Savicevic consiglia Vlahovic al Milan: “Prendilo, ha il fiuto del gol”

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Il numero 10 della Champions 1994: “Conosco Dusan, è giovane e ha ancora tanti margini di miglioramento”

Germano Bovolenta

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Dejan Savicevic, detto e Dejo e Dean. E, ovviamente, il Genio. Con “G” rigorosamente maiuscola, perché era un vero genio del calcio. Con la Stella Rossa, con la nazionale di Jugoslavia, con il Milan. I suoi devoti conservano gelosamente ricordi e cimeli, riflessi filmati e santini. In una vecchia cassetta Vhs, origine televisione di Belgrado, sono raccolti i gol delle sue prime partite con il Buducnost, con la Stella Rossa e la sua nazionale. Immagini da delirio. Dribbling, scatti, zig zag, numeri da sballo. Il commentatore slavo dice: “Dean come Diego”. Primo piano su un ritaglio di giornale. Poi il gol del secolo di Maradona al Mondiale 1986, con l’Argentina contro l’Inghilterra. Subito dopo una rete di Savicevic a una squadra del campionato slavo. Maradona narcotizza quattro avversari. Lui sette, forse otto, con finta e controfinta e pallonetto al portiere. Adrenalina pura. L’ultima immagine è Savicevic che scende palleggiando da un argine, o da una collinetta piena di sassi, inseguito da ragazzini in adorazione. Un campo di pietruzze. I bambini guardano sbalorditi, a bocca aperta. La voce di Dejan: “Ho imparato qui. Ero bravo in Jugoslavia”.

Era bravo anche in Italia, al Milan. No? 

“Sì. Ho vinto una Coppa dei Campioni 1991 con la Stella Rossa e una con il Milan tre anni dopo. Poi ho vinto anche altre cose”.

Ma non il Pallone d’oro. L’hanno dato a Jean Pierre Papin… 

“Già. Dopo Stella Rossa-Marsiglia, a Bari, vinciamo noi ai rigori, al termine di una bellissima stagione europea, con tanti gol e tante divertenti partite. Fra noi ci sono diversi candidati al premio, io compreso. Ma ha vinto un francese. Strano…”.

Molti anni dopo lo vincerà uno della ex Jugoslavia, il croato Modric. Il primo in lingua slava. 

“Luka era un giocatore fenomenale. Lo ha meritato per tutto quello che ha fatto con la sua nazionale e con il Real Madrid”.

Adesso è al Milan. Come lei e Boban. Scelta giusta? Ha fatto bene? 

“Ha quarant’anni. Si è rimesso in gioco, fa quello che si sente. Si vedrà in campionato”.

Nel gioco del Milan potrebbe entrare anche Dusan Vlahovic. Che cosa ne pensa? 

“Quest’anno, fra impegni con la Federazione e congressi Uefa e Fifa, ho visto poco calcio italiano. Ma Vlahovic mi piace, lo conosco: è giovane, ha 25 anni, forte, ha senso del gol, ha notevoli margini di miglioramento. Aveva fatto cose molto buone con la Fiorentina e anche, mi pare, con Allegri alla Juve”.

Juventus' Dusan Vlahovic reacts after scoring from a penalty kick during the Club World Cup Group G soccer match between Juventus and Wydad AC in Philadelphia, Sunday, June 22, 2025. (AP Photo/Chris Szagola)

Dusan al Milan troverebbe il “suo” Allegri. Magari potrebbe essere la svolta, la sua ripartenza. O no? 

“Chissà. Ma ci va? La Juve lo dà via? Lo spero che il Milan lo prenda, per lui e per Allegri. Max mi è simpatico e non soltanto perché è tornato ad allenare il Milan. Contro di lui ho esordito in Serie A, a Pescara nel 1992. Abbiamo vinto 5-4. E Allegri ha segnato il suo primo gol proprio contro di noi. Al pronti via, una partita pazza, la ricordo molto bene, Franco Baresi ha fatto due autoreti nel giro di quattro minuti. Incredibile. Poi Marco Van Basten, fatto meno incredibile e scontato, ha segnato tre gol, alla sua maniera”.

Van Basten ha segnato tanto, Allegri ha vinto tanti scudetti. Cosa pensa dell’allenatore Max? 

“Cosa devo pensare? Parlano i risultati. Al primo anno ha vinto con il Milan, nella Juve ha dominato. È un bravissimo tecnico, conosce il calcio, conosce gli uomini, sa gestire le situazioni. Io penso che farà bene anche nel prossimo Milan, che è ancora in costruzione. Vediamo”.

CAIRATE, ITALY - JULY 12: Head coach AC Milan Massimiliano Allegri reacts during the AC Milan training session at Milanello sports center on July 12, 2025 in Cairate, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

Anche l’Inter si sta ricostruendo. Conosce Petar Sucic? 

“È un ragazzo croato, ne ho sentito parlare bene. Ci sono molti giovani, come Baturina del Como, e stanno emergendo, in tutti campionati. Bene, è bello vederli crescere”.

Una volta al Milan c’erano i Boban e i Savicevic. 

“Già, una volta. Altri tempi, altri ritmi di gioco. Io e Zvone abbiamo giocato insieme sei stagioni. E vinto qualcosa: scudetti, la Coppa Campioni ad Atene contro il Barcellona. Ma anche altri giocatori della ex Jugoslavia hanno fatto bene in A, dove allora si giocava forse il calcio più bello del mondo”.

Darko Pancev, ex Inter, diceva: “Savicevic mi faceva otto assist e io segnavo tre gol”. Era così? 

“Sì sì, Darko era un buon centravanti. Ma nella Stella Rossa c’erano anche Jugovic e Mihajlovic, grandi nella Juve e nella Roma. Jugovic, fortissimo, ha vinto come me due Coppe dei Campioni. Io nel Milan, lui nella Juve. Sinisa era un giocatore magico, meraviglioso. Nessuno segnava su punizione come lui, aveva una tecnica particolare. Mihajlovic è stato un buon allenatore, un maestro. Uomo di grande coraggio, anche calcistico: ha lanciato a 16 anni, in campionato, il portiere Donnarumma. Povero Sinisa, ce l’hanno portato via troppo presto. Ma in Italia, a Verona, ha giocato anche Dragan Stojkovic, il mio vecchio e caro amico Pixie. Mi sarebbe piaciuto vedere Prosinecki contro le difese italiane. Sicuramente con il suo estro e i suoi colpi avrebbe conquistato i tifosi”.

Robert Prosinecki ct del Montenegro, Savicevic presidente della Federcalcio. Come va? 

“Bene, il lavoro non manca. C’è sempre qualcosa da fare, da scoprire. Prosinecki è con noi da un anno e mezzo. Siamo sempre di corsa: meeting, partite, raduni, riunioni, incontri. Tiro un po’ il fiato in questi giorni: aria buona e mare”.

Dove? Spiagge esotiche? O Montecarlo? 

“A Budva, Montenegro, a casa mia. Le mie vacanze le passo sempre qui. La Montecarlo dei Balcani è la mia Budva. Sto bene, sole buono, acqua pulita, sabbia rossa, qualche giro in barca, un po’ di pesce e un bianco fresco la sera. Meglio di così…”.



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