: giocatore che sta crescendo grazie alle sue indicazioni, e che dovrà crescere ancora molto per sviluppare il resto del potenziale che l’allenatore gli riconosce. E poi ha trovato un punto d’intesa con tanti altri: a partire da Douglas Luiz, che nel post match di Juventus-Psv non ha fatto troppi giri di parole per spiegare che c’erano stati dei fraintendimenti nei primi mesi della sua avventura alla Juve. La prima cena organizzata da Thiago – uno che per sua stessa ammissione ha vissuto poco e niente la città di Torino, oltre alle sue ore di lavoro trascorse alla Continassa – è un manifesto di unione, di volontà rinnovata a vedere le strada dalla stessa direzione.



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