Il sindaco Sala domani parlerà in Consiglio comunale: dovrebbe restare in sella, con il rinvio della delibera sullo stadio. Il club devono arrivare a rogito entro il 10 novembre: sulla carta, c’è ancora tempo
San Siro non può riposare neanche a luglio. In questi giorni di vacanza, lo stadio è diventato protagonista della politica milanese e nazionale. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, domani è atteso in Consiglio comunale, dove parlerà per la prima volta dopo l’inchiesta per cui la Procura di Milano ha chiesto gli arresti domiciliari per sei persone, tra le quali l’assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, e uno dei maggiori immobiliaristi italiani, Manfredi Catella. Sala è uno dei 74 indagati.
Sala va avanti
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Sala oggi, nel tardo pomeriggio, ha incontrato una delegazione del Pd milanese. Il segretario Capelli, al termine, ha diffuso una nota: “È stato un incontro costruttivo. Come delegazione abbiamo ribadito al sindaco l’appoggio e il sostegno del Partito Democratico, confermando al sindaco la necessità di segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città”. L’assessore Tancredi insomma dovrebbe lasciare ma nell’incontro di domani Sala, a meno di svolte notturne impensabili, annuncerà di voler continuare, spiegherà il suo punto di vista sull’inchiesta e annuncerà in un discorso programmatico le priorità per i prossimi due anni (scarsi) di mandato da primo cittadino. Questo è il punto, per Inter e Milan. La vendita dello stadio ai due club è in prima fila: per Sala è un passaggio di primaria importanza, legato a doppio filo alla sua permanenza a Palazzo Marino. Il sindaco continuerà, a patto di avere il sostegno politico sulla cessione dell’impianto.
Il rinvio a settembre
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E allora, che cosa accadrà ora a San Siro? Il Comune ha sostanzialmente trovato un accordo con Inter e Milan per la vendita dell’impianto per 197 milioni, con la partecipazione del Comune ad alcuni costi. Quell’accordo deve essere approvato in Giunta e poi in Consiglio. Se Sala si fosse dimesso, il progetto sarebbe saltato e tutto sarebbe tornato al passato: il Milan a San Donato, l’Inter chissà (forse proprio a San Donato col Milan). Con Sala ancora in sella, è quasi certo un rinvio. L’idea, fino a una settimana fa, era approvare tutto entro il 31 luglio. Ora si è capito che le approvazioni – sicuramente quella del Consiglio, forse anche quella della Giunta – slitteranno a settembre. La vendita ai club però resta possibile.
I tempi per lo stadio
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Inter e Milan infatti devono acquisire la proprietà dello stadio e delle aree limitrofe entro il 10 novembre, quando il secondo anello compirà 70 anni, momento che farà scattare il vincolo culturale e la conseguente impossibilità di demolirlo. Il tempo, insomma, c’è: immaginando un’approvazione in Consiglio a inizio settembre, ci sarebbero due mesi per finalizzare il finanziamento con le banche e arrivare al rogito.
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Gli ostacoli
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Naturalmente, i punti interrogativi sono diversi, a cominciare dal via libera del Consiglio comunale. A Palazzo Marino siedono 48 consiglieri (quindi con maggioranza fissata a 25) e 31 fanno parte dell’area di governo. Cinque di loro però hanno già espresso durante l’iter un parere negativo, preannunciando il voto contrario. Quindi su San Siro la maggioranza è sul filo e una eventuale bocciatura farebbe naufragare il progetto. C’è la possibilità che il via libera arrivi con il voto favorevole di alcuni consiglieri dell’opposizione? Sì, ma il fatto avrebbe logiche conseguenze politiche. E poi, comunque vada, all’approvazione seguirebbero molti ricorsi che punterebbero a dichiarare la nullità della vendita, con l’immaginabile coinvolgimento di tribunali e giudici competenti. Una corsa a ostacoli. San Siro, in parallelo, vivrà la sua vita. Le partite. La cerimonia di apertura dei Giochi invernali del 6 febbraio. Il progetto per il nuovo stadio, che i club hanno affidato a Manica e Norman Foster. Le votazioni nelle aule comunali e le obiezioni degli avvocati in tribunale saranno un rumore lontano, ma è da lì che passerà il suo futuro.
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